Il centro sperimentale Marco Cavallo: cura della ''pazzia'' rivoluzionaria
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giovedģ 19 febbraio 2015
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di Marco Giannino
Qui il metodo di cura della "pazzia" è rivoluzionario: i medici infatti vengono aiutati dai pazienti meno gravi a comprendere coloro che sono affetti da disagi psichici maggiori. Si fa squadra insomma, per combattere ciò che se solo forse l’esperienza diretta può aiutare a capire. E non solo, i pazienti sono giornalmente impegnati in tante attività: artistiche, informatiche, manuali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il centro nasce intorno al 2007 ed è cogestito dall'Asl, dall'Uosm (Unità operative di salute mentale) Mesagne-San Pancrazio e dall'associazione "180 amici Puglia", un gruppo di cittadini e operatori sostenitori della legge Basaglia. Ospita persone con disturbi psichici di vario tipo quali schizofrenia, depressione cronica e psicosi come il disturbo di personalità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il “Marco Cavallo” si trova a pochi passi dal municipio di Latiano, in una strada trafficata: una bella differenza rispetto al passato, quando i vecchi manicomi venivano ubicati in posti lontani dal centro per non creare “disagio” ai cittadini. Sulla scalinata ci accoglie "Marco Cavallo Junior", un cavallo azzurro fatto di cartapesta, simbolo di libertà per le persone del centro. La statua si rifà all'opera collettiva, ben più grande, realizzata nel 1973 nel manicomio di Trieste diretto allora da Franco Basaglia. Prende il nome da un vero cavallo adibito al trasporto della biancheria nell'ospedale psichiatrico di Trieste che fu salvato dal macello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salendo le scalinate notiamo subito che tutti i muri sono decorati con foto, alcune in un datato bianco e nero, altre a colori, a testimoniare la differenza tra i vecchi manicomi e i centri mentali di oggi. Veniamo accolti dai ragazzi del centro e da alcuni volontari che ci mostrano le stanze del palazzo, ognuna adibita a una funzione. C'è la sala relax, dove i pazienti possono comodamente passare ore a chiacchierare tra loro, rilassarsi, leggere un giornale e discutere di fatti di attualità, aprendo così, spesso e volentieri, un vero e proprio dibattito. Poi c'è il laboratorio artistico e quello di manutenzione, dove si aggiustano porte, tavoli e oggetti presenti nell’istituto. «Due anni fa il palazzo andò a fuoco: fummo noi a dipingere i muri e a rimettere tutto a nuovo», ci spiega Augusta, una paziente che soffre di depressione, che si occupa del laboratorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel laboratorio di informatica si sta lavorando invece al sito internet del centro, ancora un po' povero di contenuti, ma che piano piano sta prendendo forma. Qui si svolge la riunione per discutere del periodico del Marco Cavallo: "180 Meraviglie". Sul giornale scrivono i pazienti stessi, raccontando di eventi a cui hanno partecipato e pubblicando poesie, racconti e recensioni su libri e film. Nella sala lettura abbiamo tre librerie con volumi divisi per genere e appeso al muro si trova un fumetto scritto e disegnato da Augusta e dal suo compagno di sventura Vincenzo, nel quale viene trattato il tema dello “stigma”, del marchio che viene affibbiato a chi ha problemi psichici. Fumetto che è stato distribuito in migliaia di copie in tutta Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine c'è la sala mensa, molto grande per permettere a pazienti, psicologi e medici, di mangiare tutti quanti insieme. La mensa è gestita da alcuni Sepe, acronimo che sta per “Socio esperto per esperienza”, persone cioè che hanno avuto un’esperienza diretta con il disagio psichico e mettono quindi a disposizione la loro storia aiutando e collaborando medici e operatori. Ci sono anche degli incontri programmati in cui, con la mediazione dei medici, si discute dei vari problemi personali, confrontandosi e sostenendosi a vicenda. Chi ha affrontato e superato il proprio problema aiuta gli altri a fare lo stesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le riunioni avvengono nella sala Basaglia, la stanza più grande del centro adibita a convegni e a il gruppo “Fareassieme”, che come dice il nome prevede la condivisione di informazioni e pensieri. È un'assemblea aperta a tutta la cittadinanza, dove si può discutere della salute mentale, del disagio psichico: un punto di incontro per cercare soluzioni tutti insieme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui incontriamo Carlo Minervini, psichiatra e direttore dell'Uosm di Mesagne. «Sono una quarantina le persone nel centro e alcuni hanno problemi mentali seri e vanno al Sert per curarsi – afferma - . Questa è una realtà unica nel suo genere. Come potete vedere noi psichiatri e medici non portiamo il camice bianco, siamo vestiti come sempre per non creare differenze visive con i pazienti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E per chi dimostra di migliorare, c’è uno step in più: può andare a vivere in un appartamento nella vicina Mesagne. Da maggio quattro ragazzi convivono qui. «Questo per noi è un bel traguardo - ci dice Donato, uno dei residenti - in questo modo impariamo a convivere tra noi e ad aiutarci ancora di più». Fitto e utenza vengono pagati dall'Asl e i giovani vengono costantemente supervisionati dagli psicologi e psichiatri di Mesagne e San Pancrazio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma quali sono le differenze più marcate tra il Marco Cavallo e gli altri Centri di salute mentale? «Negli altri Csm ci sono sempre dei continui cambi di personale, diversi ogni anno, persone che molto spesso non ascoltavano i nostri problemi ma ci riempivano soltanto di psicofarmaci – afferma il paziente Antonio - . Al Marco Cavallo è tutto il contrario, c'è più libertà e comprensione». «Qui – rispondono in coro tutti gli ospiti del centro - cerchiamo invece di tirare fuori il meglio di noi, senza rimanere, per sempre, bloccati dalla malattia».
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Scritto da
Marco Giannino
Marco Giannino
I commenti
- Giorgia - Ho dei suoceri pazzi mi trattano male e trattano male come uno schiavo il figlio roberto a me mi anno chiamato puttana mio padre lo fatto morire io di crepa cuore io a mio padre gli volevo bene l'ho visto morire dissanguato da una emorragia esofagea i suoi genitori non ci aiutano non ci danno da mangiare il figlio lo menano vi prego aiutatemi prima che succede qualcosa che non dovrei fare io sono stressata mi anno fatto ammalare di ansia crisi di nervi vi prego aiutatemi
- rocco - vorrei sapere al più presto come contattarvi e eventualmente raggiungervi