di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna

Villa Bonomo svelata: viaggio nell'antica dimora nascosta da sempre agli occhi dei baresi
BARI – Una sontuosa dimora storica di Bari che, dopo essere stata da sempre nascosta agli occhi dei baresi, è oggi finalmente visibile in tutta la sua magnificenza. Parliamo di Villa Bonomo, la più grande delle antiche residenze di via Amendola, che dallo scorso giugno ha aperto al pubblico il suo giardino di 20.000 metri quadri ricco di alberi secolari, piante e vasi ornamentali. (Vedi foto galleria)

Una passeggiata nel parco permette quindi ora, seppur attaverso un cancello, di ammirare questo grandioso edificio con chiesetta privata, che nella sua lunga esistenza, tra le altre cose, ha ospitato Josip Broz Tito. Fu infatti qui che il maresciallo, dopo essere stato curato da alcune ferite riportate durante la Seconda guerra mondiale, incontrò Randolph Churchill (figlio di Winston), ufficiale britannico a capo delle operazioni militari in Jugoslavia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma qual è la storia di questa leggendaria villa?

Nel libro “Ville e giardini di Bari tra l’800 e il 900” di Michela Tocci e Giuseppe Romanelli, si legge che fu costruita tra la fine del 700 e gli inizi dell’800 come un semplice casino agricolo nell’allora contrada “Pezza del Sole”. In origine proprietà dei coniugi Mancazzo e Pappagallo di Molfetta, nel 1806 fu acquistata dal ricco commerciante barese Giovan Battista De Mona, che vi aggiunse terreni agricoli e vigneti circostanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1887 la tenuta, ulteriormente ampliata, fu ceduta per estinguere un debito al marchese Giovanni Diana, banchiere e imprenditore mercantile, già proprietario di Palazzo Diana in piazza Massari. A questa famiglia si deve la trasformazione definitiva da fabbricato agricolo a elegante luogo di villeggiatura e svago.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I Diana restaurarono la dimora in stile neogotico, molto in voga all’epoca, e provvidero a costruire la cappella, i gazebi in ferro, le fontane e le statue ornamentali che adornano il ricco giardino. Infine nel 1934, dopo altri passaggi, l’immobile venne acquistato dalla famiglia Bonomo che ancora lo detiene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La villa si staglia su via Amendola, una delle tre arterie baresi (assieme a via Fanelli e corso de Gasperi) ricche di splendide dimore in stile liberty. Attualmente sulla strada ne sono presenti otto, anche se tante sono state abbattute nel corso degli anni: da Villa Labriola a Villa Vera, passando per Villa Tilde.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il monumentale ingresso si trova al civico 176 della trafficata via: un arcone a tutto sesto, delimitato da semicolonne binate, sul quale capeggia uno stemma raffigurante uno spadino, un ramoscello in fiore e un giglio. Ai lati del portale troviamo invece due strutture più basse con finestre arcuate, sovrastate da una balaustra in pietra. Alzando lo sguardo notiamo anche due torrette con bifore, gialle e rosse, svettare sull’androne voltato che immette al grande parco antistante la villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accediamo quindi al Parco Bonomo (il cui restauro è stato curato dallo studio architettura Ferrari) tramite un ingresso secondario, situato a pochi metri sulla destra. La vasta area verde, vincolata dalla Sovrintendenza, è stata ceduta dalla famiglia proprietaria della residenza alla società Ined. Quest’ultima d’accordo con il Comune di Bari, nell’ambito di un piano di lottizzazione della zona, ha annesso il giardino al nuovo adiacente complesso Abiparco, rendolo comunque fruibile al pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Entrando ci ritroviamo in un’incantevole oasi verde che comprende ulivi, palme, cipressi, pini d’Aleppo, cespugli di corbezzoli, alloro e pitosforo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Superiamo dei “salottini” con moderne panchine in legno per raggiungere un viale di circa 250 metri, del quale a stento si riesce a scorgere la fine. Lo percorriamo costeggiando una lunga serie di vasi ornamentali con volti femminili e decorazioni vegetali: alcuni sono gli originali ottocenteschi, altri riproduzioni recenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A metà del sentiero vi è una piazzola che conduce all’anfiteatro “di verzure”. Si tratta di uno spazio teatrale con quinta scenica realizzata da piccole piantumazioni: ispirato ai giardini all’italiana del XVIII secolo è destinato a eventi e spettacoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il viale porta davanti a un cancello nero, quello che separa il parco pubblico dalla villa privata. Lo superiamo e veniamo accolti da due leoni in pietra, accovacciati ai piedi di due lampioncini, tra uno “zerbino” di maioliche. Passeggiando tra aiuole, palme e arbusti ci fermiamo incantati davanti a un’ampia fontana monumentale, cinta da una ringhiera in ferro, popolata da numerose statue raffiguranti figure femminili con tuniche ondulate e fanciulli infreddoliti.

Oltre questa si erge il nobile prospetto chiaro della residenza: si sviluppa su due livelli con una terrazza, limitata da una balaustra traforata, dove svetta un torrino con bifore neogotiche, realizzato successivamente alla costruzione. La simmetrica e bianca facciata neoclassica è invece arricchita da decori ornamentali liberty.

Il piano terra è caratterizzato da linee orizzontali che simulano i conci, quello superiore invece è impreziosito da quattro lesene scanalate in stile dorico tra le quali si aprono le verdi finestre. Queste sono sormontate da bassorilievi con soggetti zoomorfi e fitomorfi. Al di sopra una trabeazione a metope e triglifi “regge” un cornicione leggermente aggettante.

Spostandoci sulla nostra destra ci imbattiamo in uno degli eleganti gazebi in ferro che adornano il giardino, e infine nella rosea chiesetta con portale architravato sovrastato da un piccolo rosone. É qui che si sono svolte tutte le funzioni religiose famiglia Bonomo: battesimi, comunioni, cresime e matrimoni fino al funerale di Lorenzo Bonomo qualche anno fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

F
amiglia Bonomo che ha dato i natali a valorosi componenti del mondo militare, medico e artistico. Il generale e medico Lorenzo, "eroe in camice bianco" durante la Prima guerra mondiale, promosse l’istituzione del Policlinico di Bari e favorì, con lasciti e donazioni, la costruzione di altre strutture sanitarie tra cui l'Ospedale militare in corso Alcide de Gasperi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il figlio Vincenzo invece, colui che acquistò la villa nel 1934, fu un celebre chirurgo e personaggio di spicco della cultura barese. Fondò, con altri intellettuali, l’Accademia di Studi Superiori Phoenix e diresse la rivista medica Puglia Sanitaria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fu lui che la notte del 3 giugno del 1944, sul finire della Seconda guerra mondiale, accolse nella sua villa il capo dei partigiani jugoslavi Josip Broz Tito, condotto di nascosto a Bari dai russi per sfuggire all’assedio tedesco. Nella dimora Tito incontrò in gran segreto Randolph Churchill, ufficiale a capo delle operazioni militari in Jugoslavia e figlio del primo ministro Winston.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dagli anni 70 la villa divenne invece un cenacolo di noti artisti, musicisti e architetti di fama internazionale. E questo grazie al medico e professore Lorenzo (figlio di Vincenzo) e a sua moglie Marilena, che nel 1971 aprì a Bari, in via Nicolò dell’Arca, la prima galleria d’arte contemporanea del capoluogo.

In quarant’anni di attività i due hanno portato in città i più grandi artisti dell’epoca: Alighiero Boetti, Sol Lewitt, Giulio Paolini, Jannis Kounellis, Joseph Beuys. Non solo, qui sono stati ospitati Lou Reed e Laurie Anderson, il regista Wim Wenders e gli architetti Renzo Piano e Tomas Maldonado.

Tutti personaggi che hanno avuto l’onore di visitare questa villa, vero e proprio monumento barese, finalmente visibile anche a noi comuni cittadini. 

(Vedi galleria fotografica)


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