Arrampicate sui muri, salti e acrobazie: il parkour made in Puglia
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lunedì 22 ottobre 2012
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di Vincenzo Drago
«A noi piace definirla come arte dello spostamento», spiega l'istruttore Giulio De Magis. «È una pratica fisica e mentale, nonchè una forma d'arte, in quanto libera espressione del corpo senza competizioni e regole predefinite. L'obiettivo è cercare la massima efficienza del proprio corpo, modulando i rischi in base alle proprie capacità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Strade, muri, ringhiere, scalinate: tutto può diventare terreno fertile per gli appassionati di questo sport, chiamati anche "tracciatori". La parola deriva dal francese "traceurs", che in italiano significa "pallottole", così come venivano soprannominati i pionieri del parkour che si muovevano come funamboli alle porte di Parigi. Uno di loro era il celebre David Belle, diventato poi una star grazie alle sue perfomance atletiche nel film "Banlieue 13".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E il bello è che non ci sono limiti di età. «Tutti possono esercitarsi, grandi e piccini, se consapevoli dei propri limiti e soprattutto seguiti da un esperto», chiarisce De Magis. «Si comincia rinforzando il fisico con esercizi a corpo libero e gradualmente si passa alle tecniche di approccio agli ostacoli. Inutile negarlo, il pericolo di farsi male esiste, ma è una cosa comune a tutti gli sport».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La possibilità d'infortunarsi aumenta parecchio in mancanza di un insegnante. E sono tanti i ragazzi incoscienti che senza controllo pensano di poter saltare tranquillamente su tetti e balconi: nel 2010 a Bologna un 13enne morì per essere precipitato dal terrazzo della sua scuola, dopo un volo di 10 metri. «Certo, c'è il rischio dell'emulazione - risponde De Magis - ma la responsabilità è di chi dovrebbe sorvegliare i ragazzi incauti. Noi ci prepariamo con coscienza e non possiamo limitare la nostra attività solo perchè ce lo chiedono alcuni scettici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
De Magis conclude sottolineando l'aspetto "sociale" della disciplina. «Spesso - sottolinea - abbiamo tenuto lezioni in zone lasciate al degrado, dandole nuova vita. La curiosità cattura i passanti e noi ci impegnamo a tenere pulito il luogo d'allenamento e a non invadere le proprietà private. I giovani lasciano la tv e riscoprono gli spazi comuni: la strada è considerata pericolosa, ma lo è soltanto se non la conosciamo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per informazioni sul parkour: http://www.facebook.com/rhizai.it?ref=ts&fref=ts.
Il video di un workshop di parkour:
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