di Silvano Dragonieri*

La tangenziale di Bari compie 60 anni: «All'inizio non c'era neanche lo spartitraffico centrale»
BARI – Una lunga strada in perenne trasformazione che “avvolge” Bari da sessant’anni a questa parte. È la cosiddetta “tangenziale” o “circonvallazione”: un tratto della statale 16 che costeggia il capoluogo pugliese per una ventina di chilometri permettendo così agli automobilisti di entrare nel centro cittadino attraverso svincoli strategici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tracciato dell’arteria, che si sviluppa in gran parte su tre corsie per senso di marcia, dà quindi la possibilità di gestire in modo efficiente i flussi veicolari, alleggerendo il traffico urbano e migliorando la qualità della vita dei baresi. Tuttavia, la storia della tangenziale è segnata da trasformazioni, sfide e interventi resisi necessari per adeguare l'opera alle esigenze di una città in continua crescita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’inaugurazione - All'inizio degli anni 60 dello secolo scorso Bari stava vivendo un periodo di espansione urbanistica ed economica che condusse ben presto a un notevole incremento del traffico automobilistico. Le strade del centro urbano risultavano sempre più congestionate, il che rese urgente la realizzazione di una tangenziale che collegasse i principali quartieri periferici senza dover attraversare il cuore della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1963 iniziarono i lavori per la costruzione del primo tratto di quella che venne chiamata “circonvallazione cittadina” e nel 1965 fu inaugurato il segmento Fesca-Picone. Questo primo tratto venne presto seguito dai collegamenti tra Fesca e Palese e tra Picone e Torre a Mare: fu così creata una cintura stradale che consentì immediatamente una notevole riduzione del traffico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La strada non era però priva di criticità. Inizialmente infatti la circonvallazione era composta da sole due corsie per senso di marcia senza spartitraffico centrale. Disponeva persino di un marciapiede laterale. Una configurazione che si rivelò sin da subito pericolosa, soprattutto a causa della presenza di numerosi incroci a raso lungo il percorso. Già a partire dai primi anni di esercizio, l’arteria fu così teatro di numerosi incidenti, molti dei quali mortali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i punti più a rischio vi erano gli incroci che collegavano la strada con il quartiere San Paolo, con Carbonara e via Caldarola. La pericolosità era accentuata come detto dall'assenza di barriere divisorie tra i flussi di traffico opposti e dalla tendenza degli automobilisti a percorrere la tangenziale ad alta velocità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un evento curioso, ma significativo, fu un videoclip della celebre canzone "Riderà" di Little Tony, girato nel 1966 proprio sulla circonvallazione di Bari, all'altezza del rione Stanic. Nel video si vede infatti il cantante camminare letteralmente sulla strada, mentre auto e camion gli sfrecciano accanto.  

Descrizione: Immagine che contiene automobile, aria aperta, veicolo, strada

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Le istituzioni locali decisero così di intervenire per migliorare la sicurezza della tangenziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I lavori di miglioramento - All'inizio degli anni 70 furono completati alcuni sovrappassi che permisero di eliminare molti degli incroci a raso più pericolosi. Questi lavori contribuirono a rendere la strada un po' più sicura, ma la mancanza di uno spartitraffico centrale continuava a rappresentare un rischio significativo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Descrizione: Immagine che contiene cielo, aria aperta, scena, strada

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Nel 1977 si arrivò a un passo decisivo: fu infatti finalmente installato uno spartitraffico centrale che separava i due flussi di marcia. L’intervento si rivelò fondamentale per ridurre il numero di incidenti frontali e migliorare la sicurezza complessiva della tangenziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma negli anni 80 Bari continuava a crescere, sia in termini demografici che economici. Il tasso di motorizzazione stava aumentando rapidamente e la tangenziale iniziò a mostrare i suoi limiti: gli ingorghi erano all'ordine del giorno, soprattutto nelle ore di punta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La soluzione arrivò grazie a un evento sportivo che cambiò il volto delle città italiane: i Mondiali di Calcio del 1990. Il capoluogo pugliese fu scelto tra le città ospitanti e questo portò all'assegnazione di cospicui fondi per migliorare le infrastrutture cittadine. Tra i progetti andati in porto ci fu proprio l'ampliamento della circonvallazione con la realizzazione della terza corsia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I lavori iniziarono nel 1990 e si conclusero nel 1995, interessando il tratto compreso tra l'uscita 4 (Fesca) e l'uscita 14 (Japigia). Questo ampliamento consentì di migliorare significativamente la scorrevolezza del traffico e ridurre i tempi di percorrenza, trasformando la circonvallazione in una strada più moderna e adeguata alle esigenze di una città in continua evoluzione.

Oggi -  La tangenziale di Bari continua però a essere oggetto di importanti progetti di miglioramento. Tra questi spicca la realizzazione di una variante alla statale 16 nel tratto compreso tra Bari Mungivacca e Mola di Bari. Questo nuovo tracciato (che dovrebbe essere completato entro il 2028) prevede due carreggiate con tre corsie per senso di marcia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’ambito di questi lavori e di quelli del “collo d’oca” del nodo ferroviario, all’altezza del quartiere Japigia sono stati completati i lavori per permettere ai treni di passare sotto la tangenziale, che in quel punto è stata così sollevata. Il vecchio tratto compreso tra l’uscita San Pasquale-Mungivacca e quella di Japigia è stato quindi smantellato per essere sostituito con uno nuovo che non andrà interferire con i binari. 

* Silvano Dragonieri è uno scrittore barese

Il video della "camminata" di Little Tony sulla tangenziale di Bari:



 


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  • Vito Petino - Grazie al mio fraterno compagno d'infanzia, Enzo Manzo, che già vi lavorava, nel 1965 fui ingaggiato dai fratelli ingegneri, i Diotallevi di Roma, quale contabile di cantiere per il calcolo del numero dei viaggi di tufina e relativa volumetria, che i camion ribaltabili scaricavano sulla costruenda Circonvallazione di Bari, nel tratto Poggiofranco Japigia; tufina che, una volta compattata alla perfezione dai rulli compressori delle enormi e lente macchine per costruzioni di strade, si trasformava nell'elastico tappetino carrabile a copertura della sottostante massicciata pietrosa e ghiaiosa, per essere a sua volta coperto dal manto d'asfalto finale. Si cominciava a lavorare alle 7 del mattino. E qui entra nel centro della storia la masseria Tresca, allora per tutti noi lavoratori soltanto la Masseria di Giacomo e sua moglie Teresa, massari che conducevano con l'aiuto dei figli il rustico che fungeva anche da abitazione e il terreno agreste circostante. La Masseria aveva stalla e mucche, non in gran numero, ma sufficiente oltre misura alla produzione del fabbisogno familiare di latte, col sovrappiù venduto alla locale Centrale del Latte. Uno dei due fratelli Diotallevi concluse un contratto con Giacomo, accordo remunerato che prevedeva la colazione con pane fresco e latte appena munto per tutte le maestranze. E per sei mesi ci siamo rifocillati nella Masseria ogni mattina alle sette meno un quarto. E a sera molte volte gli operai sposati portavano a casa una sporta di ortaggi, verdure e frutta fresca, che Giacomo, Teresa e figli, approntavano per una modica cifra simbolica, a suggello dell'amicizia e familiarità nata con noi. Terminato quel cantiere, gli ingegneri me ne proposero altri in luoghi lontani. Ma io avevo ben altri voli in mente fra i tanti che la vita ancora giovane mi offriva...


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