di Antonio Bizzarro

L'avventura di Giuseppe, il biologo barese spedito in Antartide tra iceberg e balene
BARI - Circumnavigare l'Antartide a bordo di una rompighiaccio russa per studiare l'ambiente dell'estremo sud del mondo, tra iceberg, furiose bufere e grandiosi animali. É l'affascinante esperienza vissuta dal 31enne Giuseppe Suaria, biologo barese dell'Istituto di scienze marine del Cnr, che ha preso parte all'"Antarctic circumnavigation expedition", missione di ricerca dell'Istituto polare svizzero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La spedizione, rientrata il 19 marzo 2017 a Città del Capo, era salpata tre mesi prima dalla stessa capitale sudafricana. Al suo interno sono state impegnate ben 160 persone, divise in 22 team di lavoro internazionali: quello del giovane pugliese in particolare si è occupato di misurare la quantità di plastica presente in mare, portata in quelle acque così remote dalle correnti. E oggi, a distanza di un anno, il ricercatore ci ha raccontato il suo splendido viaggio. (Vedi foto galleria)

«A bordo della Akademik Treshnikov ci siamo spostati verso est - spiega Giuseppe - passando sotto l'isola di Tasmania, in Australia e la Terra del Fuoco, lembo meridionale del Sud America. Per tutto il tempo ho avuto a che fare con esperti colleghi australiani e sudafricani: è stata un'avventura senza precedenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Muoversi in aree lontanissime dalla civiltà vuol dire innanzitutto misurarsi con la potenza della natura. «Periodicamente abbiamo dovuto affrontare paurose tempeste - continua il biologo -, spesso causate dai cosiddetti "sessanta stridenti", quei venti dal suono pauroso che si possono incontrare oltre i 60° di latitudine sud. Durante una di queste tormente il radar ha misurato un'onda alta addirittura 18 metri: praticamente un palazzo di quattro piani».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ovviamente l'imbarcazione era preparata per resistere a condizioni così avverse. «Abbiamo navigato su un colosso lungo 140 metri - prosegue Suaria -, progettato per flettersi in occasione di forti sollecitazioni senza spezzarsi. Con il suo peso è in grado di rompere il ghiaccio, tant'è che a bordo si sente costantemente la forte vibrazione della lamiera che spacca le lastre gelate sottostanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


A capo della missione c’era David Walton, britannico incaricato di coordinare la realizzazione di tutte le 22 squadre all'opera. «Il nostro team era però guidato da Peter Ryan, professore dell'università di Città del Capo - evidenzia il barese -: con lui abbiamo stimato la mole di plastica arrivata fin laggiù. Immergendo delle lunghe reti a maglie ci siamo soprattutto concentrati sulle microplastiche, quelle con un diametro minore di due centimetri. Altre analisi poi sono state condotte riguardo la salinità, il plancton, l'ossigeno e persino la sabbia, campionata dopo essere scesi sulla terraferma».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tutto "condito" da scenari mozzafiato. «Non dimenticherò mai tramonti come quello ammirato vicino all'isola Siple - incalza Giuseppe -, luogo chiamato dai marinai "il cimitero degli iceberg": è stato spettacolare vedere la luce arancione del sole basso dietro quegli enormi blocchi di ghiaccio. In South Georgia invece ci siamo imbattuti nella colonia di pinguini reali più grande del mondo, che conta più di 100mila esemplari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Alcuni animali sono veramente stupendi - incalza il ricercatore -. Balzavano all'occhio le maestose balene e i leoni marini, visibili in bella mostra in prossimità delle coste. Per non parlare degli albatros, che con un'ampissima apertura alare si avvicinavano al ponte di poppa e seguivano la scia della nave, proprio come fanno i gabbiani nel Mediterraneo. Sono uccelli sorprendenti: peccato che a volte muiono ingerendo pezzetti di plastica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A bordo la vita è stata a dir poco intensa. «Una riunione al giorno, orari dei pasti uguali per tutti e lavoro senza sosta - fa notare lo studioso -, anche perchè la spedizione è costata la bellezza di sette milioni di euro. Il personale aveva i compiti più svariati: dal dentista all'addetto alla sauna, passando per gli elicotteristi, chiamati in causa per effettuare quegli sbarchi resi difficili dalle intemperie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritmi serrati insomma, da mantenere per tre mesi lontano da casa. «Nessun problema - conclude Giuseppe -, Da piccolo conoscevo i nomi di tutte le specie di balene e passavo giornate intere in acqua: è il mestiere che ho sempre sognato di fare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Il 28enne Giuseppe Suaria, biologo barese che ha preso parte all'"Antarctic circumnavigation expedition", missione di ricerca in Antartide dell'Istituto polare svizzero
La spedizione era composta da 160 persone, salpate a bordo della rompighiaccio russa Akademik Tryoshnikov
Muoversi in aree lontanissime dalla civiltà vuol dire misurarsi con la potenza della natura. «Abbiamo dovuto affrontare paurose tempeste - continua il biologo -. Durante una di queste tormente il radar ha misurato un'onda alta addirittura 18 metri: praticamente un palazzo di quattro piani»
Ovviamente l'imbarcazione era preparata per resistere a condizioni così avverse. «Abbiamo navigato su un colosso lungo 140 metri - prosegue Sauria -, progettato per flettersi in occasione di forti sollecitazioni senza spezzarsi»
«Siamo stati guidati da Peter Ryan - evidenzia il barese - professore dell'università di Città del Capo con cui abbiamo stimato la mole di plastica arrivata fin laggiù. Immergendo delle lunghe reti a maglie ci siamo soprattutto concentrati sulle microplastiche, quelle con un diametro minore di due centimetri»
Un duro lavoro, "condito" però da scenari mozzafiato
«Non dimenticherò mai tramonti come quello ammirato vicino all'isola Siple - incalza Giuseppe -, luogo chiamato dai marinai "il cimitero degli iceberg": è stato spettacolare vedere la luce arancione del sole basso dietro quegli enormi blocchi di ghiaccio»
«In South Georgia - ricorda lo studioso - ci siamo invece imbattuti nella colonia di pinguini reali più grande del mondo, che conta più di 100mila esemplari»
«Alcuni animali poi sono veramente stupendi - sottolinea il ricercatore -. Balzavano all'occhio le maestose balene...»
«... e i leoni marini, visibili in bella mostra in prossimità delle coste... »
«...per non parlare degli albatros, che con un'ampissima apertura alare si avvicinavano al ponte di poppa e seguivano la scia della nava, proprio come fanno i gabbiani nel Mediterraneo. Sono uccelli sorprendenti: peccato che a volte muoiono ingerendo pezzetti di plastica»
A bordo la vita è stata a dir poco intensa. «Una riunione al giorno, orari dei pasti uguali per tutti e lavoro senza sosta - fa notare lo studioso -, anche perchè la spedizione è costata la bellezza di sette milioni di euro... »
«...il personale aveva i compiti più svariati: dal dentista all'addetto per la sauna, passando per gli elicotteristi, chiamati in causa per effettuare quegli sbarchi resi difficili dalle intemperie»



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  • pat - esperienze uniche e ben descritte anche se viverle dev'essere stato tutt'altro che facile! foto bellissime


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