Il barese? Si parla da Margherita a Monopoli. Con l'eccezione Corato
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lunedì 21 ottobre 2013
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di Nicola De Mola
Partiamo dal barese: quali sono le influenze che ha subito nei secoli?
Il dialetto barese si è sviluppato gradualmente su una base formata dal pre-latino parlato dai Peuceti, gli antichi abitatori del posto, e dal latino introdotto in Puglia dai Romani. Si è poi modificato via via nel tempo con gli apporti linguistici ricevuti dalle popolazioni straniere che si sono avvicendate in quest’area: i longobardi, gli spagnoli, i francesi e, molto più marginalmente rispetto ad altre regioni del Meridione, anche gli arabi e gli ebrei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I dialetti della provincia hanno la stessa origine?
Sì, ritengo che scendendo da Margherita di Savoia sino a Monopoli ci sia una “koinè”, un’area comune barese: le influenze sono state essenzialmente le stesse. È chiaro poi che le aree sul mare sono state più esposte a eventuali “corruzioni” del dialetto originale, rispetto a quelle interne che sono più “conservatrici”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È sbagliato quindi fare distinzioni linguistiche tra paese e paese?
Se si eccettua qualche piccola differenza o qualche sfumatura a livello fonetico, il dialetto parlato nei paesi della provincia è sempre lo stesso: il barese. Lo dimostra, a livello grammaticale, il passato remoto. In tutta la provincia di Bari viene utilizzata la forma semplice, mentre altrove quella composta: “dissi” in barese diventa “decibbe”, in foggiano “agghie ditte”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Senza eccezioni?
Possiamo dire che il coratino si discosta foneticamente un po’ di più dal barese. Questo per l’utilizzo di una “a tonica” che diventa quasi una “o” e che, in parte, ritroviamo solo a Foggia e a Taranto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E il molfettese? Perchè nel dialetto di Molfetta la “e” la “o” sono così chiuse?
Non ci sono ragioni storiche, è soltanto un fatto di pronuncia. Attenzione però: le vocali chiuse del molfettese lo rendono a livello fonetico più vicino degli altri all’italiano letterario. Sono i baresi a sbagliare, pronunciando le vocali così aperte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rimanendo nell’ambito della fonetica, esiste un dialetto più “musicale” degli altri?
Direi di no, perché tutti i dialetti della provincia di Bari hanno sempre una cadenza discendente. A differenza di quelli della Puglia settentrionale, dove la cadenza tende ad alzarsi, e a quelli del Salento, che hanno un’intonazione più omogenea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E uno che possiamo simpaticamente definire più “brutto”?
I dialetti sono l’anima di un popolo, possono risultare tutti brutti e tutti belli allo stesso tempo. È più un discorso di gusti personali: è chiaro che il dialetto di un'altra città potrà anche suonare male al tuo orecchio, mentre quello della tua difficilmente potrà non piacerti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci sono propaggini di dialetto barese anche oltre la provincia di Bari?
Sì, perché bisogna scindere le vicende storico-geografiche da quelle linguistiche. Taranto, ad esempio, è geograficamente più vicina a Lecce, ma linguisticamente si può dire che è ancora Bari. Oltre all’area tarantina, abbiamo propaggini di dialetto barese anche nel foggiano (sino a Cerignola) e anche in Basilicata, per buona parte dell’area materana. Da Potenza in poi, invece, si comincia a parlare un dialetto con influenze napoletane.
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Nicola De Mola
Nicola De Mola
I commenti
- felice giovine - Debbo esprimere una mia perplessità. Certamente la prof. Annalisa Rubano, docente di dialettologia, è incorsa in un puro errore, mettendo sullo stesso livello, due diversi tempi di coniugazione, infatti decìbbe è passato remoto ( t'u decìbbe: te lo dissi) mentre agghie ditte è passato prossimo (t'u agghie ditte: te l'ho detto); inoltre, i due tempi, le due grafie sono entrambe di Bari e non di Foggia.
- nicola - Concordo con il commento precedente. Ad Acquaviva delle Fonti è presente sia "descìbbe" che "ègghjie ditte".