La seicentesca "Piscina del Conte": un luogo leggendario celato nell'agro di Conversano
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martedì 16 luglio 2019
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di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati
Si tratta di un piccolo lago artificiale realizzato con lunghi filari di pietre così perfettamente incastonate tra loro da impedire la fuoriuscita dell’acqua piovana. Un capolavoro di ingegneria idraulica, ospitato in una proprietà privata “segreta”, circondata da alte mura e celata agli occhi dei passanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Realizzato tra il 1686 e il 1689 dal conte Giulio Antonio II Acquaviva d’Aragona, nipote del “guercio di Puglia” Giangirolamo II, accoglieva e stupiva le nobili famiglie della zona. Gli invitati, entrando nella tenuta, ammiravano infatti un folto bosco popolato da daini, lepri e volatili selvatici, per poi raggiungere la piscina, lì dove potevano “avventurarsi” in un giro in barca, rilassarsi sulle panchine che la circondavano o dedicarsi alla caccia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nel 700 il Boschetto fu però espiantato e trasformato in vigna – ci racconta lo storico Antonio Fanizzi -, per ritrovare poi gli splendori di un tempo a partire dal 1850, quando a causa di debiti insoluti fu espropriato a favore della ricca famiglia conversanese dei Vavalle». E come detto durante questo periodo anche il grande Giovanni Pascoli venne ospitato qui, precisamente nel 1899.
In seguito la zona, divisa tra vari eredi, venne adibita ad alberi da frutto, perdendo definitivamente quel nobile fascino che l’aveva circondata nei secoli precedenti. La piscina rimase però al suo posto, utilizzata dagli agricoltori per attingere acqua per l’irrigazione, ma perfettamente integra e funzionante. Così come appare ai giorni nostri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungerla basta imboccare viale Boschetto, una strada rurale che parte dalla periferia sud di Conversano. Dirigendoci verso Turi, percorriamo all’incirca un chilometro prima di imbatterci sulla nostra sinistra in una cinta muraria alta tre metri: quella che racchiude il luogo oggetto della nostra ricerca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accompagnati dal 68enne Franco Matarrese, uno dei proprietari degli appezzamenti, entriamo dunque in quest’area ampia oltre 11 ettari. Un moderno cancello automatico, inserito in un antico portale in pietra ad arco a tutto sesto, ci permette di solcare il sentiero principale della tenuta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Le pareti così imponenti – ci spiega la nostra guida - servivano a impedire agli animali di scappare. Tra l’altro una leggenda attribuisce a esseri soprannaturali il merito di averle issate in una sola notte, tant’è che vengono ancora chiamate le “mura del diavolo”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre procediamo, costeggiando filari di ciliegi e mandorli, affianchiamo un basso edificio di inizio 900. «È la casa padronale – sottolinea Franco -: appartiene a una delle eredi dei Vavalle, proprietaria anche della piscina».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio quello specchio d’acqua che cominciamo a intravedere quando la natura attorno a noi si fa più selvaggia, dominata da rovi, sterpaglia e fichi d’india. Ed eccolo finalmente questo laghetto, che si presenta come una vasca di forma ellittica lunga 30 metri e larga 24, incassata a conca nel terreno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso dei gradoni ci portiamo a ridosso dell’acqua, popolata da pesci e anfibi. Certo, il suo colore verdastro non invita a un bagno, ma sorprende la perfetta struttura in cui è raccolta, fatta di pietre incredibilmente incastrate tra di loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il segreto è l’impianto a curva che, creando un dislivello rispetto al terreno, permette la conservazione della pioggia – ci illustra Matarrese –. Lago che non è mica una “pozzanghera”, visto che raggiunge nel suo centro gli 8 metri di profondità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul lato opposto fa bella mostra di sé anche un piccolo torrino, che veniva usato dai cacciatori per nascondersi ai volatili che si abbeveravano nel laghetto. Tutta la zona è infatti meta di passaggio di alcuni uccelli provenienti dalla Bosnia e dalla Croazia, che durante la migrazione sostano qui per riposarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nell’insieme il posto ha mantenuto il suo incanto, anche se a dire il vero potrebbe essere tenuto meglio, visto che la vegetazione ha invaso gran parte della struttura. «E prima era anche peggio – ci avverte Franco -. Non avevamo un cancello e così in molti si addentravano fin qui divertendosi a gettare sassi nell’acqua, con il risultato che la piscina stava rischiando di riempirsi di detriti. E comunque nel frattempo non è mai stata fatta una pulizia del fondale, che si dice conservi anche i resti di una barca».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chissà, forse la stessa che Pascoli si divertì a guidare in questo ameno e leggendario luogo nascosto nell’agro di Conversano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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