Torre a Mare, il pescatore che tutti chiamano "Superman": «Ho salvato tante persone»
Letto: 19991 volte
venerdì 16 dicembre 2016
Letto: 19991 volte
di Katia Moro
Lo incontriamo nel porticciolo del quartiere marinaro a sud di Bari, mentre seduto sul suo peschereccio è impegnato nel rammendare le reti. Con un berretto di lana calato sul volto eroso dall’implacabile azione del mare ci guarda con i suoi occhi chiari e comincia a raccontare.
«L’appellativo di Superman – ricorda - mi è stato assegnato per la prima volta nel 1982 da un vigile sanitario. Stavo collaborando con la Asl per rilevare campioni d’acqua, quando giunti nei pressi di Santo Stefano, a sud di Monopoli, fummo travolti da un’improvvisa tromba marina che iniziò a farci sbandare. Tutti piangevano disperati e si davano già per morti, ma io fui l’unico a non perdermi d’animo: analizzai la situazione e mi resi conto che dovevo spingermi verso il largo per uscire dal turbine. Così feci e trassi tutti in salvo. Il vigile non riusciva a crederci, gridò al miracolo ed urlò che io non ero solo un eroe ma Superman in persona. Da allora questo soprannome mi è rimasto appiccicato addosso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da quel momento Giovanni si è reso protagonista di almeno una trentina di salvataggi, confermando fama e nomea conquistati valorosamente sul campo. Uno però in particolar modo gli è rimasto nel cuore e ce ne parla con le lacrime agli occhi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Erano sempre gli anni 80 – dice - e con i miei due fratelli pescatori stavamo rientrando di sera nel porto di Torre a Mare, quando all’improvviso si avvicinò a noi un uomo su un gommone: era il capitano di una barca a vela andata in avaria proprio mentre al largo si era scatenata una tempesta». L’imbarcazione in questione stava conducendo 15 bambini e altrettanti adulti in gita da Brindisi a Bari, ma a un certo punto si era sollevato un maestrale burrascoso: il mezzo aveva subito un cortocircuito ed era rimasto al buio e alla deriva. Il capitano così si era lanciato alla disperata ricerca di un aiuto e aveva incrociato sul suo cammino guarda caso proprio il nostro Superman.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«I miei fratelli non volevano andare – sottolinea Giovanni - ma io mi arrabbiai: dissi loro che non potevano venir meno alla legge del mare che obbliga sempre il soccorso. Il capitano poi piangeva come un bambino e voleva raggiungere la riva per mettersi in salvo, ma io lo rimproverai ricordandogli che un capitano non abbandona mai la sua nave. E quindi una volta calmati gli animi diressi la barca al largo per andare a salvare i passeggeri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Con sapiente maestria l’eroico pescatore lanciò una fune per poter rimorchiare la barca e sfruttando la forza del vento riuscì a condurre tutti in salvo tra le acclamazioni della folla radunatasi nel porto e il giubilo dei bimbi e genitori. Veri momenti di gloria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giovanni però finita la sua storia posa le reti, sospira e ammette: «A distanza di anni nessuno più si ricorda di me. Sono solo, ormai vedovo e con figli lontani o che hanno altro da fare. Mi è rimasto solo il mio fedele peschereccio e una speranza, quella di trovare ancora qualcuno a cui raccontare le mie avventure, quelle di Superman».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Katia Moro
Katia Moro