Bari, i "palazzi dei Bottalico": il complesso mai ultimato che giace da più di 40 anni a Carrassi
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giovedì 14 dicembre 2023
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di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna
Ma qual è la storia di questa stuttura abbandonata? Fu innalzata alla metà degli anni 70 del secolo scorso da due fratelli appartenenti alla famiglia Bottalico, proprietaria di numerosi immobili e terreni in città. Grazie alle rendite accumulate i fratelli decisero così di investire edificando un grande e moderno complesso abitativo, su uno dei suoli che possedevano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Affidarono il progetto all’ingegner Michele Palumbo e, dopo aver demolito una villa che sorgeva nell’area, iniziarono la costruzione degli edifici. A distanza di pochi anni però vennero fuori alcuni problemi legati ai permessi edilizi. I balconi con affaccio su via della Costituente, che da progetto non dovevano sporgere sul marciapiede, erano stati infatti costruiti oltre il limite consentito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questa bega burocratica, unita ad alcune incomprensioni tra i fratelli, portò in breve tempo al blocco della costruzione e al successivo abbandono agli inizi degli anni 80.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da quel momento infatti nessuno ha mai voluto prendersi l’onere di completare la grande opera edilizia, probabilmente per i grossi costi che comporterebbero i lavori. E così il complesso giace da più di 40 anni inutilizzato, seppur situato in un’area recintata che, venendo periodicamente ripulita, lo fa apparire come un cantiere avviato di recente e ancora in corso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su via della Costituente, di fronte al park and ride, si affaccia il primo dei due immobili. Realizzato a forma di L si sviluppa su sette livelli, più un piano attico, scanditi da varchi rettangolari vuoti destinati a porte-finestre che affacciano su ampi balconi con smusso angolare. Gli stessi che proseguono sul lato sinistro, allungandosi su tutta la facciata laterale del complesso, dove sono presenti i resti di alcune impalcature in metallo e listelli di legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Colpiscono le sue linee “moderne” (considerata l’epoca in cui fu costruito) e il pregiato rivestimento con pannelli di granito, ancora perfettamente integro, che quasi riflette la luce del sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci avviciniamo al piano stradale del complesso segnato da varie saracinesche, che avrebbero dovuto ospitare attività commerciali, ormai interamente imbrattate da scritte colorate. Da questa posizione possiamo anche riscontrare l’effettiva sporgenza dei balconi sui marciapiedi, concausa che portò all’iniziale sospensione dei lavori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sui due lati della struttura l’accesso è serrato da dei muretti in pietra e da alcune lamiere in ferro. Attraverso un piccolo foro riusciamo però a sbirciare all’interno dell’area. Il vasto spazio sembra abbastanza curato, intravediamo della bassa vegetazione che cresce spontanea tra materiale edilizio di scarto e, più in fondo, una serie di bassi locali che collegano il primo edificio al secondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Raggiungiamo quest’ultimo spostandoci sulla parallela corso Alcide De Gasperi, nell’isolato compreso tra via Pessina e via Borsani. Qui, adiacente all’antico palazzo Zippitelli con la sua iconica scritta “Bari” (che indica quello che un tempo era l’inizio della città), si innalza l’altra parte del complesso totalmente imbracata dall’originaria impalcatura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci avviciniamo al muro perimetrale, delimitato da blocchi di tufo e da una grata con filo spinato ormai totalmente arrugginita. Oltre questa riusciamo comunque a intravedere lo stabile. Anche questo si mostra in ottime condizioni strutturali: delle migliaia di pannelli di granito del rivestimento soltanto uno sembra essersi staccato. Persino i ponteggi metallici, seppur deteriorati dal tempo, non mostrano segni di cedimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso le lamiere presenti sul muretto riusciamo ad avvistare anche una parte dell’area interna. Ci appare una vegetazione decisamente più folta e infestante rispetto all’altro lato. Spuntano anche resti di impalcature corrose e alcune fronde di palme adiacenti all’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Fino a qualche anno fa vedevo spesso uno dei due fratelli Bottalico mettersi davanti al fabbricato e contemplarlo», ci racconta un passante. Forse si fermava a pensare al suo ambizioso progetto edilizio, purtroppo mai ultimato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Gaetano Sacco - Finalmente le notizia sull'abbandono dei palazzi dei Bottalico, Non c'è barese che non si sia interrogato sul perché di quella struttura non più ultimata. I più hanno pensato a un fallimento dei costruttori, ma chiedendosi il perché non ci sia stato nessuno che abbia deciso di continuare l'opera, già così bene avviata, e in un punto decisamente appetibile. Grazie per il servizio.
- Gianfranco LIUZZI - però intervistando un testimone ancora in vita si poteva parlare di quando al posto dei palazzi c'era un impianto di anodizzazione dell'alluminio dove la ditta TPE andava a far lavorare i contenitori dei trasmettitori di tutte le radio e tv private del centro sud italia, e poi anche del nord italia... e perchè no ricordare i bellissimi alberi di enormi cachi che raccoglievamo e mangiavamo con gusto, in attesa di ritirare i contenitori anodizzati in colore blu chiaro... e per finire ricordare che il testimone fu il primo a sapere dell'inizio dei lavori di costruzione dal signor Bottalico, che gli propose di acquistare tutto il raccolto di cachi vicini alla maturazione, prima che le ruspe abbattessero tutti gli alberi... e fu cosi che la villa vicino alle casermette la mattina dopo fu svegliata dal 3 ruote delxsignor Bottalico che era venuto a consegnare i cachi appena raccolti all'alba... ed a ricevere il pagamento di di stupendi frutti... mai più visti negli anni successivi... del peso di 200 grammi cadauno.... e fu cosi che la villa fu invasa da 120 kg di cachi, pari a circa 600 frutti, con grande soddisfarione del signor Bottalico che incassò 120.000 lire... e cosi ebbe fine l'era dei cachi ed iniziò quella dei Palazzi dei Bottalico... ma passiamo la parola all'autore... correva l'anno 1976....
- korogoscio - Negli anni '90 la situazione dell'immobile era perfettamente identica ad oggi. Fra l'altro ci dovrebbe essere all'interno (visibile da corso De Gasperi) un bellissimo camion OM giallo d'epoca, abbandonato da una vita come tutto il resto, non so se ci sia ancora.
- vincenzo ribezzi - Pessimo articolo , la storia di questi due edifici chi e' barese la conosce benissimo quindi assolutamente inutile raccontare la storia scandalosa tutta italiana , ma il vero servizio giornalisto sarebbe stato quello di capire che fine devono fare questi due edifici ? Qual'ela soluzione . Quanti altri anni resteranno in quelle condizioni ? I fratelli Bottalico sono vivi ? Hanno degli eredi ? Possibile che il comune non intervenga . Puo' il comune intimare di completare le costruzioni ? Puo' il comune in caso i fratelli Bottalico e gli eredi non abbiano i soldi per porre fine a questo scempio di espropiare gli edifici abbattendoli con una bella carica di tritolo ? se sono abusi si dia l'ordine di demolizione , senon ci sono i permessi validi si proceda con l'espropio e il comune diventi proprieario dei suoli . Oppure costringere i fratelli Bottalico o gli eredi alla vendita ad akltri costruttori che possano ultimare le costruzioni . Insomma un vero servizio giornalistico per BARI E I SUOI CITTADINI SAREBBE STATO QUELLO DI PRESENTARE LA SOLUZIONE PER PORRE FINE A QUESTO SCEMPIO IN PIENO CENTRO CITTA' . Considerando che per tutto il cemento impegnato c'e' il rischio che questi due edifici restino nella medesima situazione per altri 100 anni . che aticolo giornalisto da dementi .
- antonio colavitti - Quindi? "Immobilizzazione" degli Immobili dovuti a immobilismo imprenditoriale a sua volta vincolato dalla burocrazia? L'articolo esamina e descrive ma non denuncia nè propone. Distinti saluti, Antonio Colavitti, Bologna.