Pesca vietata, inquinamento, mare caldo: addio a ricci, spigole e ombrine
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venerdì 29 marzo 2013
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di Nicola De Mola
È l’esempio di spigole e dentici, che assieme ai cefali, sono diventati il pasto abituale di una specie adattatasi alle acque dell’Adriatico: il pesce serra. Questo voracissimo predatore caccia in branchi, lasciandosi dietro scie di pesci morti e mutilati, che spesso neanche mangia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma il caso più grave di specie "cacciata" dal proprio ambiente è quello della posidonia, alga molto importante per l’equilibrio geologico costiero (i suoi fusti e le sue radici, intrecciandosi, trattengono saldamente sabbia e detriti, limitando così l’erosione), ma sempre più a rischio, a causa delle reti a strascico e dell’avvenuta invasione da parte della specie tropicale "caulerpa taxifolia", nota come "alga killer" proprio perché infesta le aree dove è presente la posidonia, distruggendole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ed è chiaro che la sempre minor presenza di foreste di posidonia sui nostri fondali provoca la sparizione delle diverse specie animali che solitamente le popolano», sottolinea giustamente Saverio D’angella, uno dei responsabili di "Pesca apnea Bari", gruppo nato su Facebook che raccoglie al suo interno centinaia di appassionati di quello che rappresenta uno dei pochi tipi di pesca veramente rispettoso dell’ecosistema marino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al contrario dell’apnea, la pesca intensiva tende invece ad "arraffare" tutto. Calamari e spigole stanno pian piano scomparendo. In determinati periodo dell’anno questi animali si spingono sotto costa per deporre le uova, ma troppo spesso finiscono nelle maglie delle reti dei pescatori. «E la distanza delle reti dalla costa - aggiunge D’angella - non sempre viene fatta rispettare dalle autorità preposte, visti i pochi mezzi e il poco tempo a loro disposizione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bersaglio della pesca a traina è invece il dentice. Il prelibato pesce (che si riproduce in primavera) è vittima di una vera e propria mattanza da parte dei pescatori sportivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per imbattersi poi in cicale, triglie, gallinelle e cernie bisogna spostarsi molto a largo, visto che sono diventate ormai rarissime sotto costa. Del tutto scomparse invece le ombrine, a causa dell’inquinamento provocato dagli scarichi industriali, ma anche dal sempre maggiore numero di navi in transito verso i porti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine, molte specie sono vittime della abitudini culinarie baresi (e di chi le asseconda). «È il caso del novellame ("schiuma di mare", "merosque", "agostinelle"), che viene pescato con reti più strette costruite ad hoc - denuncia l’apneista - Perché a Bari continua a esserci mercato, nonostante i divieti». Per non parlare dei datteri di mare, la cui pesca è stata proibita in tutta l’Unione Europea, ma che in Puglia viene effettuata clandestinamente, con l’impiego di martelli pneumatici o di altri attrezzi a percussione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E i baresi forse un giorno dovranno dire addio anche ai ricci di mare, la cui popolazione sta diminuendo in maniera drastica a causa del mancato rispetto del limite numerico di ricci prelevati dal fondale (50 a testa per i pescatori per hobby e 500 per i pescatori di mestiere). «C’è chi si mette a pescarli con le bombole, cosa vietatissima, anche per cinque ore di fila. Raccolgono, si danno il cambio in acqua, scaricano e vanno a vendere», denuncia D’angella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Capito ora perché i ricci sono sempre più piccoli e le spigole ormai sono solo d’allevamento? Non riescono più a riprodursi. Se all’ingordigia dell’uomo uniamo poi l’inquinamento e i cambiamenti climatici, il gioco è fatto. Non lamentiamoci, quindi, se nel prossimo futuro ci ritroveremo a mangiare scatolame proveniente dalla Cina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il gruppo Facebook "Pesca apnea Bari": www.facebook.com/groups/302082336479007/?ref=ts&fref=ts
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Nicola De Mola
Nicola De Mola
I commenti
- pierclaudio - Ciao, mi dite quale è per legge la distanza minima dalla costa delle reti da posta?