Un ambiente secolare rimasto uguale a sé stesso, con le sue alte volte in mattoni scuri e gli spessi muri in pietra. È il “forno di quartiere” dell’Isolato 49, uno degli unici due di epoca rinascimentale sopravvissuti a Bari Vecchia (l’altro è nei sotterranei di Palazzo Simi): un posto dove per quasi cinquecento anni si è respirato l’odore del pane caldo. Fino a qualche decennio fa infatti la città era piena di questi locali (di proprietà privata) dove chi non aveva una cucina in casa poteva portare le pietanze da cuocere in cambio di una piccola offerta. E tra questi i più antichi erano proprio i due predetti. Ormai non più attivi, questi luoghi sono stati però ristrutturati e conservati e mostrano ancora oggi le loro grandi camere di cottura. E così dopo aver raccontato la storia di chi in questi ambienti ci lavorava, come “Peppino Uè op” e Colino Centanni, siamo andati a scoprire il forno dell’Isolato 49, situato all’interno della corte di una casa-torre medievale. Di solito non visitabile (perché parte degli uffici del Segretariato regionale della Puglia del Ministero della Cultura), è stato infatti aperto eccezionalmente lo scorso 25 settembre durante le Giornate europee del patrimonio culturale (foto di Federica Calabrese)