Tra ricchezze e celebri teatri, la storia dei baresi Antonio e Onofrio: i fratelli Petruzzelli
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mercoledì 17 giugno 2020
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di Federica Calabrese
Va detto subito: i due erano baresissimi, nonostante alcune fonti storiche abbiano “assegnato” loro un’origine triestina. L’incertezza sulla loro appartenenza alla Terra di Bari o alla città giuliana si originò quando il trisavolo Antonio, classe 1741, sposò in seconde nozze una certa Brigida Tangorra e con i 6 figli avuti dalla donna si trasferì a Trieste portando avanti il commercio di biancheria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma non bisogna dimenticare che l’uomo ebbe degli eredi anche dalla prima moglie (Nunzia Rossini) che rimasero invece in Puglia, specializzandosi nel settore della beccheria. Ed è da questo ramo che nacquero i famosi fratelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il loro padre, Beniamino, dopo essersi specializzato nella costruzione di velieri, sposò infatti Teresa Volpe che diede alla luce Onofrio (l’8 gennaio 1850) e poi Antonio (il 19 dicembre 1851), oltre alla terzogenita Maria.
Una volta cresciuti, il primo divenne un commerciante (iniziando a collaborare nell’attività di vendita di tessuti, coperte e corredi), il secondo scelse invece di seguire la carriera forense. Diventò quindi un avvocato, trasferendosi per qualche tempo a Trieste lì dove viveva lo zio, anch’egli giurista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Onofrio, dallo spiccato senso per gli affari, riuscì ad ampliare esponenzialmente i suoi clienti, stabilendo contatti anche con l’Inghilterra. Questo gli permise di accumulare ricchezze considerevoli che custodiva gelosamente: in una vecchia cisterna sotterranea in via Melo 77 si dice fossero nascoste fortune inestimabili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio in quel palazzo giallognolo (ancora esistente) vissero i due, assieme alla sorella che nel frattempo aveva sposato Angelo Cicciomessere (divenuto Messeni per concessione regia nel 1900). Quest’ultimo fu determinante per la costruzione del Teatro, vista la sua maestria nella progettazione e il suo ruolo di capo dell’Ufficio tecnico comunale dal 1885 al 1897.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’occasione concreta per investire nell’edilizia si ebbe nel marzo del 1892. Il Consiglio comunale cittadino decise di indire una nuova gara per l’assegnazione del suolo (detto “alla Marina”, perché con l’affaccio sul lungomare cittadino) su cui si sarebbe dovuto costruire un politeama più grande del Piccinni intitolato al musicista barese Nicola De Giosa.
La prima gara era stata infatti un fallimento: vinta dai fratelli Barone, non si era concretizzata per via dell’impossibilità di questi ultimi di affrontare le ingenti spese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu quindi indetto un secondo bando che fu aggiudicato proprio ai Petruzzelli, che batterono la concorrenza di Donato Greco e Giacomo Sbisà grazie ad un’astuta mossa di Onofrio. In una lettera del 29 settembre 1894 indirizzata al sindaco di Bari, Giuseppe Re David, dichiarò infatti di avere a disposizione l’ingente cifra di seicentomila lire da investire nel sontuoso edificio. Così il Municipio, vista la compartecipazione nel costo complessivo, decise di far costruire proprio ai due fratelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I lavori iniziarono nel gennaio 1896, anche se le operazioni furono tutt’altro che semplici. Dopo due anni i Petruzzelli rimodularono il progetto iniziale affidandosi al cognato Messeni e chiedendo una proroga nella consegna. Questo slittamento comportò nuove spese, che la famiglia decise di pagare in proprio, chiedendo però in cambio che il politeama fosse intitolato a loro. E così fu.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Teatro Petruzzelli, in stile liberty, di color rosso, con 2200 posti a sedere e completamente illuminato con energia elettrica, fu inaugurato il 14 febbraio 1903 con una “prima” scritta dal compositore tedesco Giacomo Meyerbeer.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il successo fu immediato e duraturo. Sul suo largo palco, a cui si accedeva da un foyer con statue a grandezza naturale dei maestri di musica pugliesi e sotto la grande cupola affrescata di Raffaele Armenise con i sommi poeti dell'antichità, si esibirono artisti del calibro di Andrea Chenier, Mascagni, La Rotella, Refice e Respighi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui le maggiori opere dell’epoca trovarono lo scenario adatto per essere rappresentate, sotto lo sguardo sempre attento di Onofrio e Antonio, che dal loro palco personale in seconda fila seguivano assiduamente le rappresentazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In occasione del 25simo anniversario della sua inaugurazione, nel Politeama si tenne anche una sontuosa cerimonia durante la quale sia i Petruzzelli che Angelo Messeni si videro onorati dalla città di una targa d’oro per il loro sensazionale operato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu questa l’ultima grande ricchezza ricevuta dai due fratelli, che morirono di lì a poco: Onofrio nel 1928 e Antonio nel 1934, lasciando in eredità a Bari un luogo simbolo della cultura cittadina, sopravvissuto a due guerre e a un terribile incendio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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