L'Executive Center: la "microcittà" futuristica che modernizzò Bari tra gli anni 80 e 90
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giovedì 14 novembre 2024
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di Giancarlo Liuzzi - foto Fabio Voglioso
Costruito tra il 1986 e il 1991, l’edificio sin da subito si impose per la sua unicità e per la sua visione futuristica del capoluogo pugliese. Fu progettato su commissione della Gamma srl da un team di grandi architetti: Massimo Napolitano e Vittorio Chiaia con la collaborazione di Antonio Renzulli, Rocco Ferrari, Beniamino Cirillo e dell’ingegnere Domingo Sylos Labini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il suo stile fu influenzato dall’architettura moderna e postmoderna e in particolare dalle opere dell’architetto lombardo Aldo Rossi a sua volta ispiratosi ai visionari edifici di Le Corbusier e alle sue idee utopistiche sulla città ideale. L’intento era ricreare la complessità della città dove la città non c’era, utilizzando gli spazi aperti delle periferie che, a partire dal Secondo dopoguerra, si stavano popolando di nuovi complessi abitativi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E anche la nascita dell’Executive Center avvenne in un periodo di forte espansione per Bari, che negli anni 80 si stava sempre più allargando soprattutto verso sud-est. La scelta di dove porre il nuovo colosso ricadde infatti su una vasta area agricola di via Amendola, da sempre una delle principali arterie stradali di ingresso alla città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In breve tempo il complesso si popolò di scale, rampe sospese, terrazze, labirintici colonnati e spazi verdi che lo resero una sorta di mega-condominio inserito però in un contesto commerciale. L’Executive è suddiviso infatti in due zone ben distinte: la prima che si affaccia su via Amendola è destinata ad uffici e negozi, la retrostante, più lontana dal traffico, ospita invece la parte residenziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perchè sin da subito l’edificio attirò svariati commercianti, che impiantarono qui i loro esercizi: bar, pasticcerie, ristoranti, parrucchieri, tabaccherie, cartolerie e persino un asilo nido. L’immobile tra l’altro alla fine degli anni 90 ospitò “Blockbuster”, la multinazionale americana specializzata nel noleggio dei film.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Molte di queste attività hanno però chiuso, così come si è ridotto notevolmente il numero degli uffici. L’esempio dell’Executive del resto è stato seguito anche in altre zone di Bari, città che ha visto a partire dal nuovo Millennio una “decentralizzazione” che ha portato tante attività a spostarsi nei quartieri periferici nel frattempo notevolmente modernizzatisi. In più c’è stato il Covid che, come un po’ in tutta Bari, ha determinato sia la chiusura di tanti negozi che l’addio al lavoro in ufficio in favore dell’homeworking.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’Executive rimane comunque un complesso vivo e affollato e continua, con il suo particolare profilo architettonico, a caratterizzare un lungo tratto di via Amendola.
Dalla strada possiamo ammirare il primo fabbricato, di forma rettangolare, che svetta col suo prospetto bianco e grigio scandito da ampi finestroni e da dieci alte torri che includono le scale e gli ascensori. È concluso, sul lato sinistro, da un blocco geometrico con centinaia di finestrelle, e sovrastato da quattro tettoie a vetri. Più in basso vi è invece un corpo sporgente dal colore blu, con una finestra ad arco centrale, che spezza il grigiore e la verticalità della facciata. Il lato destro termina invece con una torre ottagonale ai cui piedi vi è il nome dell’Executive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Superando un corridoio colonnato dove sono presenti alcuni esercizi commerciali, raggiungiamo la parte centrale dove vi è l’ingresso principale, sovrastato da una massiccia insegna col nome del complesso. All’interno un ampio pannello nero, con i nomi dei tanti uffici presenti, è affiancato da gialle cassette delle lettere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul lato di queste ci imbattiamo in una stretta scala mobile. «Me la ricordo da sempre non funzionante e sono qui ormai da 36 anni – ci dice il 56enne Piero, portiere del complesso -. Gli uffici più importanti sono ormai andati via da tempo: Cassa di Risparmio, Olivetti e la Snam rete gas dove lavoravano centinaia di impiegati. Prima avevo a che fare ogni giorno con più di 1000 persone ma ora molte attività storiche hanno chiuso, come il Roxy bar, dove si formava sempre una lunga coda durante le pause lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il locale, aperto da 34 anni, ha chiuso i battenti alla fine del 2022 ed era una vera e propria istituzione del complesso. Ci spostiamo ora nella zona retrostante, dominata da un ampio giardino con una geometrica aiuola al centro, dove incrociamo due delle storiche attività ancora aperte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una di queste è la piccola cartoleria Costanzo Ranieri. «Il negozio è qui da quando fu inaugurato il complesso - ci dice Giovanni, che ci lavora da 20 anni -. Prima eravamo in due a servire i clienti e in alcuni giorni avevamo comunque difficoltà ad accontentare tutte le richieste. Ma dopo il Covid l’affluenza è calata e gli uffici ormai usano più il digitale che il cartaceo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte si trova invece la vetrina del negozio di abbigliamento Status Homo. «Abbiamo aperto nel 1992 – ci dice la moglie del titolare -. Un tempo c’era più movimento, si usciva maggiormente dagli uffici e i giardini erano più curati e vissuti. Noi continuiamo a lavorare grazie alla nostra clientela affezionata, composta principalmente dai residenti del complesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una scala a chiocciola ci conduce ai piani superiori introdotti da ampi atri con divanetti che lasciano spazio a lunghi colonnati e ad ampie terrazze che affacciano su via Amendola. Incrociamo anche numerose passerelle sospese, prima usate per collegare i diversi edifici, ma adesso serrate e malconce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo al piano terra e ci spostiamo alle spalle del complesso. Lontana dal traffico si sviluppa la zona residenziale, composta da quattro palazzoni alti fino a 15 piani che ospitano un totale di 700 appartamenti. A colpirci è la totale simmetria delle facciate con balconi e finestre affiancati senza soluzione di discontinuità. I fabbricati sono inoltre intervallati da graziose e silenziose aree verdi con panchine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alle spalle del complesso si estende infine una vasta area verde con alberi secolari ed erbe selvatiche dove sorge anche la cinquecentesca e nascosta masseria De Tullio, con annessa cappella settecentesca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio in questo ampio spazio agricolo il Comune di Bari vorrebbe però realizzare un ampio parcheggio a servizio della nuova stazione ferroviaria. «Da tempo ci stiamo battendo per difendere sia la masseria che la campagna circostante - sottolinea Enzo Del Vecchio, che vive qui dal 1990 -. Perché vivere nell’Executive Center ha anche il pregio di poter godere di un’impagabile vista sul verde ancora incontaminato, senza rinunciare a negozi e servizi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Carmine Panella - Notare nella terza foto le vistose asimmetrie della facciata principale dovute alla mancata intesa delle due ditte principali che eseguirono l'opera. L'una del gruppo di Berlusconi e l'altra che faceva capo agli Agnelli. Ancora una prova della sudditanza barese alle grandi imprese del Nord.
- diego molinari - ...direi piuttosto il prototipo di casermone in cui ogni individualità è annullata. Se mi capita di guardare il lato residenziale, ho l'impressione di guardare un enorme alveare...Unica nota positiva, il bellissimo giardino che consola la vista.