di Caterina Palumbo - foto Fabio Voglioso

Affacciati sul parcheggio di Polignano i resti di una masseria seicentesca: Starsa Nuova
POLIGNANO A MARE –  Raggiungendo in auto Polignano a Mare quasi sicuramente si farà tappa nella zona di San Francesco: una grande area situata a sud-ovest del centro cittadino dove è possibile parcheggiare la propria macchina. Da qui si procede poi a piedi per viale San Francesco d’Assisi, strada che conduce nel centro storico, non prima però di aver affiancato un lungo muro in pietra su cui fa capolino la facciata di un’antica chiesetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di ciò che resta della masseria “Starsa Nuova”: un raffinato complesso costruito tra il 1600 e il 1651 dai Rudolovich, ricchi feudatari originari della Dalmazia stabilitisi a Polignano. La famiglia dedicò la tenuta a proprio luogo di villeggiatura estiva, edificando un grande fabbricato fortificato di pianta quadrata dotato anche di un ponte levatoio che permetteva di attraversare un fossato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La residenza passò poi nella metà dell’800 ai conti Miani, prima di andare incontro al proprio degrado, iniziato con un’alluvione avvenuta a cavallo dei due secoli, che distrusse gran parte della struttura. L’edificio principale fu in seguito venduto e diviso tra vari proprietari e infine ceduto a un costruttore che negli anni 80 del 900, dopo averlo abbattuto, ci costruì sopra alcune moderne palazzine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così oggi della masseria rimane solo la cappella predetta dedicata a Sant’Oronzo, un pergolato con colonne corinzie e un’edicola che un tempo ospitava una fontana. Il tutto però inserito in un secolare frutteto che rende l’insieme affascinante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo così andati a visitare l’antica masseria (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi a Polignano a Mare in viale San Francesco d’Assisi, nei pressi della scuola d’infanzia dedicata anch’essa al patrono d’Italia. Ed ecco apparire davanti ai nostri occhi la parete in pietra che delimitava la masseria. Presenta delle fessure ad arco ed è separata dalla strada da un basso muretto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al centro della parete si stacca come edificio aggettante la piccola chiesa di Sant’Oronzo, che dà anche il nome al rione in cui ci troviamo. Leggendo gli scritti dello storico polignanese Gianni Talenti, scopriamo che la chiesetta era utilizzata da tutti i polignanesi, soprattutto contadini, che qui si riunivano chiedendo protezione per il proprio raccolto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’edificio è ridotto a rudere, è ricoperto da un’edera rampicante, anche se conserva ancora la graziosa facciata arricchita da un timpano triangolare posto sull’entrata parzialmente murata. La cappella è sopraelevata e si erge su un passaggio ad arco con volta a botte da cui passava l’acqua che un tempo riempiva il fossato. Quest’ultimo oggi ridotto a uno stretto passaggio cementato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per visitare ciò che si trova all’interno delle mura, dobbiamo circumnavigare la parete per girare prima in via Fumagalli e dopo in via Ardito. Ci ritroviamo così davanti a un cancello che ci viene aperto dal signor Giovanni Biasi, proprietario del suolo da svariati decenni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Entriamo quindi in un vasto campo dove a dominare ci sono ulivi dalle forme sinuose, alberi colmi di agrumi dai colori accesi e nespoli. Un antico frutteto arricchito da vialetti e pozzi da sempre denominato il “pometo del vescovo”, perché pare che nel 700 sia stato curato e vissuto dal potente e rispettato monsignor Mattia Santoro. 

Il signor Biasi ci conduce ora davanti a quella che era l’entrata secondaria della chiesetta di Sant’Oronzo. Il proprietario ci chiede di non accedere per questioni di sicurezza, ma già dall’esterno si capisce che l’ambiente è orfano di qualsiasi oggetto che possa rimandare al suo glorioso passato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Qui ci ho battezzato l’ultimo dei miei figli, nonostante già all’epoca l’edificio fosse malmesso -  ricorda il signore -. Purtroppo tra l’800 e il 900 a causa di un’alluvione si verificò il crollo di parte della cinta muraria. La chiesetta si salvò in parte, ma da quel momento si assistette al degrado del complesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La cappella è sempre stata intitolata a Sant’Oronzo, ma del santo non vi è traccia nell’iconografia religiosa polignanese. Si pensa quindi che sia stata dedicata al quarto figlio del marchese, che portava proprio quel nome.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dall’entrata principale, che avevamo ammirato su via San Francesco, si accedeva attraverso una scala in pietra, i cui resti sono ammassati mestamente all’interno del giardino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Adiacente alla chiesa si trova poi un pergolato delimitato da graziose colonnine corinzie in tufo bianco che adornano quella che era una cisterna di raccolta dell’acqua. Un insieme che ricorda gli implivium dei giardini romani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Andiamo infine ad ammirare quella che era la fontana monumentale del complesso, la cui vasca è oggi occupata da colorati alberelli di arance. A delimitare la struttura c’è un’alta parete in pietra su cui fanno capolino numerosi pumi pugliesi. Questi ultimi venivano un tempo utilizzati per abbellire balconi e balaustre e rappresentano un simbolo di prosperità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A dominare l’impianto si trova una grande nicchia ad arco semicircolare in pietra arricchita da pilastrini architravati. Al suo interno un tempo fuorisciva acqua limpida dalla bocca di un angioletto riccioluto. Guardando con attenzione riconosciamo la figura alata: è ormai ricoperta dalla muffa, ma lascia immaginare la delicatezza che la contraddistingueva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Salutiamo a questo punto la nostra guida, usciamo dall’orto, ma prima di lasciare definitivamente il complesso bussiamo all’adiacente scuola materna San Francesco d’Assisi. Le maestre ci permettono infatti di salire su una scala esterna che ci porta sul tetto dell’asilo, dal quale possiamo avere una panoramica di tutta l’area della Starsa Nuova.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte a noi si ergono le palazzine sorte sull’edificio principale della masseria, in basso invece ecco il pometo in tutta la sua bellezza, simbolo di una nobile e silenziosa Polignano che non esiste più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)
 


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Siamo quindi a Polignano a Mare in viale San Francesco d’Assisi, nei pressi della scuola d’infanzia dedicata anch’essa al patrono d’Italia
Ed ecco apparire davanti ai nostri occhi la parete in pietra che delimitava la masseria
Presenta delle fessure ad arco...
...ed è separata dalla strada da un basso muretto
Al centro della parete si stacca come edificio aggettante la piccola chiesa di Sant’Oronzo, che dà anche il nome al rione in cui ci troviamo
L’edificio è ridotto a rudere, è ricoperto da un’edera rampicante, anche se conserva ancora la graziosa facciata arricchita da un timpano triangolare posto sull’entrata parzialmente murata
La cappella è sopraelevata e si erge su un passaggio ad arco con volta a botte da cui passava l’acqua che un tempo riempiva il fossato
Quest’ultimo oggi ridotto a uno stretto passaggio cementato
Per visitare ciò che si trova all’interno delle mura, dobbiamo circumnavigare la parete per girare prima in via Fumagalli e dopo in via Ardito. Ci ritroviamo così davanti a un cancello che ci viene aperto dal signor Giovanni Biasi, proprietario del suolo da svariati decenni
Entriamo quindi in un vasto campo dove a dominare ci sono ulivi dalle forme sinuose...
...alberi colmi di agrumi dai colori accesi...
...e nespoli
Un antico frutteto arricchito da vialetti e pozzi da sempre denominato il “pometo del vescovo”, perché pare che nel 700 sia stato curato e vissuto dal potente e rispettato monsignor Mattia Santoro
Il signor Biasi ci conduce ora davanti a quella che era l’entrata secondaria della chiesetta di Sant’Oronzo. Il proprietario ci chiede di non accedere per questioni di sicurezza, ma già dall’esterno si capisce che l’ambiente è orfano di qualsiasi oggetto che possa rimandare al suo glorioso passato
«Qui ci ho battezzato l’ultimo dei miei figli, nonostante già all’epoca l’edificio fosse malmesso -  ricorda il signore -. Purtroppo tra l’800 e il 900 a causa di un’alluvione si verificò il crollo di parte della cinta muraria. La chiesetta si salvò in parte, ma da quel momento si assistette al degrado del complesso»
Dall’entrata principale, che avevamo ammirato su via San Francesco, si accedeva attraverso una scala in pietra, i cui resti sono ammassati mestamente all’interno del giardino
Adiacente alla chiesa si trova poi un pergolato delimitato da graziose colonnine corinzie in tufo bianco che adornano quella che era una cisterna di raccolta dell’acqua
Un insieme che ricorda gli implivium dei giardini romani
Andiamo infine ad ammirare quella che era la fontana monumentale del complesso...
...la cui vasca è oggi occupata da colorati alberelli di arance
A delimitare la struttura c’è un’alta parete in pietra su cui fanno capolino numerosi pumi pugliesi
Questi ultimi venivano un tempo utilizzati per abbellire balconi e balaustre e rappresentano un simbolo di prosperità
A dominare l’impianto si trova una grande nicchia ad arco semicircolare in pietra arricchita da pilastrini architravati. Al suo interno un tempo fuorisciva acqua limpida dalla bocca di un angioletto riccioluto
Guardando con attenzione riconosciamo la figura alata: è ormai ricoperta dalla muffa, ma lascia immaginare la delicatezza che la contraddistingueva
Salutiamo a questo punto la nostra guida, usciamo dall’orto, ma prima di lasciare definitivamente il complesso bussiamo all’adiacente scuola materna San Francesco d’Assisi. Le maestre ci permettono infatti di salire su una scala esterna che ci porta sul tetto dell’asilo...
...dal quale possiamo avere una panoramica di tutta l’area della Starsa Nuova. Di fronte a noi si ergono le palazzine sorte sull’edificio principale della masseria...
...in basso invece ecco il pometo in tutta la sua bellezza, simbolo di una nobile e silenziosa Polignano che non esiste più



Caterina Palumbo
Scritto da

Fabio Voglioso
Foto di

Lascia un commento


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)