Ore 5.30 di mattina, suona la sirena: c'è il mercato dei fiori di Terlizzi
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lunedì 11 maggio 2015
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di Eva Signorile
Qui la giornata inizia che è ancora notte. Attraversiamo chilometri di campagna al buio prima di raggiungere l’ingresso dei grossisti. Quando arriviamo, la fila di furgoni e piccoli camion è già molto lunga. Hanno i fari e i motori spenti, qualcuno sonnecchia con la testa sul volante, qualcun altro sul sedile: attendono tutti il momento di entrare. A noi toccherà l’ingresso principale, sul lato opposto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un dipendente ci guida per corridoi che il mercato condivide con gli uffici del Comune. Dal locale in cui ci troviamo, possiamo godere di una vista privilegiata su tutta la zona sottostante: l’area mercatale vera e propria . «Parliamo di 3600 mq solo in “platea”, la zona del mercato riservata esclusivamente ai fiori freschi», ci dice con orgoglio Filippo Caputo, direttore del mercato. La merce esposta è tutta locale. Piante e fiori sono prodotti nei dintorni: Giovinazzo, Molfetta, Ruvo, Andria e, chiaramente, Terlizzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La vita dentro comincia come detto prestissimo: i grossisti sono qui almeno dalle 5 e, fino all’arrivo dei primi clienti, è tutto un gran daffare. Si spostano carrelli carichi di piante, si sistemano cassette traboccanti di fiori, si scelgono le disposizioni migliori per valorizzare la mercanzia. Da quassù, i colori si compongono e si scompongono in nuove geometrie, come vetrini in un caleidoscopio: gerbere, girasoli, surfinie, aromatiche, persino viburno e alberi di limone. Un paradiso per gli appassionati di botanica e giardinaggio. Alle 5:30, il quadro è definitivamente composto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La sirena trova pronti tutti tranne noi che da quassù sobbalziamo, malgrado fossimo stati avvertiti. È questione di pochi secondi. Per un attimo, tutto sembra quasi sospeso: non si spostano più carrelli, i fiori sono già ordinati come cadetti al giuramento, i venditori sono ai loro posti. Qualche secondo dopo, l’area è piena di gente: sono gli acquirenti che si riversano nel mercato proprio al suono della sirena e un nuovo, frenetico movimento riprende senza sosta. È tempo di scendere fra quei colori. E quei profumi. (Vedi video)
Filippo Caputo ci fa da guida. Maggio è il mese migliore per il mercato dei fiori, ci spiega. È il tempo delle mamme e delle spose: tempo di affari. Attualmente nel mercato ci sono 180 espositori ma fino a 6-7 anni fa oscillavano fra i 400 e i 450: la concorrenza con i Paesi extraeuropei sta mettendo in ginocchio molti produttori. «Dobbiamo rispettare norme drastiche come la normativa sulla sicurezza e quella sull’uso di fitofarmaci non dannosi per l’ambiente – ci spiega Caputo –, tutte norme giustissime che però non sono altrettanto richieste in altri Paesi al di fuori dell’Unione Europea». Ci sono zone in cui viene ancora usato il Ddt, per esempio, che in Italia è vietato dal 1978. Questa differenza nelle normative abbassa i costi di produzione delle piante provenienti dall’estero e fa sì che vengano vendute a prezzi nettamente inferiori rispetto a quelle italiane. E molti non ce la fanno a reggere la concorrenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Domenico De Ceglia, produttore principalmente di “anthurium” quei fiori eleganti, generalmente rossi, rosa o verdi, formati da una spata (una specie di unico, grande petalo, da cui si erge uno "spadice", cioè un'infiorescenza), conferma le difficoltà che il settore sta attraversando. I suoi fiori sono però dei piccoli capolavori, disposti ordinatamente in lunghe scatole, i gambi ben piantati in singole fialette d’acqua, divisi per forme e colori e protetto ognuno da un sacchetto di plastica forato per permettergli di respirare. Domenico ci svela un segreto: «Li impacchettiamo uno a uno, a mano». C’è chi si preoccupa di dividerli per qualità e dimensioni, qualcun altro provvede a proteggerli con la bustina opportunamente forata e sagomata, un altro ancora li infila in scatola e li fissa con il nastro adesivo, uno per uno. Gesti antichi che sorprendono. «Comprare una macchina che li selezioni e li confezioni sarebbe oneroso – ci spiega De Ceglia – e poi potrebbero rovinarsi». A guardarli, così ritti e fieri nelle loro scatole, l’ipotesi ci appare devastante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma maggio è mese di mamme e di spose. E di rose: il mercato ne trabocca. Anche il mondo dei fiori è però legato alle mode. «Il colore delle rose è strettamente collegato con quello dell’abito della sposa - ci racconta Gregorio Paduanelli, produttore florovivaistico – e quest’anno vanno molto i toni pastello, il classico bianco e anche il verde. E poi la rosa color glicine». Si tratta di un’eterna sfida per i produttori. «Non è facile stare al passo – continua Gregorio –. Per produrre un rosa ci vuole un anno, nel frattempo però magari la moda è cambiata e ti trovi improvvisamente fuori mercato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma quanto costa una rosa? Al dettaglio sappiamo che il suo prezzo si aggira sui 4/5 euro, ma all'ingrosso? Ci risponde sempre Gregorio: «La produzione delle rose richiede una spesa di circa 2,50 centesimi di euro. Di conseguenza ogni singolo fiore deve essere venduto all'ingrosso a non meno di 70-80 centesimi». Il ricarico del commerciante quindi non è affatto irrisorio: è di 5-6 volte superiore al costo d'acquisto al mercato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma questo viaggio tra i fiori ci serve anche a sfatare il mito shakespeariano secondo cui la rosa manterrebbe il suo profumo anche se le cambiassimo il nome: ahimè, l’amara verità è che le rose non sono tutte profumate. Le varietà selezionate come fiori recisi sono anzi quasi sempre inodori, per quanto belle possano essere. Questo perché, ci spiegano, si è scoperto che c’è una relazione tra profumo del fiore e durata in acqua. In sintesi: meno profumano, più durano. Così, la singolare rosa “Fiesta” che ci mostra Giuseppe Ciccolella è sì un piccolo capolavoro color panna screziato di rosa confetto che ricorda un po’ le gomme panna-fragola della nostra infanzia, ma completamente priva del profumo che la sua bellezza meriterebbe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le rose profumate le ritroviamo presso Mauro Vino, produttore di Terlizzi. «Sono rose inglesi», ci spiega indicando gli arbusti dal fogliame verde scuro su cui si pavoneggiano grosse rose rosa le cui corolle si attorcigliano intorno a un cuore color albicocca. Quella che ci fissa al di sopra del fogliame scuro è una “Augusta Luise”, un ibrido tedesco in realtà: è nata nel 1999 per celebrare il 250esimo anniversario della nascita dello scrittore e poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe ed è dedicata alla contessa Augusta Luise zu Stolberg-Stolberg che era amica e corrispondente del celebre intellettuale. Perché spesso, per comodità, si definiscono “inglesi” tutte quelle rose che hanno una forma diversa rispetto a quelle tradizionalmente conosciute. «E’ da un paio d’anni che stanno prendendo piede – afferma Vino -. Le varietà da giardino sono particolarmente apprezzate per la resistenza alle malattie e al forte calore e perché si adattano facilmente ai nostri terreni, oltre che per il loro intenso profumo».
Ci guardiamo intorno. Non sono ancora le 7 e già il mercato mostra larghi spazi vuoti: gli affari si sono conclusi in un breve arco di tempo. Molti clienti sono già in viaggio verso i loro servizi commerciali e già qualche grossista comincia a smobilitare l’invenduto. Domani, prima dell’alba, si ricomincerà.
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Carlo Gelardi) le voci e i colori del mercato dei fiori di Terlizzi:
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