di Giancarlo Liuzzi e Laura Daloiso - foto Rafael La Perna

Maestosa e nascosta: è Villa Grassi, simbolo della borghesia tedesca che giunse a Bari nell'800
BARI – È una delle antiche dimore più grandi e maestose di Bari, simbolo della borghesia tedesca che si stabilì in Puglia nel XIX secolo. È questa la descrizione di Villa Grassi, residenza di fine Ottocento dotata di un verdeggiante giardino, decori, statue in pietra e scalinate monumentali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una struttura che occupa un intero isolato del quartiere San Pasquale compreso tra via Annibale di Francia, via Postiglione, via dei Mille e via Celso Ulpiani, ma la cui facciata principale risulta nascosta agli occhi dei baresi. Questo perché è circondata da un alto muro perimetrale, da una fitta vegetazione e da alcuni palazzi costruiti attorno ad essa. (Vedi foto galleria)

L’imponente villa, che oggi è sede di una comunità educativa per minori, rappresenta una delle numerose ed eleganti dimore costruite da ricchi imprenditori tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 nell’allora contrada Graziamonte. Alcuni di essi erano giunti a Bari dalla Germania per i loro affari e in questa zona, un tempo circondata da aperta campagna, edificarono le loro sontuose case.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Villa La Rocca fu fondata ad esempio dai Marstaller, Villa Roth venne realizzata dai Seiz e Villa Grassi fu voluta da Augusto Hausmann e sua moglie Antonia Feistkorn. La coppia, originaria di Hannover, tra il 1880 e il 1896 acquistò infatti diversi terreni di ulivi, mandorli e alberi da frutta sui quali poi fece costruire l’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dimora che passò successivamente al loro figlio Ernesto per essere poi venduto nel 1930 all’ingegnere Nicola Grassi, dal quale prese il suo attuale nome. Quest’ultimo, nel 1951, lo cedette infine all’ordine religioso delle Figlie del Divino Zelo che vi realizzarono una comunità per minori provenienti da famiglie in difficoltà. Una funzione sociale che svolge tuttora con il nome di Annibale Maria di Francia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo così andati a visitare Villa Grassi, . In via Annibale di Francia, lì dove si trova l’entrata del complesso, si riesce però a intravedere la parte retrostante dell’antica villa, preceduta da un immobile di più recente fattura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad accoglierci ci sono suor Lisa e Isabella Picci, rispettivamente responsabile e coordinatrice della comunità. «La villa fu comprata dalla congregazione nel 1951, in occasione del centenario della nascita del nostro fondatore, Annibale Di Francia – ci spiegano le guide indicandoci un busto posto nel giardino raffigurante il sacerdote -. Tra il 1965 e il 1970 fu poi realizzata un’altra struttura che ospita alloggi per ragazze universitarie, un asilo privato, un centro diurno e anche una chiesa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo la parte retrostante di Villa Grassi che avevamo visto dalla strada. Ai piedi dell’immobile è presente una scalinata, “vegliata” da leoni in pietra e, ai due lati, le statue raffiguranti Renzo e Lucia, opera dell’antica ditta barese De Filippis.

Si presenta su due livelli (più un piano interrato), dei quali il primo con un bugnato a fascia e un corpo centrale aggettante in corrispondenza dell’ingresso, sovrastato da un’ampia vetrata al livello superiore. Più in alto una cornice marcapiano e una fine balaustra delimitano il perimetro del terrazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spostandoci sul fianco destro notiamo come la composizione architettonica si arricchisca di altri particolari elementi, non frequenti nelle dimore baresi, come il bovindo, scandito da colonne e finestre con persiane verdi, il quale è presente anche sul lato opposto dell’immobile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Per poter andare ad ammirare la facciata principale della villa dobbiamo passare dal verdeggiante giardino, tra alte palme, pini e cipressi secolari tra i quali svetta un rigoglioso Ficus macrophylla, conosciuto come “albero strangolatore” poiché propaga le sue radici attorno al tronco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre le fronde scorgiamo anche il vecchio ingresso murato della proprietà, che dà su via Celso Ulpiani. A poca distanza notiamo invece una serie di locali dismessi, che costituivano i vecchi magazzini e le stalle della villa. «Vorremmo restaurarli e trasformarli in piccoli appartamenti per le giovani ragazze che crescono qui – ci dice suor Lisa –. Diventate maggiorenni lasciano la villa e purtroppo spesso non sanno dove andare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il vasto parco prosegue con aiuole circolari di arbusti, ulivi, falso pepe, agavi e siepi, divise tra loro da stretti ma suggestivi sentieri, segnati da muretti in pietra. Ai piedi di uno di questi, la nostra guida ci fa notare delle larghe lastre, coperte di muschio ed erba, che chiudono un’apertura nella roccia. Si tratta di una grotta sotterranea menzionata nell’originario atto di acquisto dei terreni del 1880, ma purtroppo non perlustrabile. 

Raggiungiamo finalmente la facciata principale della villa che ci lascia davvero incantati per la sua maestosità e imponenza, raramente riscontrabili in altre dimore nobiliari baresi. La struttura si innalza su tre livelli (dei quali l’ultimo costruito in epoca successiva) e, pur seguendo uno schema compositivo classico, rimanda a raffinati modelli architettonici esteri probabilmente voluti dagli originali costruttori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Colpiscono le ampie terrazze balaustrate, realizzate sui due corpi aggettanti laterali, unite tra loro da una lunga balconata centrale. Si nota inoltre come l’intero edificio sia costruito su una piccola altura, che ne accentua ulteriormente l’altezza. “Collinetta” che è stata spianata sul fianco con la costruzione di due scale circolari, adornate di pregiati vasi con motivi vegetali e antropomorfi, che ci conducono a un ampio loggiato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Saliti i gradini ci troviamo quindi dinanzi all’ingresso formato da tre arcate a tutto sesto che poggiano su doppie colonne tuscaniche. Attraverso una porta accediamo a un salone, coperto da una volta a padiglione, impreziosita da insolite e colorate decorazioni di stampo orientale, realizzate in epoca successiva alla costruzione della villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scorgiamo una fascia perimetrale dai colori oro, verde e blu oltremare con draghi antropomorfi, vasi stilizzati con figure geometriche, e raffigurazioni di boccioli di fiori che si estendono, come un cielo stellato, su tutto il soffitto

Simili decori che troviamo in una stanza adiacente, un tempo unita al salone da un ampio arco, ora murato. Abbassiamo lo sguardo e, sui pavimenti, notiamo anche le originali cementine dai toni caldi. Ci spostiamo ora in un'altra sala, su cui si apre il bovindo, il cui soffitto ligneo a cassettoni è intarsiato con rosette, forme geometriche e una stella a sei punte nel centro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo sui nostri passi e un elegante vano, delimitato da arcate a mo’ di vestibolo, ci introduce allo scalone della dimora: una delle “chicche” architettoniche della villa. Dinanzi a noi si dirama una rampa monumentale che si innalza per i tre livelli dell’immobile, illuminata a giorno da un’ampia vetrata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La percorriamo osservando le pareti laterali, impreziosite da lesene e colonne con capitelli corinzi, che scandiscono in diverse cornici l’intero ambiente, reggendo un fine cornicione e un lunettone a ridosso della volta. Questa si presenta a botte, con sfondo grigio e bianchi riquadri contenenti rosette in gesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’elegante scala con ringhiera in ferro ci porta al secondo piano. Superiamo una porta in legno e, attraverso una ripida scala a chiocciola realizzata con lastre di pietra, raggiungiamo la terrazza. Non prima però di aver calpestato un pavimento realizzato con gli “avanzi” delle raffinate piastrelle piastrelle che un tempo ornavano tutte le stanze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo infine sull’ampio piano che sovrasta l’immobile e da qui, tutt’attorno a noi, ammiriamo l’ampio giardino con le rigogliose fronde degli alti alberi che, da oltre un secolo, circondano questa raffinata dimora barese

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Siamo così andati a visitare Villa Grassi, la cui facciata principale è nascosta agli occhi dei baresi perché circondata da un alto muro perimetrale...
... da una fitta vegetazione...
...e da alcuni palazzi costruiti attorno ad essa
In via Annibale di Francia, lì dove si trova l’entrata del complesso...
...si riesce però a intravedere la parte retrostante dell’antica villa, preceduta da un immobile di più recente fattura
Ad accoglierci ci sono suor Lisa e Isabella Picci, rispettivamente responsabile e coordinatrice della comunità
«La villa fu comprata dalla congregazione nel 1951, in occasione del centenario della nascita del nostro fondatore, Annibale Di Francia», ci spiegano le guide indicandoci un busto posto nel giardino raffigurante il sacerdote
Tra il 1965 e il 1970 fu poi realizzata un’altra struttura che ospita alloggi per ragazze universitarie, un asilo privato, un centro diurno...
...e anche una chiesa
Raggiungiamo la parte retrostante di Villa Grassi che avevamo visto dalla strada. Ai piedi dell’immobile è presente una scalinata...
...“vegliata” da leoni in pietra...
...e ai due lati dalle statue raffiguranti Renzo...
...e Lucia, opera dell’antica ditta barese De Filippis
Si presenta su due livelli (più un piano interrato), dei quali il primo con un bugnato a fascia e un corpo centrale aggettante in corrispondenza dell’ingresso, sovrastato da un’ampia vetrata al livello superiore
Più in alto una cornice marcapiano e una fine balaustra delimitano il perimetro del terrazzo
Spostandoci sul fianco destro notiamo come la composizione architettonica si arricchisca di altri particolari elementi, non frequenti nelle dimore baresi, come il bovindo, scandito da colonne e finestre con persiane verdi
Per poter andare ad ammirare la facciata principale della villa dobbiamo passare dal verdeggiante giardino, tra alte palme, pini e cipressi secolari ...
...tra i quali svetta un rigoglioso Ficus macrophylla, conosciuto come “albero strangolatore” poiché propaga le sue radici attorno al tronco
Oltre le fronde scorgiamo anche il vecchio ingresso murato della proprietà, che dà su via Celso Ulpiani
A poca distanza notiamo invece una serie di locali dismessi, che costituivano i vecchi magazzini e le stalle della villa
Il vasto parco prosegue con aiuole circolari di arbusti, ulivi, falso pepe, agavi e siepi...
...divise tra loro da stretti ma suggestivi sentieri, segnati da muretti in pietra
Ai piedi di uno di questi, la nostra guida ci fa notare delle larghe lastre, coperte di muschio ed erba...
...che chiudono un’apertura nella roccia. Si tratta di una grotta sotterranea menzionata nell’originario atto di acquisto dei terreni del 1880, ma purtroppo non perlustrabile
Raggiungiamo finalmente la facciata principale della villa che ci lascia davvero incantati per la sua maestosità e imponenza, raramente riscontrabili in altre dimore nobiliari baresi
La struttura si innalza su tre livelli- Colpiscono le ampie terrazze balaustrate, realizzate sui due corpi aggettanti laterali, unite tra loro da una lunga balconata centrale
Si nota inoltre come l’intero edificio sia costruito su una piccola altura, che ne accentua ulteriormente l’altezza. “Collinetta” che è stata spianata sul fianco con la costruzione di due scale circolari adornate di pregiati vasi...
con motivi vegetali e antropomorfi, che ci conducono a un ampio loggiato. Saliti i gradini ci troviamo quindi dinanzi all’ingresso formato da tre arcate a tutto sesto...
...che poggiano su doppie colonne tuscaniche
Attraverso una porta accediamo a un salone...
...coperto da una volta a padiglione, impreziosita da insolite e colorate decorazioni di stampo orientale, realizzate in epoca successiva alla costruzione della villa
Scorgiamo una fascia perimetrale dai colori oro, verde e blu oltremare con draghi antropomorfi, vasi stilizzati con figure geometriche...
...e raffigurazioni di boccioli di fiori che si estendono, come un cielo stellato, su tutto il soffitto
Simili decori che troviamo in una stanza adiacente...
...un tempo unita al salone da un ampio arco, ora murato
Abbassiamo lo sguardo e, sui pavimenti, notiamo anche le originali cementine dai toni caldi
Ci spostiamo ora in un'altra sala, su cui si apre il bovindo...
...il cui soffitto ligneo a cassettoni è intarsiato con rosette, forme geometriche e una stella a sei punte nel centro
Torniamo sui nostri passi e un elegante vano, delimitato da arcate a mo’ di vestibolo, ci introduce allo scalone della dimora
Dinanzi a noi si dirama una rampa monumentale...
 che si innalza per i tre livelli dell’immobile...
...illuminata a giorno da un’ampia vetrata
La percorriamo osservando le pareti laterali...
...impreziosite da lesene e colonne con capitelli corinzi, che scandiscono in diverse cornici l’intero ambiente...
...reggendo un fine cornicione e un lunettone a ridosso della volta. Questa si presenta a botte, con sfondo grigio...
...e bianchi riquadri contenenti rosette in gesso
L’elegante scala con ringhiera in ferro ci porta al secondo piano
Superiamo una porta in legno e, attraverso una ripida scala a chiocciola...
...realizzata con lastre di pietra, raggiungiamo la terrazza...
...non prima di aver calpestato un pavimento realizzato con gli “avanzi” delle raffinate piastrelle piastrelle che un tempo ornavano tutte le stanze
Usciamo infine sull’ampio piano che sovrasta l’immobile...
...e da qui tutt’attorno a noi...
...ammiriamo l’ampio giardino con le rigogliose fronde degli alti alberi che, da oltre un secolo, circondano questa raffinata dimora barese



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