Natura, trulli e chiesette: in Valle d'Itria alla scoperta della "ciclovia dell'acqua"
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lunedì 6 luglio 2020
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di Annagrazia Schiavone
Parliamo dell'unico pezzo terminato della "ciclovia dell'acqua", lungo tragitto di 500 chilometri in fase di realizzazione che attraverserà Campania, Basilicata e Puglia. L'itinerario completo prevede 230 km di strade percorribili solo a piedi o in bici che partiranno da Caposele, paesino dell'Irpinia in cui c'è la prima sede di approvigionamento dell'infrastruttura per arrivare a Santa Maria di Leuca, seguendo appunto lo snodarsi di alcune storiche condotte che dal 1915 placano la sete del "tacco" d'Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È un progetto che viene da lontano. Se ne discute addirittura dal 2000, ma è solo nel 2008 che Regione Puglia e Acquedotto hanno siglato un protocollo d'intesa per dar vita a uno studio di fattibilità. Nel 2015 l'idea è stata inserita nella legge di stabilità e compresa tra le quattro ciclovie di priorità nazionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si attende ora il completamento dei lavori, "fomentato" dal “Coordinamento dal Basso per la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese”: un comitato formato da più di novanta associazioni e imprese che si stanno battendo per un'opera che andrebbe a valorizzare le aree attreversate dalla "pista"
Abbiamo quindi esplorato metà del pezzo già ultimato, che procede in direzione sud nel brindisino. Il punto di partenza è fissato all'intersezione tra via dei Trulli e la strada provinciale 12, quella che mette in comunicazione Cisternino e Martina Franca. Appartiene a quest'ultimo paese il territorio in cui ci troviamo: contrada Figazzano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le pedalate iniziali ci regalano subito campi di grano e una selva rigogliosa di ulivi. Dopo circa un chilometro oltrepassiamo la prima vistosa opera dell'uomo: il ponte canale Figazzano, lungo 205 metri, uno dei tanti che garantiscono la giusta pendenza alle condotte incorporate nella pietra, in modo tale che l'acqua scorra naturalmente senza bisogno di appositi motori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo una manciata di metri il sentiero sterrato reincrocia la strada provinciale 12. Qui sulla destra c'è a sorpresa un bar, il cui proprietario ci confida di servire ciclisti provenienti anche da Molise e Calabria. Il titolare inoltre, dietro preavviso, fornisce bici a noleggio a chi voglia intraprendere questa piccola avventura nella Murgia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte al caffè si staglia la chiesetta di Maria Santissima del Monte Carmelo, un semplice edificio bianco il cui campanile racchiude una statua della Vergine. Diamo un'occhiata agli orari delle messe fissati su un cartello posto vicino all'entrata e scopriamo che nei dintorni ci sono quattro luoghi sacri con lo stesso nome in quattro diverse contrade, ciascuno dei quali a rotazione ospita le celebrazioni di turno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo il cammino, non prima di aver spulciato un tabellone con sopra la mappa della ciclovia e alcune foto in bianco e nero che ritraggono gli operai impiegati a inizio 900 per la costruzione dell'acquedotto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A un certo punto rallentiamo per la presenza di un basso cancello e soprattutto di due segnali contraddittori: uno indica il divieto d'accesso per via dell’inizio di una proprietà privata e l'altro, subito dietro, invita a proseguire a bordo delle bici. «È un’incongruenza che si manifesta più volte lungo il percorso, disorientando i viandanti - spiega Roberto Guido, addetto stampa del comitato -. Siamo ancora in attesa che Regione e Aqp emanino un regolamento a riguardo per mettere fine all'attuale stato di anarchia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la segnaletica del tragitto denota anche una curiosa alternanza tra la tecnologia e metodi rudimentali di una volta. Aggiriamo la sbarra e avvistiamo infatti prima un nuovo cartello riportante l'hashtag #sullevenedellapuglia e un codice qr, il cui inquadramento tramite la fotocamera degli smartphone permette di visualizzare sullo schermo alcune informazioni sulla zona attraversata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo qualche altra pedalata si costeggia un vitigno ben curato e sulla destra spicca una cabina d'ispezione, usata appunto per controllare la regolarità del flusso d'acqua. Al di sopra dell'ingresso balza all'occhio una targa, riportante la distanza da Caposele (226 chilometri) e poco più avanti uno dei tanti pozzi chiusi da lucchetti numerati, circondati dall'edera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La vista poi dell'ennesimo campo di grano rigoglioso si sostituisce gradualmente a quella di un favoloso gruppo di trulli (chiamati casèdde dai residenti) protetti parzialmente dall'ombra degli alberi circostanti. Nelle vicinanze si innalzano anche diverse piante di "calapricio", una pera selvatica che può soddisfare improvvisi attacchi di fame.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Uno dei pochi dislivelli del tragitto ci porta sulla collina di contrada Portarino, laddove il paesaggio è quasi mistico: nascosto dalla vegetazione sbuca l'Ashram Bole Baba, ex tempio induista attivo fino a due anni fa, le cui bianche coppie di colonne sorreggono una cupola rossiccia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E dopo il fugace avvistamento di una volpe ci gustiamo la parte finale del nostro viaggio, scandito da intensi colori: l'oro del grano, il giallo delle ginestre e il verde dei maestosi fragni, alberi che in Italia si trovano solo in Puglia e Basilicata. Qua e là si fanno largo altri trulli stupendi, tra cui un complesso da favola restaurato per fini turistici e il ponte canale Cappellucci, lungo 35 metri. Il passaggio è protetto da alcune ringhiere in ferro abbellite con degli intagli: riusciamo a distinguere niditamente il disegno di un'anfora.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un'altra delle quattro parrocchie della Madonna del Carmelo precede infine il ponte Galante, il più lungo dei cinque disseminati sul tratto Cisternino-Ceglie Messapica con i suoi 559 metri. È qui che, stanchi di una mattina sotto il sole estivo, decidiamo di interrompere il viaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non prima però di un ultimo incontro: quello con un biacco, serpente non velenoso che ci fa un po' di spavento. È lui però ad avere più paura della presenza umana, decidendo così di strisciare indietro verso le suggestive campagne della ciclovia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Annagrazia Schiavone
Annagrazia Schiavone
I commenti
- Alfredo Giannantonio - Grazie mille Annagrazia, bellissimo articolo. Conosco bene la zona, Cisternino in particolare è un vero gioiello, tutta la zona poi è terra di bellezza, umanità, e paesaggi incantevoli. Anche se il turismo l'ha scoperta in parte, questa terra meravigliosa e dolce merita di essere conosciuta di più, anche fuori dall'Italia. Il territorio è molto curato; la sua cucina poi è quasi unica nella sua semplicità, e la sua genuinità, sempre molto curata nei particolari. Una grande terra della bella Puglia. Grazie ancora.