Casamassima, la mansarda che conserva i ricordi del "ritrovo notturno" degli Alleati
Letto: 28429 volte
martedì 26 giugno 2018
Letto: 28429 volte
di Marianna Colasanto - foto Antonio Caradonna
La soffitta si trova all'interno di villa Pagliaro, costruita tra il 1871 e il 1881 e requisita negli anni 40 dall'esercito liberatore. «Mio padre mi raccontava spesso di quell'occupazione - rammenta il 71enne Mariano Azzone, attuale proprietario -. La tenuta era infatti diventata una sorta di “night club” per gli stranieri in divisa, che venivano qui dopo aver stretto amicizie con la popolazione del "paese azzurro"».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quindi andati a visitare la storica mansarda. (Vedi foto galleria)
Dalla statale 100 usciamo al primo svincolo per Casamassima, proseguendo poi dritto per un altro paio di chilometri. Sbuchiamo così in un largo incrocio, alla destra del quale, stretto tra due file di ulivi, si dirama il vialone che ci porta a destinazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La masseria si sviluppa su tre livelli, dei quali è l'ultimo ovviamente ad attirare la nostra attenzione. La scala che saliamo ci porta davanti a una porta grigia socchiusa: è l'accesso a un vero e proprio pezzo di storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo quindi nello stanzone: un ambiente oggi adibito a deposito, ma con le decorazioni realizzate nei lontani anni 40 conservate in ottimo stato. Volgiamo subito lo sguardo verso la parete alla nostra destra. Su una fascia orizzontale bianca spiccano quattro volti di militari, tutti disegnati di profilo, uno dei quali ha dei tratti orientali. La sequenza è interrotta dal grande ritratto di una donna in abiti succinti: la sua corta gonna blu lascia ben in evidenza giarrettiere e tacchi a spillo. Si tratta probabilmente di una delle giovani ospitate qui.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sotto la seducente figura campeggia il pianoforte nero di famiglia, che ci piace pensare essere stato utilizzato durante quelle notti “brave”. Poi gli abbellimenti proseguono con un enorme cielo stellato disegnato in fondo alla parete. E anche nel bel mezzo di questa porzione di muro blu balza all'occhio la rappresentazione di una donna, della quale però stavolta compare solo un volto stilizzato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo verso il lato opposto. Subito osserviamo le raffigurazioni di altre due signorine, una castana e una bionda, entrambe con vestito attillato e le gambe in vista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alla loro sinistra abbiamo tre visi di militari, con un dettaglio interessante riportato sopra di essi: la firma degli autori dell'affresco. La scritta recita “Decoration by L/ SGT. E.A. Pringle e L/CPL F.A. WEBB. 579 A.F.C. RE.”. Le sigle "L/ SGT" e "L/CPL" stanno rispettivamente per "lance sergeant" e "lance corporal", gradi militari comuni a diversi eserciti, mentre le restanti lettere indicano forse la truppa di appartenenza. Pringle e Webb sono i due “artisti”.
All'angolo posto alla fine del muro sono invece dipinti due soldati, dotati di uniforme rossiccia e pantaloni verdi: hanno folti baffi e sembra quasi stiano parlando tra di loro. Completa la serie di immagini il profilo di un soldato con gli occhiali, visibile su uno dei pilastri centrali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chissà chi erano questi militari, chissà se tra di loro c’era qualcuno che poi sarebbe stato sepolto nel “Bari war cemetery" o nel cimitero polacco di Casamassima. Ciò che sappiamo è che si trattava di ragazzi che, anche se solo per poche ore, sono riusciti per un attimo a dimenticare il dolore, il sangue e la morte di quegli anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Marianna Colasanto
Marianna Colasanto
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Massimiliano Italiano - le restanti sigle ovvero AFC RE stanno per Royal Engineers Association Football Club il club calcistico che rappresentava il Corpo dei Royal Engineers, (genieri dell'esercito britannico)