La ''città giungla'': gli uccelli selvatici stanno scappando dalle campagne
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martedì 30 luglio 2013
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di Nicola De Mola
Parliamo di quegli uccelli che, abbandonando le sempre più rare zone agricole, vivono ormai intorno a noi, spesso inosservati. Così anche nei cieli di Bari è diventato più frequente negli ultimi tempi scorgere, oltre ai più comuni colombi o gabbiani, specie come il gheppio e la ghiandaia o ammirare i rapaci notturni (vedi galleria fotografica).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutti volatili un tempo legati esclusivamente a quel mondo rurale che sta lentamente scomparendo e che, un po’ a sorpresa, nelle città stanno trovando il loro habitat ideale, grazie a una maggiore abbondanza di cibo (dalle briciole alle montagne di rifiuti alimentari, passando per gli insetti e i piccoli roditori), ma non solo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Bisogna aggiungere anche il fatto che campagne sono sempre più inquinate per l’eccessivo utilizzo da parte dell’uomo di pesticidi e agenti chimici - spiega l’ambientalista Pasquale Salvemini, delegato regionale della Lega per l’abolizione della caccia (Lac) -. Un problema in più per gli animali, anche per i più piccoli: basti pensare alle api, che si stanno spostando sempre più verso le città».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I centri urbani, poi, offrono soprattutto d’inverno un clima più confortevole per gli uccelli selvatici, con temperature più elevate rispetto alle campagne circostanti. E anche questo aspetto ha favorito il rapido adattamento di questi animali nell’habitat urbano. «Così da noi oggi più facile imbattersi nella taccola o nella ghiandaia - afferma il rappresentante della Lac -. Ma anche nel barbagianni e nella civetta, che ormai nidificano negli edifici abbandonati e nei ruderi, o nel gufo comune, che predilige le zone popolate da pini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Anche un piccolo rapace come il gheppio si è adattato alla vita di città - aggiunge il birdwatcher Ferdinando Atlante -. Persino il falco grillaio, dalla Murgia, si sta pian piano espandendo in altre aree: recentemente è stato avvistato anche nel centro di Casamassima».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al fenomeno non sfuggono neanche le specie migratorie, come i cormorani che proprio grazie a un inverno mite e all’abbondanza di pesce quest’anno si sono trattenuti più del solito sul lungomare di Bari a due passi dal caos cittadino. O come i fraticelli che hanno recentemente nidificato nel cantiere del nuovo porto di Molfetta.
Presenti anche alcune specie di pappagallo. «Nel barese possiamo ammirare il parrocchetto monaco, originario del Sudamerica e facilmente osservabile tra Santo Spirito e Molfetta, e il parrocchetto dal collare, proveniente dall’India e ambientatosi nella zona dell’aeroporto», afferma Atlante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Gli animali si adattano più velocemente alle nuove condizioni rispetto all’uomo: e devono farlo per forza, perché hanno una vita più breve», conclude Pasquale Salvemini. Anche se questa legge non vale per tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A fare da contraltare a questa situazione ci sono infatti alcune specie che stanno scomparendo dalla città, come i rondoni e i balestrucci. Questi nidificano nelle nicchie dei muri e nei buchi sotto i tetti o all’interno di torri e chiese antiche. Negli ultimi anni però hanno dovuto fare i conti con un sempre maggior numero di problemi. L’architettura moderna, infatti, non crea quasi più nuove possibilità di nidificazione, mentre ogni anno i lavori di restauro degli edifici storici chiudono le cavità dove sono soliti deporre le uova.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così, l’assistere in primavera-estate alle loro spericolate evoluzioni nei cieli (il rondone in picchiata raggiunge anche i 300 km/h) rischierà pian piano di diventare solo un bel ricordo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Nicola De Mola
Nicola De Mola