C'erano una volta i fiumi di Bari, ora si chiamano lame e sono nove
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venerdì 6 dicembre 2013
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di Mariangela Dicillo
«A Bari – dice lo storico Sergio Chiaffarata – sono presenti nove lame. Si estendono nel territorio di Bari e provincia e capita, quindi, che cambino nome a seconda della zona, ma, fondamentalmente sono queste: Lama Balice, Lama Lamasinata, Lama Villa Lamberti, Lama Picone, Lama Fitta, Lama Valenzano, Lama S. Marco, Lama San Giorgio e Lama Giotta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbiamo ricostruito la loro storia, da quando erano fiumi e torrenti ai giorni nostri, attraverso l'analisi generale delle loro specifiche zone d' influenza (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama Balice - È la lama più a Nord di Bari. È quello che rimane dell'antico torrente Tiflis che arrivava dalla zona di Ruvo di Puglia, passava per Bitonto, lambiva l'area dell'attuale aeroporto di Bari e scaricava le acque nei pressi di Fesca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama Lamasinata– Anche detta “de Senape”. Un tempo ospitava il torrente Gambetta che seguiva più o meno il percorso dell' attuale S.S. 96. Scorreva tra Palo del Colle e Bitetto passando per Bitritto e solcando i terreni dietro Modugno. Poi arrivava nei pressi di San Francesco, scaricando le acque nell’attuale Pineta, poi nell'omonima spiaggia. Tra gli anni 20 e 30 del 1900, in epoca fascista, fu bonificata la Pineta e furono fatti i lavori per la costruzione del canale deviatore, il cosiddetto "Canalone", che è ancora visibile e che rappresenta la parte finale dello scarico delle acque a mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama Villa Lamberti- Deriva da un piccolo torrente ed è quasi un affluente di un'altra lama, Lama Picone. Prende il nome dalla villa settecentesca che si erge nei pressi dello Stadio San Nicola. Il fiumiciattolo partiva un po’ dopo Bitritto, bagnava Villa Lamberti, proseguiva verso Santa Fara, si univa con il torrente Picone e, insieme, scaricavano le acque in quello che viene chiamato, a seconda del periodo storico, lago, palude o slargo di Marisabella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama Picone- È la più grande lama di Bari. Chiaffarata la definisce «il vero fiume di Bari» e poi spiega: «Anticamente era un vero e proprio fiume. E dalla presenza del fiume Picone deriva, al 90 per cento, proprio il nome di Bari da Var uguale “acqua”, “fiume”, poi trasformatosi in Bar e, infine in Bari. In epoca peuceta, quindi prima ancora dei Romani, probabilmente, era un corso d'acqua addirittura navigabile in alcuni tratti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Portava le sue acque da Cassano e da Sannicandro nel nostro territorio ( Loseto - Ceglie - Carbonara ). In questa lama confluivano due torrenti nei pressi di Ceglie, dove iniziava un unico letto torrentizio. Proseguiva poi, scendendo nel quartiere Picone-Poggiofranco e attraversando via Manzoni. Da lì sfociava verso il porto nello slargo di Marisabella, insieme a Lama Villa Lamberti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama Fitta – La lama di Carbonara. L'antico torrente da cui deriva, seguiva per un tratto il corso di Lama Picone, dal lato opposto però. E allora Ceglie e Loseto dovevano sembrare una specie di "Mesopotamia", una porzione di territorio tra due fiumi. Poi scendeva tra quelle che oggi sono corso Alcide de Gasperi e via Fanelli, per raggiungere il mare presso l'odierna spiaggia di Pane e Pomodoro. Sergio Chiaffarata sottolinea: «Lama Fitta è molto importante, soprattutto dal punto di vista storico-archeologico a causa dei numerosi insediamenti rupestri rinvenuti lungo il suo corso, ma non esiste quasi più. Fu costruito, infatti, una sorta di canale deviatore anche qui, anche se molto più corto, che portava le acque in Lama Valenzano: raccoglieva altre acque, e le scaricava attraverso un piccolo "canalone" a Japigia. E’ possibile però notare ancora oggi degli avvallamenti che provano che lì un tempo passava la lama» .Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama Valenzano - Il torrente da cui deriva nasceva a Valenzano, percorreva quella che oggi è via Fanelli, giungeva fino a Mungivacca e sfociava nel mare attraverso il "canalone" di Japigia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama San Marco- Il piccolo corso d'acqua a cui deve la sua origine, prende il nome dalla chiesetta di San Marco, a Japigia, che oggi si trova tra l’Ipercoop e il Polivalente. Rappresenta un importante collegamento tra Lama Fitta e Lama Valenzano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama San Giorgio – Il piccolo fiume era lungo oltre 40 km. Dalle pendici di Monte Sannace in agro di Gioia del Colle, si spingeva nel territorio di Sammichele di Bari, dove assumeva il toponimo di Lama Diumo. Di qui entrava a Casamassima (prendendo il nome di Lama del Bosco Regio) per poi penetrare nel territorio di Rutigliano (con il nome di Vallone Guidotti, Lamone o gravina dell'Annunziata per via della chiesa rurale che la sovrasta). Solo dopo aver attraversato Rutigliano, passava nel territorio di Noicattaro e si dirigeva verso Triggiano. Infine sfociava nel mare a San Giorgio (da qui il suo nome definitivo), proprio dove si trova oggi un camping.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lama Giotta - Ha origine nel territorio di Turi, attraversa i territori di Rutigliano e Noicattaro, sfociando a Torre a Mare, nei pressi di quello che ora è Parchitello. «Ancora oggi - dice Chiaffarata - possiamo considerare la discesa alle spalle della piazzetta di Torre Pelosa, a Torre a Mare, come il segno del passaggio del fiume che le ha dato origine».
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Mariangela Dicillo
Mariangela Dicillo
I commenti
- Fla - Vorrei che emendaste alcune informazioni relative a due dei solchi torrentizi della Conca Barese da voi riportati. In particolare alla Lama San Giorgio. Essa è un corso d'acqua in secca di straordinaria rilevanza idrogeologica, ecosistemica e bioambientale nell'ambito del Sud-Est Barese. Diversamente da quanto da voi riportato, essa non nasce a Noicattaro bensì alle pendici di Monte Sannace in agro di Gioia del Colle. Poi si spinge nel territorio di Sammichele di Bari, dove assume il toponimo di Lama Diumo, quindi entra a Casamassima (Lama del Bosco Regio), di qui pentra nel territorio di Rutigliano (Il Lamone, o gravina dell'Annunziata, per via della chiesa rurale che la sovrasta e di cui avete perfino riportato una fotografia!). Solo dopo aver attraversato Rutigliano, passa nel territorio di Noicattaro, di qui si dirige verso Triggiano ed infine sfocia a mare a Cala San Giorgio, nella frazione San Giorgio di Bari.
- ignazio Schettini - Fla mi contatti per cortesia? 347 52 49 272 Grazie
- Bianca Tragni - Ottima trattazione. Perché non la completate descrivendo i lavori che fece l'Acquedotto Pugliese dopo l'alluvione del 1926? E' da allora credo che le antiche Lame si chiamano "canaloni".
- trione giovanni - volevo conoscere la lunghezza del canalone di Bari .Dove inizia dove finisce ,quali paesi attraversa. io ricordo uno sbocco a mare Zona Trampolino lido ,e l'altra Zona Sud Lido Marzulli / ristorante Transatlantico . Grazie distinti saluti Dott Gianni Trione
- tommaso - bravi signori per questo servizio!Ma gli amministratori le sanno certe cose?Che fanno per preservare quello che è rimasto?Cosa fanno?I Sindaci dovrebbero togliersi la fascia tricolore,e buttarla via.I fatti,i fatti,la concretezza e non comizi:parole parole parole,passerelle....ciao.da tommi.