Pelosa, cicala, salipcio, allievi: ecco i crostacei e i molluschi "made in Bari"
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venerdì 4 maggio 2018
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di Angela Pacucci
Un peccato, perché è proprio quello l’unico modo per conoscere da vicino la fauna marina, dato che non tutti hanno il tempo, la salute e l’età (vedi i bambini) per potersi immergere facendo snorkeling. Il rischio, in assenza di un acquario, è quello di poter conoscere “il popolo dell’Adriatico” solo quando è già sul bancone di un pescivendolo: di fatto, morto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In attesa che la città (che sta perdendo il contatto con il proprio mare) riesca a compensare questa lacuna, dopo aver descritto i "frutti di mare", abbiamo “narrato” le principali specie di crostacei e molluschi che vivono davanti al litorale barese, quelli "made in Bari", che rappresentano parte della cultura del capoluogo pugliese. (Vedi anche foto galleria)
Nelle schede (compilate grazie all’aiuto di Roberto Carlucci e Lucio Rositani, docenti di Ecologia marina presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Bari), abbiamo indicato per i vari animali il loro “soprannome” barese, il nome comune e quello in latino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I CROSTACEI
“La Pelosa” (Favollo - Eriphia verrucosa) - È un granchio di medie dimensioni (fino a circa 10 centimetri senza considerare gli arti) di colore marrone più o meno scuro sul dorso e giallastro sul ventre, ricoperto da setole, da cui il nome locale di “pelosa”. Vive in prossimità della superficie e nonostante le sue chele robuste che possono provocare lesioni abbastanza serie, è attivamente ricercato per le sue carni prelibate.
Il Granchio (Granchio corridore - Pachygrapsus marmoratus) - È tipico vedere questi granchi fermi sulle rocce ma capaci di nascondersi in un attimo nelle fessure sommerse al minimo segno di pericolo. Pur essendo un animale marino, infatti, il granchio corridore riesce a vivere anche per tempi lunghi fuori dall’acqua. Ha un corpo scuro sul dorso e giallastro sul ventre, con dei tipici disegni marmorizzati. Non si mangia e quindi in teoria non viene pescato, anche se rappresenta la prima “preda” di ogni bambino che si affaccia per la prima volta sul mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
“L’Eremita” – (Granceola – Maja squinado) - È un granchio che vive prevalentemente su fondi rocciosi e ricchi di alghe, ha un carapace ovoidale con i bordi laterali muniti di numerose spine e può raggiungere i 20 centimetri di lunghezza. Non avendo chele robuste, si difende mimetizzandosi, innestando sul dorso spugne o alghe anche di notevoli dimensioni. È chiamato “l’eremita” probabilmente perché è difficile vederlo assieme ad altri esemplari della stessa specie.
Il Paguro (Pagurus) - I paguri sono crostacei con addome molle (non ricoperto dalla corazza) e che per questo proteggono il loro corpo vivendo all’interno di conchiglie vuote che rinvengono sul fondo. Man mano che crescono abbandonano la “casa” diventata troppo piccola, per passare ad una più grande. Possono essere di piccole dimensioni e vivere a scarsa profondità o arrivare fino a circa 10 centrimetri di lunghezza e popolare acque più profonde come le specie del genere Dardanus note come Paguro bernardo.
Il “Salipcio” (Gamberetto di scoglio o Gamberetto maggiore - Palaemon serratus) - È un piccolo gamberetto dal corpo quasi trasparente ricoperto da striature brunastre, con le giunture delle zampe gialle e viola. Questi esemplari rifuggono dalla luce diretta, quindi di solito si trovano in grotte oppure sotto scogli e pietre di varie dimensioni, dove vengono cacciati attraverso retini da bambini e adulti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La “Cicala” (Canocchia – Squilla mantis) - È una specie rinvenibile dai 10 a 200 metri di profondità, che può raggiungere i 20 centrimetri di lunghezza. La colorazione è bianco-giallastra e sulla sua coda spiccano due macchie viola scuro che sembrano occhi: hanno funzione difensiva. I predatori infatti tendono generalmente ad attaccare la testa e così la canocchia con questi “occhi finti” indirizza eventuali attacchi sulla coda, zona del corpo sicuramente meno vulnerabile. La particolare forma chele ricorda quelle delle mantidi religiosi.
I MOLLUSCHI (non bivalvi/“frutti di mare”)
Il “Polpo di scoglio” (Octopus vulgaris) – Il re degli animali marini locali: purtroppo per lui pescato, “sbattuto” e cucinato in tutti i modi. Si pensa che la passione dei baresi per il polpo abbia origine nel Neolitico, quando a seguito di una crisi climatica il cibo cominciò a scarseggiare e i molluschi diventarono così la base della dieta delle antiche popolazioni baresi. È un cefalopode dotato di otto tentacoli con due file di ventose. Vive tra gli scogli: generalmente nascosto in tana durante il giorno, esce a caccia di notte. Spesso viene chiamato “polipo”, erroneamente, in quanto quest’ultimi sono le forme animali che costruiscono i coralli.
Il “Polpo di paranza” (Moscardino - Eledone moschata, Eledone cirrhosa) - Il moscardino viene anche denominato “polpo di paranza”, perché preferendo vivere su fondali sabbiosi e fangosi è più facile da prendere nelle catture dei pescherecci a strascico (paranze). Differisce dall’octopus per la colorazione, che è più chiara, tendente al biancastro e per avere una sola fila di ventose sui tentacoli, anziché due.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La Seppia (Sepia officinalis) – È un cefalopode con due occhi grandi e con otto tentacoli corti e due più lunghi provvisti di ventose solo all’estremità. Al suo interno si trova la conchiglia ridotta e modificata a formare il noto “osso di seppia”. Può nuotare molto velocemente utilizzando il nuoto “a reazione”: comprime una certa quantità di acqua nel suo corpo per poi farla uscire attraverso il sifone, creando un getto che la spinge in direzione opposta. I piccoli della seppia sono molto apprezzati dagli amanti del “crudo”: vengono chiamati dai baresi “allievi”. Anche se spesso a finire sulle tavole sono la Sepia elegans e la Sepia orbignyana: due specie che restano di taglia piccola anche da adulti.
Il Calamaro (Loligo vulgaris) – È caratterizzato da un corpo di forma allungata con un capo su cui sono evidenti due occhi e una corona di 8 tentacoli corti e 2 più lunghi dotati di ventose solo all’estremità. Come molti cefalopodi il calamaro quando è spaventato o attaccato può spruzzare una certa quantità di inchiostro creando una “nube” scura che gli permette di fuggire velocemente senza che il predatore possa vedere in quale direzione si sia diretto. Vive in genere più in profondità ma in alcuni periodi dell’anno si avvicina alla superficie per deporre le uova.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il “Monaco di mare” (Lepre marina – Aplysia) - È un genere di mollusco opistobranco che ha l’aspetto di una grossa lumaca (senza guscio). Può superare i 25 centimetri circa di lunghezza e la sua colorazione è brunastra con sfumature dal verde al viola. Se disturbato secerne una sostanza color porpora che allontana eventuali predatori. Essendo ermafrodita durante la riproduzione si dispone sul fondo in fila indiana assieme ad altri esemplari in modo che ognuno possa fecondare ed essere fecondato allo stesso tempo. Emette poi le uova in cordoni allungati di colore arancio chiamati "spaghetti di mare".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Angela Pacucci
Angela Pacucci