Terminati ma mai aperti: lo spreco di Bitetto, il paese dei grandi parchi abbandonati
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mercoledì 18 aprile 2018
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di Ilaria Palumbo - foto Antonio Caradonna
Si chiamano “Tre Ponti” e “Mater Domini”: sono stati realizzati, inaugurati, ma praticamente mai aperti. Di fatto una volta spesi i soldi derivanti da fondi regionali ed europei, nessuno è stato poi in grado di provvedere alla loro gestione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«I costi sono troppo alti – ammette Fiorenza Pascazio, sindaco di Bitetto nonché assessore ai Parchi -. Il Comune ha anche provato anche a darli in gestione a privati, ma tra contenziosi giudiziari legati alle concessioni (per il “Mater Domini”) e assenza di interesse, alla fine nessuno si è preso la responsabilità di curarli. Anche perché man mano che si è andato avanti con gli anni tutte le strutture sono state vandalizzate e distrutte. Ricostruire non è per nulla facile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Secondo la proloco di Bitetto per il “Tre Ponti” ci sarebbero stati anche problemi di sicurezza «Ci si rese conto a lavori terminati che la vicinanza del canale Lamasinata avrebbe potuto comportare dei rischi», afferma l’associazione. Una tesi però smentita dal sindaco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Comunque sia a distanza di tanti anni dal loro completamento (più di 10 per il “Tre Ponti” e 22 per il “Mater Domini”) queste due aree sono state colpevolmente dimenticate e Bitetto è diventato così “il paese dei parchi abbandonati”.
Siamo andati a visitare i due polmoni verdi (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
IL PARCO "TRE PONTI" – Aperto più di dieci anni fa e attivo solo per un breve periodo, il parco “Tre ponti” si trova alla periferia sud-ovest del centro di Bitetto. Alla rotatoria situata all’incrocio tra le provinciali 206 e 207 passiamo al di sotto di un cavalcavia della ferrovia che dopo 200 metri ci conduce all’ingresso dell’area.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad accoglierci c’è un vecchio cancello arrugginito aperto, attraverso cui accediamo nei parcheggi vuoti e desolati. Davanti a noi si staglia l’entrata monumentale costituita da un ponte di pietra chiara all’apparenza antico, formato da tre archi a tutto sesto (da qui il nome del parco) e sorretto da due massicci pilastri, al cui centro fa capolino il gabbiotto ormai privo di guardiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci basta attraversare un altro portoncino per ritrovarci in un grande mare d’erba verde: lo percorriamo con non poche difficoltà, incontrando fiorellini bianchi, gialli e arancioni spuntati da poco, alberi non curati e arbusti inselvatichiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tramite un sentiero basolato approdiamo nei pressi di un chiosco completamente distrutto, con tanto di bagno vandalizzato e di sicuro oggi inutilizzabile. La vista migliora procedendo verso sinistra, dove si apre un bel panorama formato da viottoli e scalette in legno. Il tutto punteggiato da particolari lampioni dalla forma tondeggiante che non vedono la luce da tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo aver superato profumati alberi di mirto e pitosforo ci imbattiamo in un edificio color ocra, forse il vecchio centro informazioni, con le finestre inferriate e i muri ricoperti da murales, immancabili in un luogo isolato e degradato come questo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scarpiniamo ancora più in alto e mentre ci guardiamo attorno, perdendo lo sguardo nella fitta vegetazione, la nostra attenzione viene colpita dalla punta di un vero e proprio trullo, per buona parte crollato e inagibile. Riusciamo però a scalarlo, per ritrovarci ad ammirare dalla sua sommità l’intera prateria ormai dimenticata da tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
IL PARCO "MATER DOMINI" – Ancora più grande e maestoso è il secondo parco abbandonato di Bitetto: il “Mater Domini”. Parliamo di un’area di 340mila metri quadri inserita in un’ex cava. Realizzato nel 1996 e costato ben 22 miliardi di vecchie lire, non è mai stato aperto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungerlo bisogna prendere la 207 che diventa poi provinciale 1. Il polmone verde si trova su questa strada, sulla sinistra, un chilometro e mezzo prima di arrivare a Modugno.
Anche qui troviamo una recinzione divelta: non ci è quindi difficile entrare. Il viale d’ingresso ci porta subito davanti ai desertici campi sportivi, privati di tutto i loro elementi caratteristici: in quello da tennis non rimane più alcuna traccia della rete, su quelli da calcio sono state portate via le porte e in quello da basket resta lo scheletro arrugginito del canestro. Nemmeno gli spalti, costruiti per ospitare gli spettatori, sono stati risparmiati: i gradoni sono completamente ricoperti da detriti e calcinacci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure c’è chi frequenta e sfrutta questo immenso luogo tranquillo e isolato: un fornello per il barbecue, accompagnato da un sacchetto di carboni, è stato infatti dimenticato qui in un angolo, magari dopo una grigliata di gruppo in una giornata di sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciamo alle nostre spalle i campi e proseguiamo, immergendoci nella folta selva che si apre di fronte a noi. Siamo circondati da maestosi abeti, cedri e pini, il cui profumo rende l’aria quasi pura, e quando alziamo lo sguardo veniamo sorpresi da una coppia di falchi in volo che interrompe il silenzio quasi assordante che ci avvolge.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A rompere l’incanto però, pochi metri più avanti, è la visione di alcune delle tante strutture derelitte dell’area, che incontriamo a pochi passi l’una dall’altra. Sulla sinistra infatti si staglia un edificio a due piani quasi totalmente privo di pareti, sulla destra invece sorge un capannone enorme, il cui interno sembra tuttavia essere praticato. Attraversiamo il gigante di cemento e ferro e notiamo qua e là sui muri coloratissimi graffiti dai toni vivaci: a colpirci è in particolare un’inusuale rappresentazione dei personaggi di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scarpiniamo all’esterno, tra i rifiuti imperanti, ma dopo qualche passo siamo costretti a fermarci: ci troviamo su un dirupo e sotto di noi si rivela in tutta la sua bellezza un grande canyon arricchito da giardini, aiuole e panchine, il cui spreco è reso meno desolante dai toni accesi della primavera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso un sentiero protetto da una staccionata in legno riusciamo a scendere sul fondo della cava. Ci ritroviamo immersi nell’erba alta e attorniati da alberi di pesco in fiore e dalla roccia nuda scoscesa alta oltre 30 metri. Incastonata nelle pareti calcaree di colore rossiccio spicca una massiccia scalinata in pietra bianca, mentre di fronte si profila un inaspettato labirinto, purtroppo invaso dalla vegetazione e non più percorribile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la sorpresa più grande l’abbiamo quando ci imbattiamo nei due laghetti artificiali: chissà come sarebbero potuti apparire puliti e “corredati” dai classici pesci e ochette. Risaliamo così in alto e ci fermiamo a dare un ultimo sguardo a questo anfiteatro naturale abbandonato a se stesso. Che spreco immenso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Onofrio Damone - Gentilissimo Direttore, dopo aver letto l'articolo di Ilaria Palumbo del 18 Aprile 2018 relativo ai due parchi di Bitetto, in un primo momento, ero stato tentato dal dare un contributo alla ricostruzione della vicenda; mentre in un secondo momento ho rinunciato ritenendo che spettasse all'Amministrazione in carica dare i dovuti chiarimenti e risposte. Successivamente ho letto la lettera aperta del Sindaco di Bitetto che al posto di dare risposte, si lancia in proclami di progetti futuri come suo solito. A questo punto nella qualità di ex Vice Presidente del Consiglio Comunale di Bitetto durante il mandato Occhiogrosso, ritengo opportuno dare il mio contributo per ricostruire i fatti nella loro verità amministrativa. Analizziamo prima il Parco Mater Domini. Su questo parco bisogna evidenziare innanzitutto che con l'Amministrazione Paladino si generò un contenzioso con la ditta che aveva realizzato i lavori e, quindi, sin dal 2000 il Comune era bloccato da questo contenzioso in essere. L'Amministrazione Occhiogrosso ha lavorato su questo parco in due direzioni. Da un lato durante la conferenza di servizio tenutasi nei primi tre mesi dell'anno 2012 con l'Assessore Regionale Barbanente, sono state migliorate alcune norme sotto il profilo urbanistico per una migliore utilizzazione anche dei manufatti esistenti. Queste norme sono state recepite nel PUG nel momento in cui la Giunta Regionale in data 9 maggio 2012 lo ha approvato definitivamente. Dall'altro lato, l'Amministrazione Occhiogrosso, consapevole che nessun tipo di utilizzazione sarebbe stata possibile fino a quando continuava ad esistere il contenzioso sorto con l'Amministrazione Paladino, sin dal primo anno di insediamento ha lavorato incessantemente per dare soluzione al suddetto contenzioso. Finalmente in data 20 dicembre 2013 grazie al lavoro di tre anni, l'Amministrazione porta in Consiglio e approva la proposta di chiusura di contenzioso (vedi Deliberazione di Consiglio Comunale n. 42/2013). Dal mese di gennaio 2014 quindi l'Amministrazione Occhiogrosso tenendo conto delle norme migliorative relative al Parco Mater Domini introdotte nel PUG approvato dalla Giunta Regionale in data 9 maggio 2012 e sulla base della soluzione data al suddetto contenzioso, apre una nuova pagina in prospettiva per il futuro del Parco Mater Domini. In effetti nei primi mesi del 2014 si tennero incontri con l'Architetto Fuzio al fine di individuare la giusta soluzione per proiettarsi verso l'affidamento a terzi della gestione del Parco Mater Domini. Questi i fatti dal 2011 al 2014 inerenti il Parco Mater Domini. Purtroppo mentre si elaborava l'iter per l'affidamento a terzi del Parco Mater Domini, cade l'Amministrazione Occhiogrosso. Infatti da ottobre del 2014 l'Amministrazione passava nelle mani del Commissario Prefettizio, mentre, da maggio 2015, la materia diveniva di competenza della nuova Amministrazione Pascazio dalla quale si attendono ulteriori sviluppi da circa tre anni. Analizziamo adesso il Parco Tre Ponti. Sul Parco Tre Ponti due sono i risultati tangibili dell'Amministrazione Occhiogrosso in carica dal 2011 al 2014. Innanzitutto va evidenziato l'ottenimento del finanziamento per il rafforzamento delle strutture comunali di protezione civile, con l'acquisto di un automezzo attrezzato con il modulo antincendio e di una stazione satellitare di monitoraggio idro-pluviometrico per la gestione delle emergenze con avviso di criticità sotto il profilo idraulico ed idrogeologico di € 70.000,00 (vedi Delibera di Giunta n. 75 del 21 giugno 2012). Questo primo risultato era in linea con l'idea di utilizzare il Parco Tre Ponti per sagre, eventi e spettacoli sotto la responsabilità del Capo della Protezione Civile che a livello comunale, in tutti i Comuni d'Italia, è il Sindaco stesso. In effetti il suddetto finanziamento ricevuto dalla Regione serviva al Sindaco, al Comandante della Polizia Municipale e all'intero COC (Centro Operativo Comunale di Protezione Civile) per poter utilizzare il suddetto parco nella consapevolezza che bisognava tener conto del fatto che lo stesso è attraversato dal canale Lamasinata e quindi era necessario conoscere in tempo reale le allerte metereologiche. Pertanto grazie a questa stazione satellitare si è potuto tenere aperto il Parco Tre Ponti per diverso tempo. La prospettiva era però quella di affidare la gestione del Parco Tre Ponti mediante concessione a terzi da individuarsi tramite selezione pubblica. Prima però di affidare a terzi la gestione del parco l'Amministrazione aveva deciso di ristrutturare ed ampliare i manufatti esistenti nel parco. A tal fine veniva in soccorso il secondo risultato ottenuto. Durante il mandato Occhiogrosso è stato chiesto ed ottenuto tramite il Piano Sociale di Zona un finanziamento per la ristrutturazione della casa esistente sul costone del Parco Tre Ponti per destinarla a Centro Sociale Polivalente e l'allestimento di una nuova aula per attività collettive polifunzionali per un importo complessivo di € 450.000,00 (fondi europei erogati dalla Regione Puglia tramite il Piano Sociale di Zona). Il suddetto progetto viene presentato per la prima volta dal Rappresentante del Comune di Bitetto in seno al Coordinamento Istituzionale del Piano Sociale di Zona – Ambito dei Comuni di Modugno – Bitetto – Bitritto nel verbale di Deliberazione n. 4 del 5 aprile 2012 con il quale si dava atto di indirizzo al Responsabile dell'Ufficio di Piano per la predisposizione dell'avviso pubblico interno rivolto ai comuni associati. Il Responsabile emetteva e pubblicava l'avviso pubblico in data 23 aprile 2012. In data 9 maggio 2012 il Sindaco Occhiogrosso con nota sindacale invitava il Responsabile del Settore Tecnico Comunale a procedere alla redazione dell'apposito studio di fattibilità del Centro Socio Educativo da realizzare all'interno del Parco Tre Ponti. Il suddetto studio di fattibilità in data 19 febbraio 2013 con verbale n. 3 del Coordinamento Istituzionale dello stesso Piano d'Ambito è stato ritenuto rispondente agli obiettivi del Piano Sociale di Zona. In data 5 luglio 2013 con prot. n. 5201 il Sindaco di Bitetto Occhiogrosso invitava il RUP a provvedere alla predisposizione della progettazione definitiva ed esecutiva. In data 31 ottobre 2013 il Responsabile del Settore Tecnico ed Urbanistico del Comune di Bitetto Ing. Giuseppe Sangirardi con Determinazione n. 124 procedeva all'affidamento dell'incarico della redazione della progettazione definitiva ed esecutiva all'Ing. Nicola Stefanelli. Con nota prot. 2724 del 26 marzo 2014 il tecnico incaricato Ing. Nicola Stefanelli trasmetteva in duplice copia gli elaborati del progetto per la realizzazione delle opere presso il Parco Tre Ponti. Purtroppo durante il mese di ottobre del 2014 l'Amministrazione passava nelle mani del Commissario Prefettizio per la gestione ordinaria del Comune e, quindi, il Commissario congelava l'iter del suddetto finanziamento. A maggio del 2015 si insediava l'Amministrazione Pascazio che, al posto di dar seguito alla presentazione del suddetto progetto in continuità con la precedente Ammistrazione, prendeva una decisione scandalosa! In data 17 settembre 2015 con una nota a firma congiunta del Responsabile del Settore Tecnico e dello stesso Sindaco Fiorenza Pascazio, con prot. n. 6722 del 17 settembre 2015, si comunicava al progettista che "L'Amministrazione non è intenzionata proseguire l'iter per l'ottenimento del finanziamento regionale per la realizzazione del centro socio educativo" e, con la stessa nota "si invita codesto studio a trasmettere l'importo relativo alle spese vive sostenute per la redazione del progetto definitivo presentato". Incredibile! Un Sindaco decide di rinunciare ad un finanziamento a fondo perduto di ben € 450.000,00 per il quale tanto aveva lavorato la precedente Amministrazione. Pertanto, oltre al danno di aver perso circa mezzo milione di euro a fondo perduto per il territorio di Bitetto, anche la beffa di pagare circa €4.000,00 allo studio tecnico che aveva redatto il progetto definitivo. Credo di aver riportato semplicemente i fatti così come avvenuti durante l'Amministrazione Occhiogrosso e subito dopo con la nuova Amministrazione. Ritengo che al momento i fatti da me ricostruiti parlino da soli e lasciano ben intendere a coloro che leggeranno questa mia lettera la differenza tra chi si è prodigato in atti, delibere e determine tangibili e reali con una precisa visione del da farsi, a differenza di chi da quasi tre anni continua a fare proclami di progetti futuri senza portare alcun risultato concreto in favore della nostra comunità. Ing. Onofrio DAMONE
- carmen carelli - Buonasera, il parco Mater Domini nasce sulla ex struttura dell' "Ippodromo degli ulivi" grande centro polisportivo attivo fino al 1983 circa,giusto?