Cinque lupi trovati morti in Puglia: «Gli allevatori difendono le greggi»
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mercoledì 21 gennaio 2015
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di Eva Signorile
Quanti lupi ci sono in Puglia?
Dagli studi che abbiamo condotto nell'ultimo biennio, abbiamo contato quattro-cinque nuclei nel Parco del Gargano e due nuclei sull'Alta Murgia. Ogni gruppo conta mediamente 4-5 animali, quindi parliamo di una trentina di lupi in tutto, anche se a questi ma va aggiunto circa un 20 per cento di popolazione erratica, cioè di animali "in dispersione", generalmente giovani maschi in cerca di nuovi territori e capaci di compiere spostamenti anche di centinaia di chilometri in pochi giorni, i famosi "lupi solitari".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tre di questi animali sono morti dopo essere stati investiti da automezzi, gli altri due invece sono stati probabilmente uccisi volontariamente. Chi potrebbe essere stato?
Possiamo solo fare delle ipotesi e tenderemmo ad escludere che si tratti di cacciatori, anche se ci sono comunque gli stupidi disposti a sfidare la legge per farsi immortalare con un lupo ammazzato o a esibire la pelliccia come trofeo in casa. In Italia c’è il divieto di uccidere lupi, dal 1971. La morte di questi animali potrebbe avere radici più profonde legate al mondo degli allevatori, le cui greggi subiscono attacchi con conseguenti danni economici: è qui che nasce il conflitto tra l’uomo e il lupo. E’ stato ampiamente dimostrato che in presenza di prede naturali, come i cinghiali ad esempio, la preferenza dei lupi va sicuramente a questi. Ma non sono da escludere le predazioni di animali domestici tipo ovini, caprini e a volte persino bovini, principalmente vitelli. Gli attacchi avvengono solitamente quando gli animali sono al pascolo o, nei casi estremi, quando sono in stabulazione, cioè in luoghi chiusi: il lupo entra nelle stalle e fa razzie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi gli attacchi alle greggi potrebbero essere alla base di questi abbattimenti. Ora, per quanto la reazione sia esecrabile, è vero pure che gli allevatori subiscono in effetti dei danni economici…
Sì, ma nei casi in cui è dimostrato che l’animale è stato predato da un lupo che vive nei parchi nazionali, l’allevatore è risarcito quasi completamente dal parco stesso, secondo quotazioni dell’animale che sono aggiornate quotidianamente e che variano in base al sesso, alle dimensioni e alla razza del capo predato. L’indennizzo viene rilasciato in tempi piuttosto brevi. Nei casi in cui gli attacchi siano avvenuti in territorio esterno a quello dei parchi la procedura è la stessa, ma il risarcimento è dato dalla Regione. La difficoltà sta però nel dimostrare che l’animale è stato effettivamente attaccato da un lupo e non ad esempio da un cane rinselvatichito. Questo può essere certificato solo da un veterinario della Asl, opportunamente formato e che deve intervenire entro pochi giorni. Ma già qui sorgono i primi problemi: la lunga assenza del lupo dal nostro territorio ha fatto sì che si perdessero certe conoscenze. Ora i veterinari devono quindi fare dei corsi di formazione specifici per imparare a riconoscere i segni della predazione di un lupo. E poi c’è il problema che non sempre si ha a disposizione la carcassa dell’animale da fare analizzare. Se l’attacco avviene in luogo aperto, può accadere che il lupo si porti via la preda. Niente carcassa, niente risarcimento. La pratica a livello regionale è poi più farraginosa e lenta. E’ anche vero che ci sono allevatori che tentano di lucrare, ferendo appositamente degli animali già malati pur di intascarsi l’indennizzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma non c’è un modo per evitare questa “fame” del lupo, forme di prevenzione di qualche tipo?
Nei territori in cui esiste una storica convivenza uomo-lupo, come in Abruzzo, si attuano misure specifiche che riducono il rischio di predazioni su animali domestici. Le possibili tecniche utilizzabili vanno dalle meno costose, come i dissuasori acustici o i "fladry", cioè delle bandierine colorate poste su un filo, fino alle più costose, come reti elettrificate e l’utilizzo di cani da guardania, generalmente pastori abruzzesi, opportunamente addestrati. I cuccioli di questi cani vengono fatti nascere nelle stalle, assieme alle pecore, in modo che percepiscano l'odore degli ovini prima ancora di aprire gli occhi e devono essere allevati secondo i ritmi del gregge, in modo che imparino a sentirli affini. I vari cani poi si divideranno i ruoli: ci saranno quelli che non si allontaneranno mai dal branco e ci saranno invece quelli che marcheranno il territorio o che andranno incontro al soggetto estraneo per controllarlo, uomo o animale che sia. Questa è una pratica che da noi purtroppo manca: qui di solito i cani si limitano a seguire il pastore e il gregge. Per questo motivo il Parco dell’Alta Murgia avvierà il prossimo anno un progetto per cui donerà, alle aziende che ne fanno richiesta, pastori abruzzesi addestrati. I cani opportunamente formati, unitamente alle reti elettrificate riducono notevolmente il rischio di attacchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A parte gli allevatori, gli altri cittadini devono avere paura del lupo?
Non si deve avere assolutamente paura del lupo. Questi animali quando sentono la presenza di un elemento estraneo e potenzialmente pericoloso, come può essere l’uomo tendono a fuggire e questo molto prima che l’uomo riesca a percepirne la loro presenza, grazie all’odorato finissimo che hanno e che segnala il nostro arrivo. Per capirci: due anni fa ho avuto la possibilità di vedere due lupi, qui in Puglia, un maschio e una femmina. Li ho visti fuggire con la coda tra le zampe, proprio come fanno i cani quando hanno paura. Non esiste nessun documento che attesti in Italia l'attacco di un lupo a un essere umano in questi anni e per tutto il secolo scorso. Verosimilmente attacchi di questo tipo potrebbero essere avvenuti tra il 700 e l’800, ma dobbiamo considerare che all'epoca le condizioni di vita erano completamente diverse. Si viveva molto di più nelle campagne, spesso isolati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché allora il lupo continua a incutere tanto timore? Perché è spesso il protagonista negativo di favole e leggende?
Si tratta di un retaggio culturale distorto che fatichiamo a scrollarci di dosso, un po' come la paura per le innocue civette. Nel corso dei secoli la civetta e il lupo sono stati spesso oggetto di demonizzazione. Anticamente, l'attacco di un predatore a un gregge poteva significare il tracollo economico di una famiglia, in casi estremi la conseguente morte per stenti. Probabilmente la paura ancestrale del lupo nasce da questo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi l’allarme scattato a Martina Franca qualche giorno fa sulla presenza del lupo in zona e sugli eventuali rischi di aggressione per famiglie e bambini è da ritenersi privo di fondamento?
Non ha senso. Sappiamo che il lupo è ormai presente anche sull’arco jonico e non solo sull’Alta Murgia o sul Gargano, ma per noi è solo una buona notizia. Probabilmente gli allevatori hanno subito attacchi al bestiame ma sono aree in cui gli animali domestici vengono fatti pascolare senza alcuna precauzione: sarebbe opportuno valutare insieme il problema e iniziare ad attuare una diversa gestione delle pratiche pastorali. Quanto al rischio per le vite umane, l’allarme non ha alcun fondamento per i motivi che abbiamo detto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché la presenza di questo animale sul territorio è una “buona notizia”?
La presenza del lupo è un indicatore di buona salute del territorio in cui si trova. Se c’è il lupo, vuol dire che sotto di lui, nella catena alimentare, ci sono le sue prede naturali come gli ungulati (animali con gli zoccoli), che sono erbivori e di conseguenza c’è anche tutta una vegetazione ben strutturata. Il lupo inoltre è utilissimo per mantenere determinati equilibri perché mantiene basso il numero degli erbivori selvatici, in primis i cinghiali, che tanti danni arrecano all’agricoltura. Quindi lunga vita al lupo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Matteo - Zappaterra trogloditi -.- ci sono tanti modi per difendere le greggi senza far del male ai lupi: http://www.provincia.bz.it/foreste/fauna-caccia/2693.asp http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2014/08/28/news/con-i-recinti-elettrici-danni-calati-dell-80-1.9834284?ref=search
- patrizia - Ma balordi ignoranti, i vostri vicini di casa, gli abruzzesi, da sempre utilizzano il pastore maremmano. Un compagno eccezionale per difendere le vostre greggi senza darsi alla guerra armata! E' vero che con gente come voi sarebbe un triste destino per questi fantastici animali, vivervi accanto....
- giovanni - Com'è che l'intervista non la si fa mai ai pastori, ma ad 'esperti faunisti' che il lupo - leggo - lo hanno visto da lontano una volta in gita di famiglia? Sulle colline pavesi: in un attacco 40 pecore morte, in più aborti, gambe rotte ecc. Invivibile. Evidentemente le pecore (spesso di razze in via di estinzione!) non fanno biodiversità e il pastore è un ignorante. Il maremmano? E' un cane che difende il gregge e che i turisti li attacca. è il suo mestiere. La Natura, purtroppo, non è un bel documentario di cuccioli amorevoli e di peluche innocui. Ma chi ha torto non è né il lupo, né l'agnello, ma chi - a suon di finanziamenti - vuole reintrodurre il lupo senza considerarne l'impatto sul territorio e la sua già difficilissima economia.
- Giovanni Mocchi - I lupi sbranano le persone soprattutto se deboli. Questa la cronaca di una dona sbranata in Russia: http://www.mirror.co.uk/news/world-news/pensioner-eaten-wolf-just-50-5470791
- Gian - Giovanni... A parte che il daily mirror come fonte... Insomma. Poi se leggi l'articolo che hai citato c'è scritto che secondo l'autopsia è morta di infarto. E poi sarebbe stata mangiata. Infine lupo in Italia e lupo in Russia (o magari in India) non è la stessa cosa.