Conversano, sotto il Castello è nascosto un antico tesoro: oro e gioielli per milioni di euro
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venerdì 25 ottobre 2019
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di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati
A scoprire il segreto è stato Antonio Fanizzi, colui che da qualche tempo si sta occupando dello studio e della catalogazione delle carte custodite nel Castello Marchione di Conversano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La storia è questa. Siamo nel 1481, quando nel convento di Santa Maria dell’Isola, situato poco fuori il centro abitato di Conversano, si presenta il conte Giulio Antonio I Acquaviva d’Aragona. Il nobile è in partenza per Otranto, lì dove è in atto una grande battaglia che vede contrapposti gli Aragonesi agli Ottomani. Prima di andare in guerra decide così di andarsi a confessare, ma non solo: lui è lì soprattutto perché ha qualcosa di importante da raccontare al fidato padre Lorenzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Temendo infatti di non fare ritorno dal fronte e che i turchi potessero in seguito raggiungere e razziare Conversano, confida al sacerdote di aver fatto chiudere in un grande forziere di ferro, pesante quasi 3 quintali, tutte le sue ricchezze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parliamo di un tesoro composto da 58mila ducati di oro di conio spagnolo, 27 libbre di verghe d’oro, gioielli e monili preziosi della sua prima moglie e di tutto il vasellame d’argento del Convento di San Benedetto. Un’enormità. Non considerando l’importanza storica, ma solo il valore di mercato, parliamo di un patrimonio dell’attuale entità di 16 milioni di euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giulio Antonio avvisa Lorenzo di aver seppellito lo scrigno in un sotterraneo situato sotto la “nova torre alta cento piedi” del Castello di Conversano (l’attuale alta torre cilindrica) e di aver celato l’ambiente con una grossa cisterna d’acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E infine ordina al prete di custodire questo segreto per quattrocento anni, quando finalmente il suo ordine l’avrebbe rivelato ai discendenti degli Acquaviva D’Aragona. Questi ultimi avrebbero poi avuto l’obbligo di donare duemila ducati a ogni monastero e ordine religioso presente a Conversano, restituendo l’intero vasellame al convento di San Benedetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A Padre Lorenzo non rimase così che riportare ciò che gli aveva confidato il nobile in un manoscritto, che come promesso sarebbe stato sigillato per quattro secoli. Da parte sua il conte, come temuto, non fece più ritorno a casa: venne decapitato in un’imboscata, con la sua testa presa e inviata al sultano di Costantinopoli come trofeo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arriviamo quindi alla fine dell’800, quando finalmente viene aperta la lettera e il segreto svelato. Ad avvisare gli Acquaviva d’Aragona ci pensa padre Giacomo, residente in un convento della Dalmazia: è lui a inviare una missiva a Don Girolamo, figlio del conte Luigi Acquaviva d’Aragona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il problema è che nel corso del tempo la casata aveva perso il proprio Castello, che era stato loro requisito e dato poi in enfiteusi dal 1856 al sacerdote Francesco Ramunni. Così i nobili non potettero dare seguito alla scoperta, mantenendo loro stessi il mistero sul tesoro seppellito sotto la torre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di tutto questo quindi non si sarebbe saputo nulla, se non fosse che un mese fa lo storico Antonio Fanizzi ha ritrovato la lettera di padre Giacomo. Un documento che noi abbiamo potuto visionare e che rivela tutti i particolari appena raccontati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Certo, i dubbi che possa essere una leggenda restano, ma le perenni infiltrazioni di acqua nei locali attigui alla torre fanno subito tornare alla mente la citata cisterna. «In più non sarebbe la prima volta che viene fatto un ritrovamento prezioso a Conversano – sottolinea l’esperto -. Nel 1636 giunse in paese un pellegrino francese: riferì al conte Giangirolamo II della presenza di un tesoro in una torre “colpita dai raggi del sole calante”. Il racconto rispondeva a verità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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