La barese Nunzia e la sua vecchia scuola di "taglio e cucito": «Ma ormai si iscrivono in pochi»
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giovedì 31 marzo 2022
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di Federica Calabrese
Un tempo tutte le donne sapevano cucire e ricamare: un’arte che veniva tramandata di generazione in generazione, da madre in figlia. Ma poi con il passare degli anni l’emancipazione femminile ha portato le ragazze a “uscire di casa” per andare a studiare e lavorare. In più il consumismo è diventato imperante (per cui oggi se si buca un calzino risulta più facile ricomprarlo che rammendarlo) e poi c’è l’industrializzazione, che ha messo in un angolo l’artigianalità immettendo sul mercato vestiti e accessori già confezionati. Risultato: nessuno prende più in mano forbici, ago e filo.
Ma Nunzia, nonostante i pochi iscritti, porta avanti con coraggio i suoi insegnamenti. Siamo andati a trovarla nella sede della sua scuola: un istituto che dopo essere stato aperto per 42 anni in via Cagnazzi, si è spostato da poco più di un mese al n.71 di via Sabotino. (Vedi foto galleria)
La incontriamo proprio mentre sta sollevando le serrande blu del locale, battezzato con il nome di sua figlia: la 54enne Cinzia. Si tratta di uno dei tre luoghi dove in città si educa al mestiere di sarto: gli altri sono l’accademia “RS Moda e Talento” del San Paolo, nata nel 2017 e l’associazione culturale “Oltremoda” attiva dal 2018 in piazza Garibaldi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La donna ci invita ad entrare per accoglierci nel suo mondo. Ci ritroviamo così in un’ampia stanza dai toni bianchi e azzurri dominata al centro da un grande tavolo rettangolare circondato da sedie e sgabelli. E mentre Nunzia sistema con cura un vestito celeste da rammendare su un manichino, ci racconta la sua storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ho imparato da mia mamma Rosetta – esordisce – per poi impratichirmi tra i banchi di scuola, dove un tempo si insegnava il taglio e il cucito. Sono quindi diventata sarta e nel 1980 ho aperto questo atelier dove, oltre a realizzare abiti su misura, ho cominciato a formare ragazzi e ragazze desiderosi di intraprendere questo mestiere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Allievi che nel corso del tempo sono sempre più diminuiti. «Ormai la sartoria è considerata dai più giovani un lavoro poco remunerativo e “superato” – ammette la padrona di casa –. Oggi ho solo sette corsiste di varie età (dalle adolescenti alle 60enni), in più questo luogo è frequentato dalle studenti dell’istituto professionale Santarella, che vengono qui per le loro attività extracurriculari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci guardiamo intorno. Alla nostra sinistra sono disposte cinque macchine da cucire professionali con accanto cestini con cotone e forbici per il taglio dei tessuti, mentre sulla destra altre macchine presentano rocchetti di diversi colori. «Queste servono per rifinire i capi - ci spiega -. A differenza delle prime prevedono una maggiore manualità e le faccio utilizzare alle allieve solo quando hanno acquisito una certa confidenza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Notiamo anche una splendida Singer nera d’epoca ancora funzionante. Sulle pareti bianche sono invece appesi quadri di bozzetti realizzati a matita accanto a fotografie di sfilate di moda. Scopriamo che fino al 2019, prima che iniziasse la pandemia, i sei mesi di corso conducevano a sviluppare l’idea di un proprio abito personale che poi veniva realizzato ed esibito davanti ad una giuria specializzata. «Abbiamo vinto diversi trofei», ci dice orgogliosa la donna mentre ci indica alcune coppe sistemate su un armadio in metallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i tanti disegni incorniciati, a suscitare la nostra curiosità è quello firmato nel 1980 da un certo Marco. «E’ stato uno dei miei primi allievi - racconta l’anziana -: era un ragazzo molto talentuoso. Purtroppo dopo essere andato a Milano non è riuscito a sfondare per via della troppa concorrenza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’allieva più giovane della scuola è la 15enne Sabrina, che raggiunge le sue insegnanti ogni sabato mattina per seguirne attentamente le lezioni. La sua è una passione tramandata dal bisnonno sarto e iniziata realizzando con ago e filo piccoli motivi colorati sulle federe vecchie dei cuscini. «Fino a qualche anno fa praticavo pattinaggio – ci svela prima di mettersi al lavoro con matita e squadra –: il mio sogno è quello di confezionare in futuro body per i pattinatori professionisti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel frattempo entra nella stanza Cinzia, la figlia di Nunzia, che con la sorella Gabriella aiuta la mamma a gestire l’attività. «Abbiamo imparato da nostra madre tutti i trucchi del mestiere – sottolinea -. Soprattutto abbiamo appreso il metodo di taglio “Guarino”, che si basa sull’ausilio di squadre brevettate, permettendo la costruzione di prototipi di qualsiasi genere, dalla camicia alla giacca, dalla gonna al cappotto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È Cinzia a seguire Sabrina durante le fasi di cucitura di un pantaloncino verde e a spiegarle in che modo disegnare le riprese sulla spalla di un abito per creare maniche, girocollo e busto. «Si costruisce tutto il modello su una scala pari ad 1/12 del reale - ci illustra la donna mostrandoci il bozzetto-. Partendo da una stessa base si procede poi con la realizzazione di diverse riprese, quali quella a redingotte e a bretella».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è arrivato il momento di salutare le donne. Prima però facciamo la conoscenza di Martina, figlia di Cinzia, dell’età di 10 anni. «Sin da piccolina prendeva in mano i tessuti e li avvolgeva attorno alla sua testa, ideando copricapi bizzarri – ci svela sua nonna –. Spero tanto che lei, grazie ai nostri insegnamenti, possa continuare la storia di questo piccolo ma prezioso atelier».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Federica Calabrese
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