Piccoli, antichi e preziosi: i bonsai. A Bari una scuola insegna come curarli
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giovedì 28 gennaio 2016
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di Alessia Schiavone
Nata in Cina, questa tecnica di coltivazione si è evoluta e si è perfezionata soprattutto in Giappone. Ma negli ultimi trent'anni questa pratica ha iniziato a diffondersi anche in Italia tanto che i giapponesi hanno eletto il Bel Paese seconda nazione al mondo per le tecniche sviluppate nella cura dei bonsai. Addirittura a Bari c'è una scuola (la “Bonsai school”), tra l'altro l'unica in Puglia riconosciuta dal collegio nazionale Ibs (Istruttori del bonsai e del suiseki), che insegna a bambini e adulti le nozioni teoriche e le procedure di lavorazione e cura dei “mini alberi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbiamo incontrato il 37enne barese Luca Bragazzi, insegnante della scuola oltre che istruttore del collegio nazionale, che ci ha avvicinato al mondo di quest'arte millenaria dai contorni tutti orientali. Immersi in un'atmosfera tipicamente giapponese, ritagliata all'ombra di una villetta in via Bruno Buozzi a Bari, abbiamo dapprima camminato attraverso un elegante giardino zen, dotato di ghiaia, di un piccolo laghetto che in primavera ospita le carpe e ornato con lanterne in granito e con il tipico tokonoma (caratteristico dell'arredamento giapponese e usato per esporre le piante), per poi raggiungere un pianerottolo in cui erano posizionati, l'uno di fronte all'altro, alcuni bonsai. (Vedi foto galleria)
«Innanzitutto bisogna distinguere tre diverse categorie di bonsai- sottolinea Luca -. Quelli commerciali (che in genere si trovano dal fioraio), quelli amatoriali e quelli professionali (di un livello decisamente più alto). I primi, essendo solitamente da interno, vengono custoditi in casa ma grazie al clima caldo mediterraneo possono vivere anche all'aperto a partire però dal mese di marzo. Mentre gli altri due tipi devono sempre risiedere all'aperto, così come fa la pianta in natura. Noi nella nostra casa-bottega ci dedichiamo proprio alla coltivazione di questi ultimi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Molte delle piante presenti qui hanno infatti vinto premi in Italia e in Europa. Si tratta di esemplari costantemente curati che girano il mondo per partecipare a mostre o per gareggiare in concorsi di bellezza. Le competizioni europee più importanti si svolgono in Italia, Inghilterra e Belgio, in qualsiasi stagione tranne che in estate. Tra i campioni, notiamo un vecchio ginepro taiwanese: campione del mondo nel 2008, ha circa 120 anni. La ricca chioma che scende a cascata tira da un lato il tronco intrecciato, le cui radici sembrano quasi volersi staccare dal terreno. Una postura romantica e a tratti poetica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma non è l'unico ultra centenario. Di fronte a noi, si innalza da un vaso trapezoidale un altro ginepro che ha ormai raggiunto la veneranda età di 300 anni. Proviene dal Giappone e anche lui ha vinto diversi premi. D'altronde lo si nota subito dall'aria fiera e altezzosa che gli calza a pennello e dalla corteccia irregolare ma ben levigata che alterna tonalità di marrone a sfumature di bianco. Son proprio i ginepri infatti le specie botaniche più apprezzate, insieme con i pini, entrambi particolarmente idonei a essere coltivati con questa tecnica e la cui forma è facilmente modellabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A rapire la nostra attenzione, in un angolo di quella sorta di selva a cielo aperto, ci sono poi i rami fluttuanti di un ciliegio spoglio, in fase di “costruzione”, che sembrano essere saltati fuori dalla Foresta Incantata di Pollock.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Più il bonsai è vecchio, più porta su di sé il peso del tempo trascorso e dell'azione degli agenti atmosferici, più acquista valore. In generale rispetta l'età fisiologica dell'albero, ma paradossalmente può anche vivere di più dell'originale perché le tecniche utilizzate sono a "ringiovanimento". Non a caso il compito di un maestro è proprio quello di allungare il più possibile gli anni di vita del proprio albero. In Giappone ce ne sono alcuni che vengono tramandati di generazione in generazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Altro elemento che determina il valore di un bonsai è la forma. In questo caso gioca un ruolo centrale la creatività e l'interpretazione personale dell'esperto, che può dilettarsi a lasciare la propria impronta sulla pianta, pur rispettandone l'equilibrio vegetativo e le caratteristiche di base. Infine ogni bonsai può essere classificato in base alla sua altezza. Possiamo così distinguere diverse categorie: Mame (8 cm), Shoin (22 cm), Kifu (38 cm), Chuin (43 cm), Dai (75 cm), Omono (115 cm) e Nikawi (oltre il metro).
Ma quanto costano i bonsai? I prezzi dipendono da molteplici fattori: fondamentali sono la forma, la bellezza e la storia della pianta, l'età e le caratteristiche del tronco. Il costo può variare da qualche centinaia di euro ad alcune migliaia. Naturalmente i bonsai commerciali costano decisamente meno. Un discorso a parte merita invece il Giappone dove i bonsai arrivano anche a valere milioni di euro. «Funziona come per i dipinti - aggiunge Bragazzi- gli appassionati sono disposti a svenarsi pur di avere un bonsai nel proprio giardino. Inoltre le piante più prestigiose non possono nemmeno essere vendute al di fuori del Paese, perché considerate tesori nazionali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le specie botaniche più diffuse in Puglia sono gli ulivi, gli olivastri, i ciliegi, le querce e i mirti. Tutte piante della macchia mediterranea che riescono a sopportare il caldo estivo e che è possibile portarsi a casa facilmente, anche se per chi non è esperto nel settore non è semplice fare sopravvivere queste creature molto delicate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«In realtà non è poi così difficile curarle - ribadisce l'esperto- basta rispettare alcune regole minime, tra cui quella del ritmo dell'innaffiatura che non deve essere costante ma deve rispettare l'alternanza asciutto-bagnato, cioè è necessario aspettare che il terriccio si asciughi prima di dare altra acqua. Da noi comunque arrivano piante malate da tutta Italia: le curiamo, le “rigeneriamo” per poi restituirle ai proprietari a cui diamo sempre un consiglio, quello di trattare i bonsai per quello che sono: esseri viventi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Alessia Schiavone
Alessia Schiavone