Giochi di luce, fenicotteri e leggende: l'incanto delle saline di Margherita di Savoia
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venerdì 22 marzo 2019
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di Antonio Bizzarro
L’area, divenuta riserva naturale nel 1977, è lunga ben 20 chilometri e larga cinque: comincia nella periferia nord del paese e termina nel centro limitrofo di Zapponeta, “toccando” anche i comuni interni di Trinitapoli e Cerignola. In pratica si sviluppa parallelamente al mar Adriatico, dal quale attinge l’acqua attraverso diverse foci e da cui è separata da un sottile tratto di costa sabbioso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui la raccolta del sale avviene da millenni, di sicuro almeno dal Neolitico, grazie alla presenza di un lago salmastro oggi scomparso: il Salpi. Ed è proseguita senza interruzioni sotto le varie dominazioni che si sono succedute in zona: dai Romani agli Svevi di Federico II, che da queste parti amava andare a caccia col suo falco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Numerose sono state le bonifiche effettuate nel corso degli secoli scorsi, visto che l’ambiente lagunare favoriva la proliferazione di zanzare e la diffusione della malaria. E molteplici sono stati gli ammodernamenti del territorio, attualmente contraddistinto da vasconi che di dividono in due tipi: quelli “evaporanti”, in cui vien fatta aumentare la densità salina dell’acqua e quelli “salanti”, dove avviene la precipitazione di questo “oro bianco”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per ammirarle è necessario imboccare dal centro abitato di Margherita la strada provinciale 141, arteria che solca il pezzo di terraferma frapposto tra le enormi “piscine” e il mare. Subito veniamo rapiti dalle montagne di sale e dal rosa tenue di una vasca che si lascia “colorare” da uno degli ultimi tramonti invernali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Man mano che ci si allontana dal centro abitato il paesaggio diviene gradualmente più rurale. Dopo una decina di chilometri, volgendo lo sguardo verso il mare, veniamo attirati da una pittoresca visione: una torre e una chiesetta poste a due passi dall’Adriatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La prima costruzione è Torre Pietra, bianca fortificazione a due piani dotata di un’alta scalinata d’ingresso. È una delle tante fortificazioni costiere volute nel 500 dalla dominazione spagnola per difendersi dagli attacchi dei pirati: all’epoca fu innalzata dinanzi al promontorio di san Nicolao de Petra, poi scomparso a causa dell’erosione, dove si dice sia nato San Ruggero, patrono di Barletta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una decina d’anni fa l’edificio “conquistò” il noto Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore che immaginò di girare qui un film ambientato su un pianeta fantastico. L’idea però rimase solo sulla carta, per via della morte del grande artista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il luogo di culto è invece la piccola chiesa di San Michele Arcangelo, eretta dai salinieri nel 700, caratterizzata da pareti bianche e un rosso tetto spiovente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«È aperta una volta l’anno – spiega il 32enne Antonio Riontino, biologo e conoscitore della zona – quando viene celebrato il santo a cui è dedicata: in quell’occasione alcuni fedeli giungono qui a piedi da Margherita. D’altronde la cappella è tappa intermedia di numerosi pellegrinaggi, soprattutto quelli che terminano a Monte Sant’Angelo, sul Gargano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riontino collabora con il centro di educazione ambientale “Casa di Ramsar”, che organizza visite guidate alla scoperta dell’area. Con lui proseguiamo verso nord per un altro chilometro, approdando sulla foce Aloisa, una delle tante che mette in comunicazione le saline con il mare, ma l’unica a essere collegata a una leggenda: quella dell’”Alma dannata”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il racconto vede protagonista Annibale, il condottiero cartaginese che durante l’invasione dell’Italia (all’epoca controllata dai Romani) ebbe dei rapporti con una prostituta. La donna se ne innamorò perdutamente del capo militare ed ebbe da lui anche un figlio, che però fu ripudiato dal padre. Rimasta sola e perseguitata dai concittadini per la relazione avuta con il leader dell’esercito nemico, la giovane venne lapidata proprio nella zona delle saline.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo il nostro viaggio, rendendoci conto di essere in un vero e proprio paradiso per gli amanti del birdwatching. «Si tratta di una zona adatta sia alla sosta sia alla riproduzione di numerose specie di uccelli – sottolinea Riontino -. È facile quindi imbattersi in eleganti esemplari di volpoche, piro piro piccolo, spatole bianche, garzette dalla magnifica apertura alare e graziosi “cavalieri d’Italia”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma i volatili che balzano più all’occhio sono sicuramente i fenicotteri, con il loro lunghissimo collo bianco e le sfumature rosa della piume che si “intonano” con la salicornia, regina della flora locale. «Questa pianta è soprannominata “asparago di mare” – evidenzia il biologo – ed è commestibile: viene persino venduta in alcuni negozietti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È l’ultimo atto della nostra visita. Tornando verso Margherita di Savoia sembra di essere parte di un quadro: il sole all’orizzonte tinge l’acqua dei vasconi di arancione, mentre gli strati galleggianti di quell’oro bianco, così prezioso da millenni, brillano poco prima che la luce lasci il posto alla sera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Antonio Bizzarro
Antonio Bizzarro
I commenti
- nicola - vi è sfuggito il fatto che il sale veniva trasportato al porto di Barletta, circa 60 anni fa, tramite una teleferica che oggi non c'è più
- paola - Che meraviglia! che colori! che spettacolo naturale!
- arkydesign Antonio Colavitti - vero, c'era una teleferica che congiungeva le saline al porto di Barletta: chissà se i francesi, nuovi PADRONI, riescano a riqualificarla, come per il resto dell'hinterland "salinaro" che meriterebbe maggiore attenzione!