di Angela Pacucci

Noci, la storia della bottega
NOCI - Un emporio chiuso 25 anni anni fa, ma che all’interno conserva tutti gli articoli all’epoca in vendita, nella medesima posizione in cui si trovavano nel 1991. È il singolare caso della bottega "Menzarecchie", storico negozio di Noci, in provincia di Bari, in cui il tempo si è di fatto fermato(Vedi foto galleria)

E’ il 31 dicembre del 1991 quando la titolare, Maria Antonietta Locardo, decide di chiudere lo spaccio a causa della morte del padre, ponendo fine a più di 130 anni di attività. L’esercizio infatti fu rilevato nel 1861 dal signor Francesco Paolo Loperfido che lo ebbe dai Borboni appena decaduti. All’epoca si trovava nella centralissima piazza del Plebiscito e apriva al pubblico sotto la denominazione di “sale e tabacchi”. Agli inizi del 900 fu spostato in via Purgatorio 19 dove, con l’insegna “generi diversi”, fu portato avanti prima dal figlio Raffaele, poi dal nipote Ambrogio e infine da Maria Antonietta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La signora entra in servizio nel 1973 ereditando la vocazione commerciale della famiglia, ma nel 1991 rimane terribilmente scossa dalla morte del padre Ambrogio e decide di porre fine alla lunga epopea della bottega apprezzata da generazioni di nocesi. Alcune merci di fabbricazione più recente (carta igienica, detersivi e giocattoli nuovi) vengono donate in beneficenza, ma tutte le altre sono lasciate sugli scaffali, in ricordo dell’amato papà, lì dove si trovano ancora oggi dopo un quarto di secolo, creando un angolo di vero e proprio “vintage”.

«Da quando ho chiuso l’emporio al pubblico sono tornata nel locale poche volte - racconta l’oggi 63enne Maria Antonietta mentre ci guida verso il negozio -. Venire qui era straziante, lo facevo giusto per concedermi qualche doloroso ricordo. Mi piaceva guardare gli oggetti presenti così come li avevo lasciati anni prima: da allora non ho spostato assolutamente nulla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giungiamo davanti all'entrata di questo posto curioso. L'ingresso è costituito da una porticina verde chiaro, lo stesso colore che domina gli arredi interni. Il nostro viaggio indietro nel tempo comincia osservando il bancone ad angolo. Su un lato spiccano barattoli di vetro che contenevano caramelle, biscotti e cioccolatini, sull'altro si notano due bilance che sovrastano una schiera di macinaspezie, affiancati a poca distanza da recipienti di latta arruginiti destinati alla conservazione di citrosodina, sale e caffè.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sopra il massiccio tavolo penzolano cartelli pubblicitari ingialliti di marchi a volte conosciuti (si riconoscono quelli di “Gillette” e “Borotalco”), in altre scomparsi (è il caso per esempio della crema per calzature “Lodis”). Sugli scaffali retrostanti è invece stipata una gran quantità di scatole di vario tipo. «La mole di oggetti immagazzinata - spiega la signora - è giustificata dal fatto che i prodotti invenduti non venivano buttati ma accantonati: una politica conservativa grazie alla quale oggi è possibile vedere articoli risalenti a diversi decenni prima del 1991».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Infatti sulle due teche addossate sulle pareti laterali, caratterizzate da vetri ormai ingrigiti e a tratti rotti, si trovano orecchini risalenti al secondo dopoguerra e bottoni degli anni 20-30, il tutto accanto a impolverati tessuti, spolette, colori, inchiostri, pennini, quaderni, accessori per la barba, giocattoli, detergenti per il corpo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Qui si è sempre venduto di tutto - evidenziano Vito e Annarita, i figli di Maria Antonietta che nel frattempo ci hanno raggiunto -. Dai documenti in nostro possesso sappiamo con certezza che già alla fine dell'800 fabbri, falegnami, calzolai e sarti della zona si rivolgevano alla bottega per comprare i loro attrezzi da lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La bottega Menzarecchie (“mezzo orecchio”, un nomignolo che il negozio si porta avanti da sempre) era molto amata dai nocesi. Per questo quando Maria Antonietta ai primi di novembre ha deciso di riaprire il negozio per qualche ora in occasione della sagra "Bacco nelle Gnostre", la risposta del paese è stata clamorosa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono accorsi in massa – ci dice Annarita -. Avevamo previsto di ricevere i nostalgici nocesi per un paio d'ore nel pomeriggio, ma c'è stata una folla tale da farci chiudere a notte fonda. Durante la riapertura qualche ex cliente accarezzava il bancone come se fosse un santuario. E un signore di 93 anni è venuto accompagnato dal nipote: era desideroso di "rivivere" tempi ormai lontani. Ha detto che quello era il suo ultimo desiderio prima di morire: è stato commovente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È stata dura rialzare la serranda - conclude Maria Antonietta -. Ho pianto, ma almeno ho fatto il primo passo. Probabilmente spalancherò le porte nuovamente a Natale e in occasione di feste particolari, ma una cosa è certa, tutto resterà come 25 anni fa. Non voglio nè buttare nè vendere nulla, per amore e rispetto di chi in questo negozio ci ha vissuto per tre generazioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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La bottega di "Menzarecchie" viene aperta nel 1861 da Francesco Paolo Loperfido ed ereditata in ordine di tempo dal figlio Raffaele e dal nipote Ambrogio, ritratto in questa foto
Maria Antonietta Locardo, la proprietaria della bottega: è lei che nel 1991 ha deciso di chiudere a causa della morte del padre Ambrogio, ponendo fine a più di 130 anni di attività
Il colore verde domina gli arredi dell'ex bottega: tutto è rimasto come 25 anni prima
Il nostro viaggio indietro nel tempo comincia osservando il bancone ad angolo
Su un lato del tavolo spiccano barattoli di vetro che contenevano caramelle, biscotti e cioccolatini
Sull'altro lato del bancone si notano due bilance che sovrastano una schiera di macinaspezie
Un recipiente di latta arruginito destinato alla conservazione del caffè
Sul bancone penzolano vecchi cartelloni pubblicitari come quello della crema per calzature Lodis
Il più conosciuto marchio della Gillette
Sugli scaffali retrostanti è invece stipata una gran quantità di scatole di vario tipo: qui gli oggetti invenduti non venivano buttati ma accantonati
Una delle due teche disposte sulle pareti laterali: entrambe presentano vetri ingrigiti e a tratti rotti
Una collezione di orecchini risalenti al secondo dopoguerra
Sul muro si notano dei bottoni risalenti agli anni 20-30
Uno scaffale dedicato a prodotti di merceria
Alcuni giocattoli per bambini rimasti invenduti



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  • Martino Ceretta - Buongiorno. Tra le vostre foto ho visto che c'è una scatola di detersivo Lanza Lavatrici. E' possibile avere una foto più grande del prodotto (inquadrando bene la facciata anteriore e quelle laterali)?


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