Sannicandro, i resti della scuola per l'Agricoltura: «Era all'avanguardia»
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mercoledì 6 maggio 2015
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di Alessia Schiavone
Chiusa da vent'anni, la scuola si presenta come un agglomerato di cinque fabbricati, tutti inutilizzati, dall'aspetto decisamente trascurato. Chiunque può accedervi, ma bisogna fare molta attenzione a non farsi male. Addentrandosi nei diversi locali, alcuni dei quali ritinteggiati qua e là di graffiti, è infatti difficile non calpestare ferri arrugginiti, vecchi rottami, pezzi di intonaco staccatisi dalle pareti, vetri rotti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Esplorando i diversi spazi, si ha però l'impressione che alcuni frammenti di vita siano ancora intrappolati in quelle mura. Non passano inosservate le cassette della frutta, una sopra l'altra a mo' di montagna, che riecheggiano le giornate in campagna degli studenti. Ancora, sul pavimento ormai sommerso da detriti, si riconoscono pagine di libri e fogli di giornali sbiaditi. Guardandosi un po' intorno, la penombra di quell'ambiente scarno e vuoto è interrotta da fili di luce che entrano dalle tapparelle verdi, chiuse solo a metà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Addirittura in una delle stanze di quella che probabilmente era la vecchia officina meccanica, c'è ancora l'autobus scolastico di colore verde, tagliato però a metà. I sedili color marroncino sono ormai devastati, il motore non c'è più e brandelli di carrozzeria e gomme di pneumatici sono sparsi per il locale. Si tratta dello stesso veicolo che negli anni '70-80 andava a prendere i ragazzi dei paesi limitrofi (Capurso, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle, Gravina, Triggiano) e li portava a scuola. (Vedi foto galleria)
La maggior parte degli studenti infatti veniva da fuori, erano pochi i sannicandresi che frequentavano l’istituto. Per i "forestieri" c'era anche il convitto (a costo zero): un caseggiato dotato di refettorio, sala studio e dormitorio, oggi diventato un rifugio per cani randagi, oltre ad essere punto di ritrovo per senzatetto e drogati. In vista, le ciotole di plastica con acqua e cibo, brandine improvvisate e resti di siringhe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando nacque, intorno al 1960, quella di Sannicandro era una sede coordinata che, insieme con Terlizzi, Palese, Gioia e Ruvo, dipendeva dalla sede centrale di Bari (in via Celso Ulpiani) dove era ubicata la presidenza. C'era un unico preside a gestire le varie succursali dislocate nella provincia ma ciascuna di esse aveva un proprio direttore. Funzionava tutto perfettamente: un connubio tra studio teorico e attività pratica, all'avanguardia. Nonostante fosse un piccolo istituto dava lavoro a molte persone di Sannicandro (operatori tecnici, bidelli, addetti all'azienda, insegnanti).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo i primi due anni si otteneva la qualifica di operatore agricolo specializzato. Il triennio invece ti permetteva di ottenere il diploma in agrotecnico. «Oltre alla matematica, all'italiano, alla chimica e alla fisica, c'erano le materie strettamente pertinenti al settore come agrimensura, agronomia, zootecnica, economia e gestione aziendale - racconta il 54enne Vito, studente dal 1975 al 1980-. Nell’istituto si trovavano capannoni forniti di attrezzature e macchinari all'avanguardia. Imparavamo a conoscere, per esempio, le varie parti dei mezzi agricoli. C'erano gli addetti tecnici che smontavano e rimontavano un trattore davanti ai nostri occhi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alcune ore della giornata erano dedicate al praticantato nell'azienda agricola della scuola. «L'azienda, oggi di proprietà dell'Istituto "De Gemmis", si estendeva per circa 12 ettari ed era tra le più rinomate della provincia. - spiega Franco Chiaromonte, ex insegnante - Ogni giorno i ragazzi avevano a che fare con mandorleti, vigneti e ciliegeti e imparavano a trasformare i prodotti raccolti. Terminati gli studi, non era difficile trovare un impiego.- sottolinea l'uomo, ora in servizio all'istituto di Terlizzi-. Il problema di Sannicandro è stato quello di non essere lungimirante, non accorgendosi della risorsa preziosa che questo settore rappresentava, anche per il futuro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'istituto è sempre stato al centro di diatribe: il suolo era rivendicato dal Comune di Sannicandro (fondo ceduto a basso prezzo da un privato con l'intento di realizzare una scuola), mentre le costruzioni appartenevano alla Provincia. Oggi, in seguito a una soluzione raggiunta solo pochi anni fa, proprietario dei locali è diventato il Comune, tranne due fabbricati rimasti di proprietà dell'istituto professionale di Terlizzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma perché la scuola ha chiuso? C’è chi dice che il Comune, a cui spettava la manutenzione della struttura, a un certo punto non sia stato più in grado di garantire il giusto supporto economico, fino a quando per una questione politica (a detta di alcuni) la scuola è stata costretta ad arrendersi alla realtà e a chiudere. C'è chi invece attribuisce la soppressione della scuola superiore, tra l'altro l'unica a Sannicandro, al notevole calo di iscrizioni registrato negli anni. I cittadini di Sannicandro ricordano con affetto il signor Manchisi, operatore tecnico che andava di casa in casa a convincere coloro che non avevano intenzione di proseguire gli studi a continuare ad andare a scuola. «Fin quando c'è stato lui, si riuscivano a raccogliere una ventina di adesioni», raccontano i sannicandresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A non rispondere fu dunque il territorio e i suoi cittadini. In quel periodo (come anche oggi d'altronde) c'era la tendenza dei ragazzi a scegliere gli istituti tecnici e dopo ancora i licei. Bartolomeo Chimienti, assessore alla Pubblica istruzione durante gli anni in cui l'istituto agrario era in funzione spiega: «L'istituto professionale era considerato un ghetto, una scuola non professionalizzante ma adatta solo a chi non aveva voglia di studiare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E così dopo anni passati nel tentativo di tenere in piedi l’istituto, alla fine, nel 1995, si è deciso di chiuderlo. Bartolomeo, che insieme con molti altri si è battuto per la sopravvivenza della scuola, si sta oggi attivando personalmente per dare forma al progetto di trasformare l'ex l'Istituto in un centro sociale, pur di non lasciarlo abbandonato così com’è. Il tempo ci dirà se questo edificio tornerà a essere di nuovo calcato da giovani, anche se visto quanti laureati si stanno di nuovo buttando nell’agricoltura pur di lavorare, non sarebbe male avere a disposizione un posto dove imparare di nuovo a coltivare la terra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Alessia Schiavone
Alessia Schiavone
I commenti
- giuseppe - ottimo articolo
- vito55 - Bisogna incentivare questo tipo di scuola e non lasciarle morire perché è l'agricoltura attualmente l'unico sbocco al lavoro.
- concetta - brava Alessia! Quando passo davanti a quella scuola mi si stringe il cuore, perché la ricordo viva e vitale e oggi con il ritorno all'agricoltura sarebbe un grosso supporto per quanti volessero intraprendere con le dovute conoscenze (che ahimè oggi tra quanti praticano l' agricoltura nel nostro paese sono poche) l'attività agricola oggi molto rivalorizzata. Ma per smuovere la nostra comunità che vive ormai di ricordi adagiata in un dolce letargo, c'è bisogno che i giovani (quelli che ancora non sono scappati via) si rimbocchino le maniche, si uniscano e combattano per far rivivere con il loro entusiasmo e la loro forza il nostro piccolo paese.
- Giuseppe Continolo - Sono stato studente forse nell'anno1965 poi passato alTecnico di Alberobello poi laureato in Medicina Vetetinaria il 1978Vorrei recuperare l'attestato di Operatore agricolo come posso fare Manchisi era un mio collega di allora.attendio riscontro .Grazie