di Gaia Agnelli - foto Rafael La Perna

Quelle capannine sorte accanto al molo San Cataldo: «Valorizzano un luogo poco frequentato»
BARI – Sul litorale del rione San Cataldo di Bari, tra scogli e frangiflutti, sono adagiate da qualche tempo tre curiose capannine in legno, con tanto di panchine, che vengono utilizzate dai passanti per fermarsi un attimo a godere della silenziosa vista dell’Adriatico. A realizzarle è stato il 44enne barese Maurizio, il quale, trasformando i tronchi portati a riva dalle maree, ha creato un angolo suggestivo in una zona cittadina da sempre un po’ isolata. Il piccolo villaggio è stato infatti “edificato” sul lungomare Starita, accanto al Molo San Cataldo, in un’area priva di negozi e abitazioni e frequentata perlopiù da pescatori e qualche runner. (Vedi foto galleria)

Per visitare le capannine ci dirigiamo quindi sul lungomare predetto fermandoci lì dove, quasi all’incrocio con via Tripoli, notiamo una struttura rossa e fatiscente. Sul lato mare ecco delinearsi il Molo San Cataldo, che con il suo braccio chiude il Porto in direzione nord e proprio accanto a esso, posizionate in fila tra massi e frangiflutti, fanno bella mostra le “casette” di Maurizio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutte e tre sono accomunate dalla stessa struttura: quattro colonne realizzate con dei possenti tronchi di legno incastrate negli spazi vuoti tra un blocco di pietra e l’altro, alle quali sono intrecciate con delle corde di canapa altre quattro travi di legno che fanno da base per il tetto. Quest’ultimo è composto da fusti di canna le cui foglie secche fungono da parasole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ogni capanna ha poi la sua panchina, perfetta per sedersi e godersi la vista del vicino Faro e dell’azzurro Adriatico che si infrange sugli scogli sottostanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è proprio qui che incontriamo Maurizio, l’architetto di questo angolo di pace. «Sono sempre stato legato a alla zona - dichiara il giovane -. Da piccolo ci venivo a giocare e crescendo è diventato questo il punto di partenza per le mie pescate in apnea. Penso sia un punto molto suggestivo della città, ma poco conosciuto e frequentato dai baresi: a parte i pescatori che bazzicano il Molo e qualche runner, a piedi non passa mai nessuno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È per questo che Maurizio tre anni fa ha deciso di donare all’area un segno distintivo che potesse valorizzarla, attirando nel contempo l’attenzione dei cittadini. «Un giorno mi trovavo qui con mio fratello Fabio durante una pausa dal lavoro - racconta - e assieme a lui iniziai a raccogliere tutto ciò che le mareggiate con il tempo avevano lasciato su questa lingua di terra. C’era di tutto: tronchi di ogni dimensione, barattoli, corde, bancali di legno. Così mi venne in mente di riciclarli per trasformarli in qualcosa di bello: una capanna del tutto “ecosostenibile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La prima a essere realizzata fu quella che oggi vediamo più vicina al Molo. «In realtà all’inizio non sapevo come procedere, dato che non aveva mai costruito qualcosa prima di allora - afferma Maurizio -. Per questo nelle prime fasi fui affiancato, oltre che da mio fratello, anche da alcuni amici. Ma alla fine improvvisando e faticando, ne uscì una vera e propria “casetta”, con le sue pareti e una finestra sul mare». 

Sì perché, originariamente la capanna non era come la vediamo oggi, con il suo aspetto “open-space”, ma si trattava di una struttura semichiusa. «Qualche mese fa però una mareggiata l’ha distrutta e così ho deciso di rifarla senza pareti - rivela il giovane -. Il motivo? Soprattutto durante la notte, a causa della scarsa illuminazione, c’era chi usava l’ambiente per mangiare, bere e fumare, lasciando al suo interno carte, bottiglie e mozziconi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le altre capanne invece, costruite nel 2022 la seconda e nel 2023 la terza, sono state realizzate sin da subito senza pareti e sono attualmente dotate di cestini per l’immondizia e “posacenere” creati riutilizzando alcuni barattoli lasciati in omaggio dal mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La maggior parte delle persone visita però rispettosamente il “villaggio”. Proprio mentre stiamo parlando vediamo una ragazza che approfitta dell’area “relax” per fare una pausa dopo la sua corsa. Così come ci sono tante coppiette che scelgono questo luogo per un appuntamento al tramonto: qualcuno di loro ha anche lasciato anche la propria “promessa” d’amore disegnando su una colonna un cuore con i propri nomi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché il posto ha tutto per essere romantico: non a caso è stato scelto come location per una scena della serie “Le indagini di Lolita Lobosco”, in cui la protagonista bacia l’esperto d’arte Leon sotto una delle capannine. «Quando ho visto la mia “opera” in televisione, non riuscivo a crederci – afferma Maurizio –: ho realizzato così quanto il mio lavoro sia apprezzato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Stessa soddisfazione che ha provato quando ha visto una ragazza decorare una colonna con dei disegni tribali. «Sono contento se i visitatori lascino la propria “firma”, quando fatta nel rispetto della struttura – sottolinea il giovane -. Anch’io ho attaccato a un tronco un adesivo di Bob Marley scrivendo su una pietra “Mompracem”: l’isola letteraria resa celebre da Emilio Salgari che simboleggia un sogno. Perché questo luogo è un sogno, che curo e alimento ogni giorno: è il mio posto del cuore, ma anche di tutti coloro che amano il dolce rumore del mare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Per visitare le capannine ci dirigiamo sul lungomare Starita...
...fermandoci lì dove, quasi all’incrocio con via Tripoli, notiamo una struttura rossa e fatiscente
Sul lato mare ecco delinearsi il Molo San Cataldo, che con il suo braccio chiude il Porto in direzione nord...
...e proprio accanto a esso, posizionate in fila tra massi e frangiflutti, fanno bella mostra le “casette” di Maurizio
Tutte e tre sono accomunate dalla stessa struttura: quattro colonne realizzate con dei possenti tronchi di legno incastrate negli spazi vuoti tra un blocco di pietra e l’altro...
...alle quali sono intrecciate con delle corde di canapa altre quattro travi di legno...
...che fanno da base per il tetto...
...le cui foglie secche fungono da parasole
Ogni capanna ha poi la sua panchina, perfetta per sedersi...
...e godersi la vista del vicino Faro...
...e dell’azzurro Adriatico che si infrange sugli scogli sottostanti
Ed è proprio qui che incontriamo Maurizio, l’architetto di questo angolo di pace
«Sono sempre stato legato a alla zona - dichiara il giovane -. Da piccolo ci venivo a giocare e crescendo è diventato questo il punto di partenza per le mie pescate in apnea. Penso sia un punto molto suggestivo della città, ma poco conosciuto e frequentato dai baresi»
La prima capanna a essere realizzata fu quella che oggi vediamo più vicina al molo
Originariamente non era come la vediamo oggi, con il suo aspetto “open-space”, ma si trattava di una struttura semichiusa. «Qualche mese fa però una mareggiata l’ha distrutta e così ho deciso di rifarla senza pareti», rivela Maurizio
Le altre capanne invece, costruite nel 2022 la seconda...
...e nel 2023 la terza, sono state realizzate sin da subito senza pareti...
...e sono attualmente dotate di cestini per l’immondizia...
...e “posacenere” creati riutilizzando alcuni barattoli lasciati in omaggio dal mare
Proprio mentre stiamo parlando vediamo una ragazza che approfitta dell’area “relax” per fare una pausa dopo la sua corsa
Così come ci sono tante coppiette che scelgono questo luogo per un appuntamento al tramonto...
...qualcuno di loro ha anche lasciato anche la propria “promessa” d’amore disegnando su una colonna un cuore con i propri nomi
«Sono contento se i visitatori lascino la propria “firma”, quando fatta nel rispetto della struttura – sottolinea il giovane -. Anch’io ho attaccato a un tronco un adesivo di Bob Marley...
...scrivendo su una pietra “Mompracem”: l’isola letteraria resa celebre da Emilio Salgari che simboleggia un sogno...
...perché questo luogo è un sogno, che curo e alimento ogni giorno: è il mio posto del cuore, ma anche di tutti coloro che amano il dolce rumore del mare»



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Rafael La Perna
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