Il mondo delle mamme "pancine": quelle che mangiano la propria placenta
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giovedì 27 luglio 2017
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di Mariavittoria Scoditti Epicoco
Sul web è possibile imbattersi in forum e gruppi in cui queste signore si riuniscono per scambiarsi foto, darsi consigli e parlare di tutti gli ultimi trend. Discorsi e immagini che a un occhio profano possono rivelarsi di forte impatto, ai limiti del trash.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma perché alcune mamme rimangono così legate al momento in cui erano incinte? «Potrebbe trattarsi di soggetti che hanno bisogno di essere “nutriti” affettivamente - afferma lo psicoterapeuta barese Giuseppe Magistrale -. Le donne infatti, dopo essere state “coccolate” per nove mesi, una volta messo al mondo il proprio figlio perdono il loro ruolo di protagoniste. La gravidanza viene quindi vissuta in maniera nostalgica, come un periodo in cui la mamma era al centro dell’attenzione e viveva in simbiosi con il proprio piccolo. Anche la fine dell’allattamento può essere vissuto in maniera triste, come un “abbandono” da parte del neonato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E quindi queste signore, che si identificano con la loro (ex) pancia, tendono a non recidere il cordone ombelicale che li tiene uniti a tutto il mondo della gravidanza e dell’allattamento. Ecco alcune delle pratiche più diffuse tra le cosiddette “pancine”. (Vedi foto galleria)
Le mamme che mangiano la propria placenta - La placenta umana è l'organo deputato agli scambi metabolici tra la madre e il feto. Una volta che il bambino nasce, viene eliminata visto che perde la sua ragione di esistere. Eppure c’è chi chiede alle ostetriche di conservare quest’organo. Per farne cosa? Incredibile a dirsi: per mangiarselo.
Sembra infatti che questa “dieta” porti a numerosi benefici, migliorando la produzione di latte, aumentando i livelli di ferro dopo il parto e aiutando a evitare la depressione post partum.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Naturalmente tutto ciò è escluso dal mondo scientifico, che anzi ha preso le distanze da questa “americanata”, sottolineando come ingerendo la placenta si possa incorrere in infezioni dovute alla cattiva conservazione dell’organo. In più è bene ricordare che si tratta di un filtro che aiuta il feto a proteggersi da sostanze inquinanti provenienti dall’esterno. Mangiandola si possono quindi assumere sostanze tossiche e pericolose.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nonostante gli avvertimenti degli esperti, le “pancine” però non si danno per vinte. C’è chi la assume come una pillola: l’organo viene cotto a vapore con limone e zenzero, essiccato, macinato e consumato sotto forma di pillola due volte al giorno, prima dei pasti principali. Sul web si trova anche chi vende questo tipo di “medicinale”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su internet è addirittura possibile trovare alcune ricette: dallo spezzatino al carpaccio, fino ai frullati. Quest’ultimi si preparano tagliando a cubetti l’organo e frullandolo assieme a succo d’arancia e prevalentemente fragole (che combattono il gusto “ferroso”). Et voilà, il frappè è servito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le mamme che non recidono il cordone ombelicale – Le donne che non sono così coraggiose da cenare con la propria placenta possono comunque farne un altro utilizzo: lasciarla attaccata al proprio bimbo dopo la nascita. La pratica si chiama Lotus birth (dal cognome della prima donna che nel 1974 utilizzò questa tecnica) e prevede che il bambino rimanga attaccato alla placenta tramite il cordone ombelicale (che non viene quindi reciso).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta staccatasi da solo (dopo circa una settimana), viene data una degna sepoltura all’organo, sotterrandolo di solito in giardino e piantandoci sopra un albero di melograno, simbolo di maternità.
I benefici (teorici) sarebbero numerosissimi. C’è chi dice che in questo modo avvenga la trasfusione completa delle cellule staminali al bambino, di solito “interrotta” nel momento in cui il cordone viene reciso. Naturalmente anche in questo caso i neunatologi sconsigliano la pratica, perché rischiosa per il piccolo (possono sorgere infezioni) e pressochè inutile. Il maggiore passaggio di sangue al bambino avviene infatti solo nei primi minuti dopo il parto, dopodichè il cordone smette di “pulsare”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non c'è alcun rischio – afferma però E. , mamma pugliese che ha partorito due bambini con il Lotus birth -. La placenta non va in putrefazione e lo scambio tra organo e bambino continua per tutti i giorni della pratica. Io ho sperimentato un modo semplicissimo per conservarla, ossia usando traverse assorbenti ripiegate su se stesse quasi a farne un sacchetto nel quale ho aggiunto sale grosso e olio essenziale di lavanda. Ma c’è anche chi usa ciotole o scolapasta per conservarla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le mamme che creano gioielli con il proprio latte – E poi ci sono mamme che vivono con nostalgia anche il momento in cui il figlio si staccherà per sempre dal proprio seno. Per questo cercano di conservare un ricordo di quei mesi in cui il bimbo dipendeva totalmente da loro. Come? Realizzando dei gioielli con il proprio latte.
Su internet sono tanti i siti sui quali è possibile comprare questo tipo di bijoux: basta inviare il latte congelato e il gioco è fatto. «E’ una "moda" molto carina – afferma la barese Lisa -: sigilla e imprime nel tempo un percorso fatto di fatiche, notti insonni, morsi e sorrisi al seno. Momenti in cui il piccolo si abbandona completamente alla mamma e che ci lega a lui. Per questo è bene ricordare quei momenti che non ritorneranno più».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le mamme che realizzano le torte “vagina” – Ma nel mondo delle mamme “pancine” si può entrare anche prima di partorire. Negli Stati Uniti hanno pensato anche a una specie di rito di iniziazione: sono i baby shower, delle feste realizzate per le donne in dolce attesa. Le invitate portano dei regali per il nascituro, guardano le foto delle ecografie e alla fine mangiano la cosiddetta vagina cake.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta di una torta iper realistica, letteralmente a forma di vagina, da cui di solito fa capolino la testa di un finto neonato insanguinato. A quanto pare sarebbero di buon auspicio. Avreste il coraggio di assaggiarle?
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Mariavittoria Scoditti Epicoco
Mariavittoria Scoditti Epicoco
I commenti
- Anna maria - Come mai non hai citato il signor distruggere? Sono tutte notizie che ha scovato lui.