I "rider": tra nuove tecnologie e vecchi problemi il mondo delle consegne a domicilio
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giovedì 17 gennaio 2019
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di Marco Gay
I ragazzi si muovono a bordo del proprio scooter e si differenziano dal tradizionale garzone: operano infatti per conto di società che fanno da intermediarie tra clienti e ristoratori, mettendo a disposizione di chi ha fame e non vuole cucinare apposite applicazioni sul cellulare. Bastano pochi click sul telefono per scegliere il prodotto desiderato e il negozio da cui farselo spedire. Ed è a questo punto che entrano in gioco gli addetti motorizzati, incaricati di recapitare le leccornie a destinazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il loro numero da qualche mese è in costante aumento. Ecco perchè abbiamo deciso di ascoltarne alcuni, indagando così su quello che potremmo definire un nuovo mestiere che deve convivere con vecchi problemi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C'è per esempio il 21enne Nicola, studente di economia e commercio, attivo da due anni per “SocialFood”, azienda che ha sede a Napoli, Palermo e Bari. «Ho un contratto di collaborazione occasionale che prevede il versamento dei contributi - spiega il ragazzo -. Ogni settimana comunico alla compagnia giorni e orari in cui sono disponibile: di solito venerdì, sabato e domenica e di sera, in modo tale da poter passare il resto della giornata sui libri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All'inizio del turno il giovane va nel deposito dell'impresa per recuperare il cassone in cui custodire il cibo, conscio che il guadagno sarà calcolato con rigorosi criteri. «Di norma riesco a effettuare cinque o sei consegne a sera - prosegue il rider -. Per ciascuna di esse percepisco 3 euro per il lavoro effettuato e 1 come rimborso per la benzina e la manutenzione del mezzo: a fine mese mi ritrovo insomma dai 250 ai 300 euro in tasca».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il fattorino ha in mente di abbandonare il suo posto subito dopo essersi laureato, anche perchè passare tanto tempo alla guida è rischioso: basti pensare al suo ex collega Alberto Piscopo, travolto e ucciso da un auto a Poggiofranco lo scorso 2 dicembre mentre era in servizio. «I miei responsabili invitano alla prudenza - sottolinea Nicola - e del resto non metto certo a repentaglio la mia vita per pochi euro, considerando che in caso di incidente posso contare solo sulla mia polizza personale. Ma purtroppo dobbiamo fare i conti con la scarsa educazione stradale dei baresi, soprattutto quando c'è il traffico caotico del sabato sera».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli fa eco Raffaele, 22enne iscritto alla sua stessa facoltà, che da settembre si è affiliato a “JustEat” con la stessa tipologia di contratto. «Vedo colleghi di altre aziende sfrecciare a tutta velocità pur di fare una consegna in più - evidenzia lo studente -. Io non lo farei mai, visto che in città si guida in modo spericolato e non siamo coperti da alcuna assicurazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per fortuna le condizioni pattuite con la compagnia scoraggiano comportamenti irresponsabili al manubrio. «Di "base" ricevo 5 euro all'ora se eseguo un recapito e anche nel caso in cui non giunga nessun ordine - afferma il ragazzo -. Dalle due consegne in su vengo pagato 2,80 a viaggio, più 25 centesimi per ogni chilometro percorso ed eventuali bonus durante le festività. Calcolando che in una sera ne posso effettuare anche 10, soprattutto il sabato, arrivo a guadagnare circa 400 euro al mese a fronte di quasi 60 ore lavorate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Più contento è il 27enne Vittorio, al servizio di più società del settore con contratti di collaborazione coordinata e continuata. «Opero per SocialFood da due anni - sostiene l'esperto rider - e con i vertici dell'azienda c'è molto dialogo: d'altronde si tratta di una start up locale. Dallo scorso settembre viaggio anche per conto della spagnola “Glovo”, ambiente molto più impersonale: per esempio i turni sono decisi automaticamente in base a una graduatoria che dà precedenza di scelta ai "veterani"».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Con la ditta iberica cambia radicalmente anche il sistema di retribuzione e di protezione. «Ricaviamo 1,75 euro a consegna - illustra il fattorino - ai quali vanno sommati cinque centesimi per ogni minuto di attesa nell'attività ristorativa e 40 centesimi per ogni chilometro percorso fino all'indirizzo di consegna, rilevato da un sistema Gps. Siamo inoltre coperti da assicurazione in caso di incidenti, danni a terzi e ritardi nel trasporto della merce».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine c’è Dario, 20enne studente di ingegneria reduce da tre mesi di pedalate per JustEat. Già, perchè lui si è mosso in bicicletta e in modo spesso imprudente. «Mi spostavo senza casco e luci - rivela il ragazzo - anche se i titolari me lo sconsigliavano. Comunque non ho mai avuto problemi: di sera guidavo con attenzione, sfruttando il più delle volte la pista ciclabile di viale Unità d'Italia. É un'esperienza che ripeterei, ma solo per poco tempo: nella vita vorrei fare ben altro».
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