Una voragine sottomarina profonda mille metri: è il ''Canyon di Bari''
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venerdì 18 aprile 2014
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di Eugenio Orsi
Il Canyon è stata scoperto una decina di anni fa (dopo indagini scientifiche nazionali e internazionali) e ora è oggetto di studio da parte del team “Ecologia” dell’Università di Bari. Gianfranco D’Onghia e Roberto Carlucci, sono i docenti di Ecologia e Biologia Marina che stanno dirigendo il lavoro. Li abbiamo intervistati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Che cos’è il “Canyon di Bari”?
Si tratta di un canyon sottomarino, formatosi milioni di anni fa, quando il Mar Mediterraneo subì una fase di essiccamento, una crisi di salinità, durante la quale quasi tutta l’acqua evaporò. Il Mediterraneo all’epoca era chiuso, non esisteva lo Stretto di Gibilterra. Così i fiumi hanno potuto scavare delle profonde fosse con la loro azione erosiva. E il Canyon è una di queste.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In che modo è possibile studiare fondali così profondi?
Lo studio degli organismi marini è stato realizzato con strumentazioni a bassissimo impatto ambientale, così da evitare di danneggiare ciò che si vuole analizzare e preservare. In particolare il nostro team ha sviluppato uno strumento per il rilevamento della fauna e dei parametri fisico-chimici dell’ambiente. Si chiama Lander “Memo”: riesce a raggiungere mille metri di profondità rimanendo autonomo per 48 ore di fila, grazie a speciali batterie. E’ lui che fornisce un’istantanea dello stato di salute di quell’habitat.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché è importante questa scoperta?
Per la ricchezza di organismi e per la diversità di specie che presenta il Canyon, molte delle quali ancora poco conosciute (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad esempio?
Il “corallo bianco”. La conformazione morfologica del fondale marino permette alle correnti dell’Adriatico di produrre il fenomeno delle “cascate” di acqua fredda nelle fosse batiali del Canyon. Queste, essendo cariche di materia organica e sostanze nutrienti, in concomitanza con la complessità strutturale dei fondali favoriscono la presenza del corallo bianco, che solitamente vive nell’Oceano Atlantico, le cui acque sono molto più fredde di quelle del Mediterraneo. Quindi il Canyon rappresenta una grande eccezione. Si consideri che nel Mediterraneo sono presenti solo 14 zone di diffusione di questo tipo di corallo, molte delle quali si trovano proprio nel Canyon di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qual è la funzione del “corallo bianco”?
E’ un biocostruttore: costruisce scogliere e barriere in ambiente marino, rendendo più rigoglioso e ricco l’habitat e permettendo a molte specie di svilupparsi e crescere. Parliamo di spugne, briozoi, organismi detritivori, anellidi, ma anche gronghi, naselli, pagelli, squali, paramole e crostacei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non si corre il rischio che questa “oasi” sia bersagliata dai pescatori?
Il rischio c’è, poiché con le varie tecniche di pesca utilizzate come quelle del palangaro o della pesca a strascico, potrebbero essere danneggiate le formazioni di corallo bianco o l’ecosistema stesso di questa zona. Tuttavia le elevate profondità e la particolare conformazione del fondale che il Canyon presenta, sono un grosso ostacolo per la pesca. E quindi questo “abisso” diventa un vero e proprio rifugio naturale dove vegetali e animali possono riprodursi tranquillamente, senza la minaccia continua da parte dell’uomo.
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Eugenio Orsi
Eugenio Orsi
I commenti
- Marco Petruzzelli Geologo - Unico appunto alla notizia... davanti a ciascuna lama pugliese vi è la prosecuzione di canyon sommerso..... dovuta alla crisi del Messiniano durante la ultima glaciazione, per il resto tenete duro per lo studio e la ricerca