Costruiscono rifugi e fanno scorte di cibo in attesa della catastrofe: sono i "survivalisti"
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martedì 3 marzo 2020
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di Eva Signorile
Il survivalismo (dall’inglese “survival”, sopravvivenza) è nato durante la Guerra Fredda, quando i Paesi occidentali dovettero affrontare il “pericolo rosso” del blocco sovietico e prepararsi a fronteggiare una possibile guerra nucleare. Il tutto fu formalizzato da un testo apparso nel 1980 e divenuto nel tempo un best seller: “The Alpha strategy” (La strategia Alpha), ad opera di John Pugsley.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alla fine degli anni 90 la paura dell’imminente Millenium bug ha ridato nuova linfa ai survivalisti, a cui si sono aggiunte poi le ansie legate all’attentato alle Torri gemelle del 2001, allo tsunami del 2004 e alla grande crisi finanziaria del 2008, senza dimenticare la fine del mondo prevista nel 2012 dal calendario Maya.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Complici internet e i social network, il “Movimento della sopravvivenza” è oggi una realtà in crescita ovunque nel mondo e in Europa, tanto che a Parigi, tra il 20 e il 22 marzo prossimi, si terrà la terza edizione del “Salon du Survivalisme”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per capire meglio questo mondo è però necessario distinguere tra survivalisti e preppers. I primi hanno un approccio tendenzialmente militare: Rambo è forse il personaggio che li rappresenta al meglio. Nelle pagine e nei gruppi facebook, oltre a consigli sul modo di migliore per accendere un fuoco, ci si consulta ad esempio su quali coltelli è preferibile avere per vivere in un bosco o su come trasformare una coperta di lana in un’amaca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Dove si trova il pergamanato?», chiede ad esempio Luca nel community “SID – Survivalist Italian Division”. «Preso in farmacia, sia il pergamanato che il glicerolo», gli risponde prontamente Matteo. Le due sostanze servono ad accendere un fuoco tramite reazione chimica, come insegna un video postato a cui seguono commenti assieme ad altri suggerimenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I preppers (dall’inglese To prepare), chiamati anche “neo-survivalisti”, sono invece quelli che si preparano ad affrontare le conseguenze derivanti da un evento apocalittico, approntando una serie di strategie, azioni e contromisure. Per questo motivo tendono a far scorte di viveri e di medicinali, che accumulano in rifugi individuati per tempo. Più che altro agiscono in contesti di tipo familiare, immaginando di dover proteggere per un certo tempo un piccolo numero di individui da una catastrofe in corso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su “Survivalistes francophones”, pagina che conta oltre 14mila fan, ci si scambia ad esempio informazioni su dove reperire pillole di iodio per scongiurare il pericolo delle radiazioni in caso di incidente nucleare. Qui Daniel pubblica la foto di una maschera antigas “vintage”, trovata in un mercatino dell’usato: «Vale la pena comprarla?», domanda.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Naturalmente in entrambi i casi i social sono stati presi d’assalto negli ultimi mesi con domande e suggerimenti sul come affrontare al meglio un’eventuale pandemia del Coronavirus.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla pagina “Preppers Survival Italia”, all’ipotesi di una catastrofe, Dario commenta: «Regnerà l’anarchia più totale e invece di aiutarsi a vicenda ci si ucciderà per una bottiglia d’acqua e un paio di scarpe». Più ottimista il commento di David: «Io credo che preparandoci potremmo sopravvivere, avendo anche un gruppo su cui contare. Questo è fondamentale».
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Eva Signorile
Eva Signorile
I commenti
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