di Mariavittoria Scoditti Epicoco - foto Antonio Caradonna

Il giardino di Epicuro: tra i palazzi di Bari un'area segreta curata da due pensionati
BARI – Nel mare di cemento in cui nuotano i baresi è spuntata da circa cinque anni una piccola “isola verde”. E’ il “giardino di Epicuro”, uno spazio incastonato tra grigi palazzi e villette, nel quale trovano rifugio 400 diverse varietà di alberi, fiori e piante. Non ci sono cancelli a proteggerlo, è aperto a tutti e al servizio del vicinato. C’è chi regala un arbusto, chi porta qui piastrelle per creare i vialetti, chi viene a fare una passeggiata con il cane o chi, semplicemente, viene a sedersi sulle innumerevoli sedie sparse ovunque per scambiare quattro chiacchere. (Vedi foto galleria)

Siamo dalle parti di via Fanelli, all’altezza delle "casermette". Non possiamo essere più precisi sull’ubicazione perché i suoi curatori ci hanno chiesto un po’ di riservatezza visto che il parchetto è nato su suolo pubblico e quindi è di fatto “illegale”. Insomma c’è la paura che il Comune possa intervenire per far smantellare questo piccolo paradiso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I suoi creatori sono una coppia di pensionati che chiameremo Antonio e Maria. «Non vogliamo che trapelino troppe informazioni - ci dicono i due - abbiamo paura che le istituzioni possano radere al suolo un lavoro che stiamo portando avanti da anni. Anche se in realtà in passato abbiamo cercato di metterci in regola: è venuto anche un vigile per fare delle foto, è stato invitato un assessore, ma poi non si è fatto sentire più nessuno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Antonio e Maria ci portano alla scoperta del giardino “segreto” chiamato, come recita un cartello posto sul tronco di un grande salice, “di Epicuro”. Perché il leit motiv del parco è l’Antica Grecia: ogni viale ha un nome ispirato a un filosofo o poeta con tanto di aforisma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Imbocchiamo uno dei vialetti e ci sembra di essere entrati in un piccolo labirinto. I vicoli stretti sono delimitati da muretti a secco per creare una specie di terrazzamento dove fiorisce di tutto. Scorgiamo un albero di fichi neri, platani, agavi, amarene che si susseguono ai lati, mentre alcuni gatti ci seguono con lo sguardo o sonnecchiano all’ombra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fianco all’ingresso si trova una specie di piazzetta con delle pietre a far da pavimento e dei tronchi che fungono da sedie, dove il vicinato si riunisce, ad esempio, per il falò di San Giuseppe. L’estate si organizzano serate di poesia e gli anziani vengono qui a cercare un po’ di fresco nelle giornate più torride.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Qui prima non c’era nulla, solo qualche detrito – afferma Antonio - era diventato un punto di ritrovo per spacciatori e drogati o per coppiette che volevano appartarsi in macchina». Il pensionato ci spiega come tutto sia stato costruito  con materiali riciclati, recuperati un po’ dal vecchio cantiere dismesso che si trovava in questo punto e un po’ dal vicinato che all’inizio ha aiutato i due “giardinieri di quartiere” nella loro impresa. «I residenti pensavano che fossi pazzo – ci dice sempre l’uomo - . Poi hanno cominciato a portare di tutto per arricchire lo spazio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E così dei pallet hanno dato vita a un piccolo recinto, dei vecchi tappeti si sono trasformati in pavimento e delle pietre sapientemente erette una sull’altra sono andate a creare dei pittoreschi muretti a secco. Un po’ come abbiamo già visto per l’altro giardino “fai da te”, quello di Santo Spirito. Qui del resto non si butta via niente: dalle lanterne, ai carrelli per la spesa a un vecchio orologio poggiato su una sedia e fermo da chissà quanto tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nostro cicerone ci mostra tutte le erbe aromatiche presenti: cespugli di salvia, timo, rosmarino, menta, finocchietto. Poi coglie per noi una nespola e ce la porge. La mangiamo mentre ci spiega che qui non vengono usati pesticidi: è tutto biologico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una signora nel frattempo fa capolino con una vaschetta piena di cipolle e fave. E’ Maria, la moglie di Antonio:  parla con noi con toni gentili e ci dice che aiuta il marito nella manutenzione e si occupa della colonia di gatti che vive qui.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alla fine del vialetto che stiamo percorrendo troviamo un’altra piazzetta, con delle sedie lasciate alla rinfusa,  armadietti arrugginiti, vasi vuoti, anche se l’insieme contribuisce a rendere il giardino un po’ bohémien. «Qui faccio tutto da solo – si scusa il pensionato - mi aiutano solo mia moglie e ogni tanto mio figlio. E’ un lavoro faticoso e per noi è difficile mantenere tutto sempre in ordine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Antonio ci rivela che vorrebbe tanto trovare qualcuno disposto ad aiutarlo nella manutenzione soprattutto per avere compagnia e, perché no, insegnare ciò che sa sulla cura della terra.  Ma questo spazio non può nemmeno essere tanto “pubblicizzato” perché, come detto, c’è sempre il rischio che possa scomparire per sempre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Persi in questi pensieri usciamo dal giardino percorrendo “via dell’amore”, la nostra preferita, sormontata da una cupola di rampicanti che ci avvolge come se non volesse farci andare via e di fianco a noi ci saluta un cactus con un fiore viola sulla cima, mosso un po’ dal vento. Lo guardiamo e speriamo che mai nessuna ruspa possa spazzarlo via.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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L'ingresso del "giardino di Epicuro" uno spazio incastonato tra grigi palazzi e villette, nel quale trovano rifugio  400 diverse varietà di piante, alberi e fiori
Siamo dalle parti di via Fanelli, all’altezza delle casermette. Non ci sono cancelli a proteggere il giardino: è aperto a tutti e al servizio del vicinato
Antonio e Maria, i suoi curatori, ci portano alla scoperta del giardino chiamato, come recita un cartello posto sul tronco di un grande salice, “di Epicuro”
Perché il leit motiv del parco è l’Antica Grecia: ogni viale ha un nome ispirato a un filosofo o poeta con tanto di aforisma
Imbocchiamo uno dei vialetti e ci sembra di essere entrati in un piccolo labirinto. I vicoli stretti sono delimitati da muretti a secco per creare una specie di terrazzamento dove fiorisce di tutto
Il pensionato ci spiega come tutto sia stato costruito  con materiali riciclati, recuperati un po’ dal vecchio cantiere dismesso che si trovava in questo punto e un po’ dal vicinato che all’inizio ha aiutato i due “giardinieri di quartiere” nella loro impresa
E così dei pallet hanno dato vita a un piccolo recinto, dei vecchi tappeti si sono trasformati in pavimento e delle pietre sapientemente erette una sull’altra sono andate a creare dei pittoreschi muretti a secco
Di fianco all’ingresso si trova una specie di piazzetta con delle pietre a far da pavimento e dei tronchi che fungono da sedie, dove il vicinato si riunisce, ad esempio, per il falò di San Giuseppe
Qui del resto non si butta via niente: dalle lanterne, ai carrelli per la spesa...
...a un vecchio orologio poggiato su una sedia e fermo da chissà quanto tempo
Il nostro cicerone ci mostra tutte le erbe aromatiche presenti: cespugli di salvia, timo, rosmarino, menta, finocchietto
...poi coglie per noi una nespola e ce la porge. La mangiamo mentre ci spiega che qui non vengono usati pesticidi: è tutto biologico
Alla fine del vialetto che stiamo percorrendo troviamo un’altra piazzetta, con delle sedie lasciate alla rinfusa,  armadietti arrugginiti, vasi vuoti...
...anche se l’insieme contribuisce a rendere il giardino un po’ bohémien
Persi in questi pensieri usciamo dal giardino percorrendo “via dell’amore”, la nostra preferita, sormontata da una cupola di rampicanti che ci avvolge come se non volesse farci andare via...
...e di fianco a noi ci saluta un cactus con un fiore viola sulla cima, mosso un po’ dal vento. Lo guardiamo e speriamo che mai nessuna ruspa possa spazzarlo via



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  • Fausto - Bellissima iniziativa farò di tutto per rintracciare il posto
  • Mimmo - Quasi quasi ci faccio una visitina anch'io. E brava Mariavittoria !


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