Terremoti: la Puglia e Bari sono al sicuro? «Sì, ma ci sono le eccezioni»
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lunedì 10 febbraio 2014
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di Vincenzo Drago
Sono diversi giorni che la Grecia occidentale trema, interessando anche la Puglia. Che cosa sta succedendo?
Al centro della nostra attenzione c'è la placca adriatica, che comprende grosso modo la parte orientale della pianura Padana, il mar Adriatico, la Puglia e il mar Ionio. Questa costituisce un prolungamento della placca africana e "spinge" verso nord, entrando in contatto con la placca euroasiatica. Questo continuo scontro sta provocando una rotazione della placca adriatica in senso antiorario che genera dei terremoti nelle aree circostanti, Grecia compresa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi anche la nostra regione rischia di "scuotersi"?
È difficile che l'epicentro di queste scosse possa verificarsi in Puglia. La placca adriatica con la sua rotazione fa vibrare i territori attorno a se, ma è molto rigida, quindi al suo interno è improbabile osservare eventi siginificativi. Può capitare invece che i terremoti situati ai bordi della placca, come ad esempio quelli di Cefalonia, possano farsi sentire anche in Puglia. La possibilità che facciano danni ovviamente è molto ridotta, vista la loro lontananza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure gran parte dell'Italia appeninica non può dormire sogni tranquilli...
Putroppo è così. Statisticamente i forti terremoti che si verificano nella penisola balcanica sono seguiti da eventi simili dal lato opposto della placca, cioè l'Italia. Ad esempio il sisma che devastò l'Irpinia nel 1980 fu preceduto da un evento simile in Montenegro un anno prima. Aggiungo anche che fenomeni così intensi si presentano tre o quattro volte ogni secolo: tenendo conto che sono passati quasi 34 anni da quel giorno terribile, è lecito aspettarsi qualcosa di simile nei prossimi anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dunque la Puglia è solo "spettatrice" di ciò che avviene attorno?
Non sempre. Ci sono scosse anche da noi, soprattutto sotto il Gargano e la Daunia, ma con una pericolosità nettamente minore. Anche se in passato non sono mancate le eccezioni. Nel 1361 il terremoto di Ascoli Satriano fece circa quattromila vittime, nel 1560 l'epicentro fu Barletta con almeno 300 morti, mentre nel 1731 più di 2.500 persone persero la vita nei dintorni di Canosa. Particolare fu quello del 1627, con epicentro tra San Severo e Lesina: in quell'occasione il Gargano fu aggredito da uno tsunami che penetrò all'interno per tre chilometri. Il più forte invece fu quello di Nardò, in Salento, di magnitudo 7.0, dove nel 1743 si contarono 250 decessi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci sono possibilità che Bari venga interessata da terremoti così violenti?
È un'ipotesi abbastanza inverosimile, visto che anche Bari è all'interno della placca. Per farsi un'idea si può consultare la mappa delle zone sismiche in Italia (vedi foto): per legge infatti la nostra penisola è divisa in quattro fasce a seconda della pericolosità sismica. Nella prima, quella più a rischio, rientrano dieci dei 258 comuni pugliesi, tutti sparsi nel Foggiano. Il livello di criticità scende fino alla quarta fascia man mano che ci si sposta più a sud: Bari appartiene alla terza zona, quella a "bassa pericolosità". Ciascuna categoria impone dei criteri anti - sismici per la costruzione degli edifici. L'adattamento a questi parametri però va a rilento un po’ ovunque per un problema di costi, dunque in caso di scosse, anche non eccessivamente forti, il patrimonio edilizio più fragile potrebbe essere soggetto a crolli, soprattutto nei centri storici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ogni volta che il sisma sfocia in tragedia si riaccende il dibattito sulla previsione dei terremoti. Qual è la sua opinione?
Allo stato attuale nessuna tecnica di previsione ha un'affidabilità statistica sufficiente, compresa quella della misurazione del radon, salita alla ribalta dopo la catastrofe dell'Aquila nel 2009. I casi sono tre: si crea l'allarme ma non si verifica il terremoto, non c'è l'allarme ma si verifica il terremoto, c'è l'allarme e il terremoto si verifica. Fin quando non si riduce il campo delle possibilità a quest'ultima ipotesi, cercare di prevedere un sisma è come lanciare un dado.
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