Le ''casette'' sul lungomare: quando la prostituzione ha delle regole
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venerdì 21 settembre 2012
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di Alessandra Anaclerio e Maria Matteacci
«La mattina non c'è quasi mai nessuno - racconta Michele dietro al bancone del bar del distributore -. I clienti cominciano ad arrivare intorno alle 18 e, se qualche ragazza viene al bar per un caffè e qualcuno le avvicina, esigono di esser lasciate in pace, perchè fuori da quelle mura si considerano persone come tante».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Donne spagnole e brasiliane, di età compresa fra i 38 e i 60 anni, che per assicurare un futuro ai loro figli e alle loro famiglie si prostituiscono: è questa la verità che si nasconde dentro quelle basse case di cemento bianco. Dall'esterno sembrano solo dei semplici stanzini, ma avvicinandosi all'ingresso si intravedono una sala da pranzo, una camera da letto e un bagno tenuti in perfette condizioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Mi pagano 500 euro al mese, oltre le bollette di luce e gas». A rivelarlo è Maria, proprietaria da sempre delle abitazioni, nonchè "veterana" del mestiere più vecchio del mondo. Lei, "la vita", come usa chiamare il suo vecchio lavoro, l'ha abbandonata ormai da tempo, ma abitando al piano superiore delle "casette" non ha mai smesso di osservarla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«C'è una differenza abissale tra le ragazze che vivono qui e quelle che lavorano per strada - continua Maria -. Dalla discrezione che mostrano di fronte ai clienti, alla pulizia con cui mantengono le case, all'educazione che riservano al di fuori. Non accettano minorenni e la loro clientela è di un livello abbastanza elevato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Stando al racconto della signora si tratterebbe di permanenze brevi, al massimo sei mesi. Dopodichè le ragazze tornerebbero nel proprio Paese sostituite da sorelle o cugine. Una sorta di accordo famigliare, che da decenni ha assicurato la presenza di donne all'interno di queste case, rendendo così la prostituzione una realtà conosciuta ma, a quanto pare, ignorata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Le ragazze non hanno alle spalle alcun "protettore" - spiega Maria - gestiscono questo lavoro autonomamente. Mi pagano puntualmente l'affitto e hanno tutte il permesso di soggiorno. Le forze dell'ordine, quindi, non possono intervenire, se non come clienti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Lucio - Questo pezzo fa schifo ragazzi...ve lo devo dire...da un po' visito il vostro sito e lo trovo carino. Però questo proprio è tremendo. In primo luogo l'esposizione dei fatti, molto scontato. In secondo luogo la materia trattata: chi siete dei moralizzatori? In terzo luogo il fatto che vadano lì - DOVE UN GIORNO Sì E UNO NO C'è UNA RETATA DI FORZE DELL'ORDINE - medici, avvocati, giudici (addirittura, chi ve lo ha detto) e carabinieri, mi sembra una emerita baggianata di proporzioni immani. Premettiamo, sicuramente andranno anche loro a prostitute...ma non credo proprio là...attenzione a quello che scrivete
- BARINEDITA - moralizzatori? ma per niente, non scherziamo.....vogliamo solo raccontare cio' che è, e ciò che c'è, senza doppi fini. La sua critica riguarda soltanto l'attacco dell'articolo...sappia che avevamo cancellato quella frase, ma solo perchè era banale. per un errore è rimasta. detto questo, non facciamo dietrologia. grazie comunque per il commento.
- Lucio - Nessuna dietrologia, assolutamente. Ho detto solo ciò che penso da lettore attento di giornali.
- BARINEDITA - mille grazie. semplicemente per essere un nostro lettore
- Stefano - Non capisco quanto esprime il sig. Lucio. Vorrei precisare una cosa. La legge italiana non vieta la prostituzione. La legge Merlin del 58 partiva dal presupposto che vi fosse uno sfruttamento della prostituzione e quindi la legge emanata aveva lo scopo di vietare lo sfruttamento considerando anche che si ritenesse lo stesso Coercitivo nei confronti delle donne. Ovviamente, pur non scendendo nel merito sulla opportunità di tale antico mestiere che, come fatto presente in altro articolo non coinvolge solo il sesso femminile ma anche quello maschile, molti dimenticano che a quei tempi per svolgere il famoso mestiere si doveva essere in regola fiscalmente e soprattutto dal punto di vista salutare. La famosa marchetta, che qualcuno ha attribuito al gettone di presenza, altro non era che i contributi che venivano versati per i dati previdenziali e sanitari. Cose che dal 58 non esistono più e che si potrebbero classificare nelle evasioni fiscali e nella trascuratezza sanitaria. Ritornando al fatto che la legge non vieta la prostituzione, i citati frequenti interventi delle forze dell'ordine sono solo fantasie in quanto, salvo i soli controlli sulla regolarità di presenza, visto che si parla di persone straniere, e salvo denunce di eventuali coercizioni, le cosi dette retate sarebbero loro illegali. Per quanto riguarda Barinedita mi sembra che l'articolo sia più che coerente con l'informazione giornalistica.