Gli "allievi" che animali sono? «Seppie non cresciute». Ma non è del tutto vero
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venerdì 2 settembre 2016
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di Tiziana Depalma
Ad esempio gli “allievi” che animali sono? Parliamo (assieme al polpo e agli illegali datteri) del top del crudo di mare: un prodotto venduto anche a 40/45 euro al chilo. Ebbene chiunque a Bari, compreso i pescivendoli, risponderebbe: «Sono le seppie piccoline, non ancora cresciute». Ma questo è vero solo in parte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Gli “allievi” comprendono in realtà ben tre specie diverse di molluschi – ci spiega Roberto Carlucci, docente di Ecologia presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Bari -. Ci sono sì i piccoli di sepia officinalis, ovvero della seppia comune, ma è facile che ad essere venduti siano anche esemplari di sepia elegans e di sepia orbignyana, due specie che a differenza della prima restano di taglia molto piccola anche da adulti: massimo una decina di centimetri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma quando compriamo gli “allievi” potremmo portarci a casa una normale seppia che deve ancora crescere, oppure particolari seppie “nane” che restano piccole anche quando crescono. Tranquilli: dal punto di vista del sapore non cambia nulla, visto che si tratta di prodotti sempre teneri e prelibati. Cambia però l’impatto che si ha sull’ecosistema.
«Vendere una seppia che ancora deve crescere è un attentato al normale ciclo biologico – dichiara Carlucci -. Si vanno a pescare esemplari non ancora in grado di riprodursi e quindi il rischio è quello di andare a impoverire il nostro mare. Per questo sarebbe auspicabile la presenza di specialisti del settore allo sbarco e nei maggiori mercati del pesce, per far sì che venga operata una selezione che garantisca una pesca sostenibile».
In sostanza sarebbe meglio comprare e mangiare seppie elegans e orbignyana perché essendo adulte si sono già riprodotte. Ma come fare a riconoscere le varie specie una dall’altra? «Non è semplice per un occhio inesperto – sottolinea il professore -. Si dovrebbero utilizzare guide che permettono di riconoscere le caratteristiche particolari di ogni tipologia, tra cui il mantello e il numero delle ventoselle. Ma ad esempio una peculiarità della orbignyana è la presenza di una specie di aculeo sulla parte finale dell’osso: questo è percepibile al tatto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E quindi se doveste trovarvi a mangiare allievi con l’aculeo, sappiate che oltre a far bene al vostro palato state aiutando il mare a non impoverirsi.
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Tiziana Depalma
Tiziana Depalma