Viaggio tra i mercatini natalizi: creiamo pezzi unici, ma ci snobbano
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lunedì 23 dicembre 2013
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di Gabriella Quercia
Il mercatino di Corso Cavour raccoglie all’incirca 35 bancarelle. L’organizzatrice è la signora Maria Furlano Piperis, che fa parte dell’associazione per il diritto della donna “Valori della vita”. Tra gli espositori c’è Lucia, un’archeologa barese di 37 anni che crea orecchini e collane. «Per i miei gioielli – dice la donna - traggo ispirazione dal periodo rinascimentale e da quello degli anni 30. I materiali che uso sono tessuto, pietre e resina. A volte espongo in mercatini medioevali, restando in linea con ciò da cui vengo ispirata e con quello che creo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la parola d’ordine dei mercatini natalizi sembra essere “riutilizzo”. Come ci spiega Mary, della bancarella “Spapelando”, 38enne di Acquaviva le cui creazioni (borsette, portaombrelli, portagioie) sono guidate, da «un’idea ecologica». «Uso carta riciclata e creo le mie opere esclusivamente da cose che già possiedo – afferma Mary - . Faccio tutto questo chiaramente per aiutare l’ambiente e andare contro lo spreco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche la signora Angela, proprietaria della bancarella “Fantart”, segue il principio del riutilizzo. «Cartone, legno, terracotta e tufo sono i materiali con cui lavoro. La mia specialità è il decoupage antichizzato, che realizzo con icone e con immagini della Bari antica. Prima lavoravo all’Olivetti, poi ha chiuso e sono rimasta senza occupazione e ora cerco di guadagnare qualcosa coltivando questa mia passione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Per me invece questo è un vero e proprio lavoro», sottolinea la 41enne Mimma, di Mottola, presente con la sua bancarella in via Caduti di via Fani (mercatino organizzato dalla signora Rosa Diamante, responsabile dell’associazione “Creativa-mente”). «Per i mercatini di Natale – dice Mimma - realizzo scarpine da neonato cucite a mano. Faccio da 13 anni questo lavoro e ormai io e i miei colleghi ci incontriamo a ogni fiera. Non esponiamo solo a Bari, ma cerchiamo sempre di girare, da Giovinazzo a Matera o Polignano. Anche le sagre gastronomiche offrono una buona visibilità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E poi c’è Elena, 42enne di Ceglie Messapica, che produce saponi all’olio di oliva. «Vivo in un trullo con il mio compagno e mio figlio ed è qui che produco i miei saponi – spiega -. Persino l’olio con cui vengono fatti è di mia produzione, infatti possiedo anche un orto, dei cavalli, un allevamento di api e di erbe selvatiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Elena ci fa capire come tra i vari artigiani si sia creata un’unione, visto che alla fine ci si conosce tutti e si lavora insieme. «Qui c’è un’amicizia che lega tutti quanti – sottolinea la donna -. Essendo di Ceglie spesso vengo ospitata da miei colleghi, che mi permettono ad esempio di farmi un doccia, visto che vivo in camper durante le fiere. Siamo una grande famiglia e siamo solidali tra di noi. Per esempio l’altro giorno hanno rifilato una banconota falsa a una di noi. Abbiamo fatto una colletta per aiutarla a recuperare ciò che aveva perso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma in questo clima natalizio non può comunque mancare una riflessione sulla situazione critica dell’artigianato. Il signor Domenico, scultore 65enne di Bari espone le sue ceramiche in corso Cavour. «Fino a un paio d’anni fa – dice - realizzavo sculture in bronzo su commissione. Ho fatto un sacco di lavori, in vari showroom. Ma ormai nessuno interessa più questa forma d’arte. Quindi mi limito a questi lavoretti in terracotta dipinti a mano, che spesso realizzo con l’aiuto di mia figlia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Quasi tutte la persone ormai hanno perso la cognizione del lavoro fatto a mano», afferma Donato, 32enne di Gioia del Colle che lavora il legno con varie tecniche. «Quando ai clienti dico il prezzo delle cose che espongo, spesso se ne vanno ridendo in maniera snob, quasi ritenessero di non dover pagare per oggetti che non sono di marca. Loro non sanno il lavoro che c’è dietro i miei manufatti: io recupero legni pregiati e li trasformo in anelli e collane, ma anche in targhe e specchi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«E’ vero», ribadisce Oriana, 38enne che assieme alle sue colleghe dell’associazione culturale “Eva contro Eva” vende i suoi manufatti in via Crisanzio. «A volte – spiega – c’è chi ritiene i prezzi dei miei orecchini e delle mie collane troppo “alti”, per il semplice fatto che sono venduti su una bancarella e non in un negozio. Eppure supera a malapena i dieci euro. Purtroppo non tutti capiscono che i miei sono pezzi unici, che son fatti con materiali naturali, come per esempio rame, lana, cotone cerato e pietre e che anche il design è originale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Discorsi che appaiono un po’ strani, in un epoca in cui c’è chi spende centinaia di euro, ad esempio da Louis Vitton, per comprare o regalare la stessa borsa che hanno tutti.
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