L'antica tradizione della zampogna natalizia: a Bitonto c'è chi sta cercando di preservarla
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venerdì 23 dicembre 2022
di Francesco Sblendorio
BITONTO – Sono lontani ormai i tempi della transumanza, quando pastori e contadini di Abruzzo, Molise e Basilicata scendevano in inverno verso il più mite Tavoliere in cerca di pascoli per il bestiame. Tuttavia nel periodo natalizio, in diversi centri del Barese, può accadere di ascoltare ancora il suono della zampogna, lo strumento di chi giungeva in Puglia dagli Appennini e che aiutava, in cambio di un’esibizione, a ricevere offerte in denaro o in cibo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci sono infatti vecchi zampognari che provengono ogni anno da quelle terre allo scopo di rinnovare questa antica tradizione. Tra questi Enzo Galgano, signore di San Polo Matese, in provincia di Campobasso, che da 36 anni allieta i cittadini di Bitonto con tipiche armonie natalizie.
La zampogna è uno strumento a fiato caratteristico del Sud Italia. Di solito ha cinque canne da cui fuoriesce il suono, affiancate da due flauti, detti rispettivamente “dritta” e “manca”. Con il primo si esegue l’armonia principale, mentre il secondo l’accompagna con i toni bassi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Viene realizzata artigianalmente e il suo costo può oscillare dai 700 ai 2500 euro. E tradizionalmente la sacca di accumulo dell'aria (otre) è fatta con un’intera pelle di capra o di pecora. Storicamente esistono tre stili di costruzione e di utilizzo: lucano, molisano e cilentano, ma con il tempo si è sviluppata anche una scuola pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quella degli zampognari, soprattutto molisani, è stata una presenza fissa nei paesi della provincia di Bari fino a tutti gli anni 90. Dopo il 2000 si sono fatti sempre più sporadici, complice la diminuzione dei pastori e dei contadini e i tempi più frenetici della vita moderna. A fronte della loro progressiva sparizione, negli ultimi anni sono nate però alcune associazioni impegnate nel preservare la musica popolare. Una di queste si chiama Folkemigra (nella foto) ed è stata costituita a Bitonto nel 2013.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Da bambino ero affascinato dall’arrivo degli zampognari a Bitonto: li rincorrevo per tutto il centro storico per assistere alle loro esibizioni – spiega il fondatore del sodalizio, il 40enne Francesco Minuti -. Con il tempo la presenza dei musicisti è andata scemando: quest’anno addirittura ne è venuto solo uno. E così ho deciso di farmi continuatore dell’affascinante tradizione, andando a imparare la zampogna direttamente nel piccolo paese di San Polo Matese, lì dove hanno nel sangue la cultura dello strumento».
Francesco si è specializzato in particolare in due generi. Il primo è il repertorio barese, nel quale spicca la Tarantella murgiana. «Una ballata diffusa soprattutto nei territori costieri che vanno da Barletta a Monopoli – spiega – e che segue ritmi suoi peculiari, diversi dalla classica Tarantella napoletana o dalla Pizzica salentina».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il secondo è la classica musica della zampogna, ovvero la Novena. Si tratta di una preghiera cantata e musicata, articolata in sette strofe, numero ricorrente nella Bibbia e nei Vangeli. Si esegue per nove giorni, come si intuisce dal suo stesso nome, dal 29 novembre al 7 dicembre e poi dal 16 al 24 dello stesso mese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E così da dieci anni Minuti, assieme ad altri tre musicisti, gira in lungo e il largo la provincia suonando casa per casa dalle famiglie che lo richiedono. «Nel tempo il rapporto si è consolidato – precisa Francesco -. Non ci chiamano neanche più: andiamo noi da loro perché sappiamo che ci aspettano. Ci lasciano una piccola donazione o ci offrono semplicemente un caffè, ma la cosa più importante è l’empatia che si crea. Al suono della Novena le persone ricordano il passato e i gli antenati che non ci sono più. Non nascondo che a volte anche a noi scappa una lacrima di commozione data dal privilegio di condividere momenti molto intensi con chi ci ascolta. E tutto grazie all’antica musica della zampogna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Foto di Gaetano Racanelli
Nel video lo zampognaro Enzo Galgano tra le vie di Bitonto: