Clownterapia, per regalare sorrisi a chi li ha persi
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venerdģ 1 febbraio 2013
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di Isabel Ruggieri
Chi siete e dove operate?
Siamo l’unica associazione ufficiale che opera su Bari con uno staff di 70 membri, tutti volontari e tutti inesorabilmente clown di corsia. Siamo operativi ogni fine settimana presso il reparto di oncologia pediatrica del Policlinico di Bari e i reparti di dialisi, urologia, neurologia e nefrologia dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Cos’è la clownterapia?
E’ un’attività professionale di supporto alla medicina tradizionale, non intesa come una forma di intrattenimento ludico-creativa o comunque non solo. Il clown trasforma con piccole modifiche la camera del “paziente-bambino” in uno spazio teatrale tentando di farla percepire come un luogo sicuro dove il riso diventa lo strumento per distogliere l'attenzione dalla malattia. Ogni clown ha il suo personaggio, è fondamentale che ci sia una sorta di “spersonalizzazione”. Io sono “Ciambellina”, e quando entro in quelle stanze Mariana non esiste più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Distogliere l’attenzione dalla malattia….
Si è possibile, anche se solo per soli pochi minuti. I clown dedicano infatti dieci minuti a stanza: il loro compito è quello di far raggiungere ai pazienti l’apice del divertimento per poi lasciarli subito dopo, in modo che lo stato di gioia e serenità permanga il più a lungo possibile. Sono momenti che lasciano un po’ di respiro anche ai genitori, che spesso ci ringraziano per aver riportato il sorriso sul viso dei loro bambini. Un tempo infinitamente breve ma vissuto in positivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutti i pazienti interagiscono con facilità?
No non tutti, c’è chi dice “no” esprimendo un rifiuto categorico e non solo momentaneo. In quei casi i clown non insistono, rispettano la decisione del paziente. Uno dei nostri scopi è restituire un ruolo attivo al bambino che, dal momento del ricovero, ha perso ogni potere su di se, e quel “no” lo è.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come è visto il clown di corsia dallo staff medico?
C’è chi ci vede come dei “fessi di turno” e quindi animatori turistici che pensano di far guarire le persone con delle favole e chi ci apprezza e sostiene riconoscendo il nostro lavoro. Ci sono bambini che si rifiutano di mangiare e che grazie al nostro sostegno riprendono ad alimentarsi. Credo che questo ci basti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Avete un regolamento?
Delle regole vere e proprie no, la formazione ci permette di essere sempre dei clown impeccabili. Ovviamente non ci è permesso entrare in ospedale anche con un semplice raffreddore. Un’altra cosa molto importante è che non possiamo assolutamente sapere nulla sulla patologia del malato perché potrebbe influenzare il nostro operato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutti possono diventare clown di corsia?
Si tutti, purchè passino un’accurata selezione, un corso clown base e 100 ore di formazione, che prosegue per tutto il tempo di permanenza del volontario nell’associazione. Per la precisione ogni due settimane c’è quello che noi definiamo “allenamento”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbiamo sentito parlare della “giornata del naso rosso”…
E’ l’unica giornata nazionale di raccolta fondi in piazza per i progetti di Vip Italia Onlus. Attenzione: solo i volontari clown vip (riconoscibili dalla divisa con camice con colletto rosso, maniche a strisce bianco/verdi e bianco/gialle, scritta “ViviamoInPositivo” sulla schiena e muniti di tesserino associativo) sono autorizzati a chiedere un aiuto ai cittadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un desiderio per il vostro futuro da “clown”?
Entrare in più ospedali possibili. Il nostro sogno è quello di diventare una realtà da affiancare al personale medico, come già avviene in altri Stati. Anche se un bel risultato l’abbiamo già raggiunto: per la prima volta siamo stati contattati direttamente dall’Ospedale Giovanni XXIII di Bari, che ha richiesto il nostro intervento per un caso molto particolare e questo non può che riempirci di gioia. Ridere è una cosa seria, molto seria.
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Scritto da
Isabel Ruggieri
Isabel Ruggieri