Omosessualità, quando l'outing si fa a scuola tra lo sconcerto dei professori
Letto: 8642 volte
mercoledì 14 novembre 2012
Letto: 8642 volte
di Salvatore Schirone
Nicola ha 17 anni e frequenta il quarto liceo in un istituto barese: «Per me fare outing è stata la maniera di esternare quello che ho dentro. Quelli come me oggi si sentono più liberi dopo aver capito e aver avuto il coraggio di raccontare quello che sentono. Non mentirei mai sulla mia condizione, direi sempre la verità. Solo così l'opinione pubblica su questo tema potrà cambiare, come è avvenuto nei Paesi nordeuropei. Anche se in Italia ci vorrà ancora moltissimo tempo per arrivare a quei livelli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Grazia insegna religione in un noto liceo di Bari. «Ho esperienza diretta di almeno due casi di outing in classe - racconta. - Il primo è stato immediato, un abbigliamento da impatto: fondotinta, matita, leggings e atteggiamento inequivocabili. Poi la confessione pubblica della propria omosessualità in presenza dell'insegnante. Il secondo, più graduale: una testimonianza spontanea in un momento di confronto sincero in classe: "So di essere omosessuale da quando avevo 5 anni. Ho sempre ammirato il modo di vestirsi di mia madre. Lei mi comprende. Mio padre lo sa. Quando è arrabbiato mi dice: ma fai l'uomo!"».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma gli insegnanti si interrogano: accettare la diversità, certo. Ma cosa rispondere a un alunno che fa outing? Grazia come se l'è cavata?
«Ho cercato di far capire loro che a 17 anni non si puo' avere ancora una identità ben formata, non si può aver già scelto. Bisogna crescere, incontrare, sperimentare. Ma con accortezza, prudenza e senza condizionamenti. Lo stesso direi per le scelte politiche, ideologiche e religiose: non puoi e non devi accettarle già come un dato acquisito nella tua vita».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo la risposta degli insegnanti agli alunni è personale: non sono preparati "ufficialmente" a questo genere di problematiche. Maria insegna storia in un istituto tecnico e dice: «Non mi è mai capitato, ma la cosa mi metterebbe in forte disagio. In realtà non saprei come reagire». Ancora più netta la posizione di Anna, docente di lettere: «Mi darebbe fastidio. Pur accettando la diversità, la considero una forma di esibizionismo fuori posto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli unici (a quanto ne sappiamo) ad aver affrontato l'argomento collegialmente sono stati i docenti di religione, durante un corso di aggiornamento tenutosi lo scorso 26 ottobre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nicola insegna religione in un istituto tecnico e afferma: «Bisogna essere molto chiari. L'omosessualità non è una situazione davanti alla quale ci si deve arrendere. Si può e si deve cambiare». Anche il suo collega Raffaele è dello stesso parere: «Non possiamo lasciare i ragazzi nel dubbio. Dobbiamo aiutarli a farsi un'idea corretta della sessualità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone