Dall’Umbertino a Pane e Pomodoro, da San Marcello al Quartierino, dal Villaggio del Lavoratore a Sant’Anna. Di che parliamo? Delle 50 zone (più 9 sottozone) in cui è possibile suddividere Bari: grande città a cui va ormai stretta la rigida distinzione amministrativa in quartieri, circoscrizioni e municipi.
Perché il capoluogo pugliese è formato da aree anche molto differenti tra loro per storia, posizione geografica, profilo architettonico e ceto sociale dei suoi residenti. Zone che non è possibile racchiudere all’interno di poche denominazioni ufficiali.
Ad esempio: se io risiedo in via Tripoli, vicino al Faro, non dirò mai che abito nel quartiere Marconi, men che meno nel Municipio 3, ma che sono in realtà a San Cataldo. E poi una cosa è vivere in via dei Mille, un’altra è alloggiare in viale Einaudi: siamo sempre nel rione San Pasquale, ma in un contesto urbanistico completamente differente, quasi opposto.
Siamo quindi andati a farci un giro per Bari alla scoperta delle sue 50 zone, i cui nomi sono stati assegnati quasi sempre dagli stessi residenti (o magari dalle agenzie immobiliari), spesso prendendo a prestito punti di riferimento noti a tutti.