Loseto, l'ottocentesca Madonna del Popolo: «Curata e amata da tutto il rione»
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martedì 14 marzo 2017
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di Angela Pacucci
Per raggiungerla conviene imboccare la provinciale 183 che costeggia l'area dell’ex frazione a sud-est del centro. Poco prima di abbandonare il territorio comunale, bisogna effettuare una doppia svolta a destra, prima in strada Deserti e subito dopo in via Cavour. A quel punto basta guidare per altri 50 metri prima di giungere a destinazione: la struttura apparirà sul lato destro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La cappella rurale presenta una facciata abbastanza semplice, caratterizzata da un portale in legno sormontato da una finestra circolare e un piccolo rosone che sbuca al centro del timpano. L’ingresso è preceduto da un atrio creato dalla presenza di una cancellata in ferro battuto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E’ qui che incontriamo il 50enne Gaetano Fascina, proprietario della chiesa. «Questo tempietto fu fatto costruire nel 1858 da una mia antenata, donna Rosa Fascina - racconta -. Lei era una ricca ereditiera e decise di donare l’edificio al suo nipote sacerdote, Vito Fascina che ne divenne prete e proprietario. Ma una volta morto quest’ultimo nessuno prese il suo posto sull’altare e così da allora il luogo di culto ha perso il suo pastore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La mancanza di un curato però non ha fatto cadere la chiesetta nell'oblio, anzi. «I losetani che vivono nei dintorni, soprattutto i meno giovani - sottolinea Gaetano - puliscono periodicamente la strada e le campagne antistanti l'immobile, preoccupandosi che nessuno venga qui a sporcare o a compiere atti vandalici. Spesso ricevo telefonate da parte di chi ha avvistato volti "sospetti" nelle vicinanze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'attenzione che gli abitanti della zona dedicano alla struttura è dovuta anche al ricordo delle festicciole che un tempo si svolgevano nei prati circostanti, soprattutto in estate. Non è un caso che tanta premura arrivi soprattutto dai più vecchi, coloro che sono legati di più alle tradizioni e hanno vissuto in prima persona quei grandi banchetti dei tempi andati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta all'anno però l'edificio torna agli antichi fasti. Avviene in occasione della domenica delle palme, quando don Lino Modesto, unico parroco del quartiere, torna in questo vecchio edificio cristiano in pietra per benedire i ramoscelli simbolo di pace. «È un'usanza suggestiva - sottolinea il proprietario -. Dopo la consacrazione i fedeli si recano poi in corteo verso la chiesa di San Giorgio, nella parte vecchia del rione, dove si tiene la messa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Con Gaetano varchiamo l'entrata della costruzione. L'interno ha un'unica navata dove il color sabbia delle pareti regna sovrano, contrastato soltanto dal bianco delle colonne e dell'altare. Alla destra del portone notiamo immediatamente una lastra di marmo che ricorda il momento dell'inaugurazione. In fondo è evidente l'abside semicircolare sormontato da una semicupola a ombrello: quest'ultima presenta un'apertura che fa penetrare la luce esterna e illumina l'intero ambiente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ciascun muro laterale presenta una nicchia sovrastata da un arco a tutto sesto: questi ultimi hanno sulla sommità una minuta decorazione floreale e sono affiancati da paraste che terminano con capitelli ionici. Il soffitto è contraddistinto da una volta a botte e da una serie di archetti laterali a sesto acuto che seguono la scansione di quelli sottostanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando la nostra "guida" ci mostra l'angusta sagrestia la domanda sorge spontanea: perchè non riaprire al pubblico questo gioiello di periferia? «Me lo chiedono in molti - ammette -. Qui ho voluto celebrare importanti eventi personali come il mio matrimonio e il funerale di mio padre, ma avere un sacerdote a tempo pieno è complicato. Attualmente don Lino si divide tra le due parrocchie di Loseto e affidargliene una terza sarebbe impossibile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma nelle sue parole non c'è rammarico. «È bello sapere che i miei figli possano godersi questo angolo di pace - conclude Fascina -. E poi penso che di privato questo luogo abbia ben poco: l'impegno che i vicini mettono nel preservarlo fa sì che questa sia la chiesa di tutti i losetani». Come dice il nome insomma, di tutto il Popolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Angela Pacucci
Angela Pacucci
I commenti
- Liliana - In realtà la Chiesa non è curata dai losetani ma dalla famiglia Fascina. Ogni anno il giorno delle Palme la tradizione vuole che i figli del proprietario suonano le campane per la benedizione degli ulivi.