di Salvatore Schirone

Un alveare di 50mila api nel Campus: ma in questi casi chi interviene?
BARI – “Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra l'umanità non sopravvivrebbe più di quattro anni”. Sarà tornata in mente questa celebre frase di Albert Einstein, a Giulio, studente di ingegneria del Politecnico di Bari, quando venerdì scorso dalla finestra delle sua aula ha scorto un grosso alveare sul ramo di un vecchio melograno del Campus universitario (vedi foto galleria). Mosso dalla passione per questi stupendi e insostituibili impollinatori a rischio di estinzione, si è precipitato in cortile per verificare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'enorme sciame notato anche da alcuni passanti sporgeva a ridosso del confine del quartiere universitario, su via Edoardo Orabona, a poche decine di metri dall'entrata del Campus. Lo abbiamo incontrato mentre cercava di segnalare ai passanti il problema, deluso per non essere riuscito a trovare risposte dai suoi docenti e cercato invano di coinvolgere i responsabili della manutenzione e sicurezza del Politecnico. Allora siamo intervenuti noi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Incrociare un alveare è decisamente una visione insolita e sempre più rara. Le api stanno diminuendo considerevolmente nel mondo e la profezia del maestro della relatività dopo 60 anni rischia purtroppo di avverarsi. Parassiti, pesticidi, cambiamenti climatici, le cause ben note. Un pericolo serio se pensiamo che le api non producono solo cera e miele, ma sostengono pressoché tutto il sistema di impollinazione che garantisce la sopravvivenza degli abitanti della terra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma come comportarsi quando si scopre uno sciame? L'esperienza di Giulio forse è comune ad altri (s)fortunati cittadini a cui sarà capitato di trovare sotto il tetto della casa di campagna o in una vecchia serranda, un alveare. Magari in un primo momento non si è in grado nemmeno di distinguere subito se si tratta di api o delle più aggressive e pericolose vespe. Ma restano le domande: cosa fare? A chi rivolgersi? Chiamare una ditta di disinfestazione? I vigili del fuoco, la polizia municipale o la Asl? Beh, in effetti la cosa non è affatto chiara. Ci abbiamo provato anche noi. 

Dopo aver inviato una mail di segnalazione alla dirigenza del Politecnico, abbiamo ricevuto risposte molto vaghe sulle varie istituzioni contattare. I vigili del fuoco non possono intervenire, perché le api sono una specie protetta. L'ufficio di servizio veterinario della Asl si occupa solo dei controlli sanitari sugli allevamenti. Alla fine veniamo indirizzati proprio dagli apicoltori, sono loro che solitamente intervengono in questi casi. Ci siamo rivolti all'associazione "Amici delle api" e abbiamo incontrato Massimo De Filippis, apicoltore di Loseto, uno dei pochi in terra di Bari in grado di mettere in sicurezza api e passanti. «Appena in tempo - ci dice giunto sul posto - un'altra forte pioggia a vento, come quella dei giorni scorsi e l'alveare avrebbe potuto staccarsi creando problemi ai passanti». 

E quindi stamattina, con l'ingegnere Domenico Gagliardi, incaricato dalla dirigenza del Politecnico in qualità di responsabile manutenzione, dopo una imbarazzante trattativa sul costo dell'intervento e sulle pratiche burocratiche per addebitare al Politecnico la spesa (solo 60 euro, si pensava addirittura di fare una colletta tra i colleghi del Politecnico), si è proceduto al delicato intervento di aspirazione delle api e di prelievo dei favi (le fasi dell'operazione nella galleria fotografica).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ci viene spiegato che, viste le dimensioni, l'alveare risale all'incirca a un mese e mezzo fa. Considerando che le api vivono in media proprio un mese è mezzo (l'ape regina invece 4 anni), possiamo quindi dire che la colonia è già alla seconda generazione. Approssimativamente ci saranno 50mila di api, su sette favi. E assistiamo incuriositi alla fasi del lavoro. 

Per prima cosa si procede alla produzione di fumo accendendo un po' di carta. Si cerca in questo modo di simulare un incendio. Davanti a questo pericolo le api fanno provviste di miele, in vista di una eventuale migrazione. Si gonfiano e il loro pungiglione diventa non estraibile. Un effetto anestetizzante che rende le api tranquille e avvicinabili. Si provvede quindi con un aspiratore a raccoglierle in un cassettone. Un'operazione che dura all'incirca 3 ore. Man mano che le api vengono asportate, si procede a staccare dal ramo i favi che hanno una perfetta struttura geometrica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

De Filippis mentre lavora risponde a tutte le domande dei passanti incuriositi. Giulio e altri studenti assistono stupiti a tutte le fase del recupero. Guardano curiosi i favi e le cellette di cera, e ne approfittano anche per assaggiare un po' del miele. Giunti all'ultimo favo si cerca l'ape regina per prelevarla manualmente con cautela e deporla in una piccola gabbietta. Senza la sua presenza l'alveare non potrebbe rigenerarsi. Purtroppo siamo sfortunati e non la troviamo. «Probabilmente è una regina giovane e si è mimetizzata con le altre - commenta l'apicultore - sarà stata aspirata anche lei».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Completata l'asportazione di tutti i favi, alcune api bottinatrici, quelle più anziane, che materialmente fanno la spola dai fiori al favo, continueranno per qualche giorno a popolare il ramo, ma ben presto desisteranno e abbandoneranno definitivamente l’albero. Le altre verranno esaminate dall’apicoltore e se sono sane sarà avviata una nuova colonia per la produzione del miele.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma come mai è stato così difficile trovare aiuto? «Purtroppo in Puglia - ci spiega De Filippis - non abbiamo una legge regionale aggiornata che faccia chiarezza sulla modalità di intervento (risale al 1985: www.apicolturaonline.it/regioni/leggepuglia.htm). Alcuni enti si limitano a tenere un elenco di apicoltori a cui rivolgersi, ma molti professionisti richiedono somme elevate per intervenire e alla fine si ricorre o al fai da te, con gravi danni per le api e per la l'incolumità di chi interviene».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui la pagina Facebook "Amici delle Api - Associazione apistica pugliese"

Qui il sito dell'Associazione regionale apicoltori pugliesi


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
L'alveare, 50mila api, 7 favi
Il vecchio melograno su cui è sorto l'alveare
L'albero all'interno del Campus, si affaccia su via Orabona
De Filippis transenna la strada
Iniziano i lavori
Per prima cosa si usa del fumo per stordire le api
Si procede all'aspirazione della colonia, lentamente. L'operazione dura circa 3 ore
Il taglio dei favi
Rimozione dei sette favi
De Filippis ci mostra un favo con le uova
Giulio e i suoi amici esaminano il favo
Alla fine assaggiamo l'ottimo miele



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