Acquaviva, le pionieristiche piste dove si correva con le auto radiocomandate
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mercoledì 4 settembre 2019
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di Gabriella Mola - foto Valentina Rosati
Incontriamo il signore proprio davanti a ciò che resta della pista creata 37 anni fa: si trova in campagna, tra la “città della cipolla rossa” e Santeramo, in zona Ospedale Collone. «Fu la prima realizzata nel Meridione – ci dice l’uomo – e per molti anni rappresentò un punto di riferimento per tutti coloro che amavano questo innovativo hobby».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Del circuito non rimane granchè, anche se tracce di asfalto sbucano dalla vegetazione incolta e si intuisce l’ampiezza della struttura, lunga 250 metri e larga 4. Questo era un luogo dove ogni domenica si riunivano una cinquantina di appassionati, spesso padri e figli, che facevano sfrecciare i loro gioielli seguendoli trepidanti fino al traguardo.
Ma da dove nacque l’idea di creare l’impianto? «Tutto ebbe origine nel 1976, quando assieme a mia moglie aprì una cartoleria – ci spiega Giovanni -. All’epoca questo tipo di negozi abbinavano alla cancelleria anche la vendita di modellini statici. Cominciai quindi a interessarmi e venni a sapere che in commercio esistevano delle macchinine in scala 1:8 che si potevano guidare grazie a impulsi radio. La fabbrica era a Bologna: presi così il treno e andai fin lì per comprarne una. Da quel momento partì l’avventura».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giovanni in poco tempo contagiò con il suo entusiasmo anche i suoi amici, con i quali decise di trovare un posto dove poter correre. All’inizio si optò per la centrale piazza dei Martiri, ma poi il gruppo fu “invitato” a trovarsi un luogo ad hoc per divertirsi. E la scelta cadde su questo appezzamento di terra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Di lì a poco - ci dice uno di quei compagni, il 70enne Pietro Ascatigno - nacque così un “santuario” delle corse che riuscì ad attirare tutti i cultori del modellismo, provenienti anche da fuori regione. Piloti che si sfidavano in gare all’ultimo respiro, partecipando con una quota associativa alla manutenzione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma fu un successo, tanto che Attollino decise di aprire nel 1990 un negozio deputato a questo genere di passatempo: il “G1 Model” di via de Rossi, a Bari. E non solo. Il signore due anni dopo fece il “grande passo”, lasciando la vecchia pista per realizzarne una più ampia su un’area di 4mila metri quadri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’impianto oggi, seppur abbandonato, è ancora visibile: si trova sempre in campagna ma in contrada Telavera, nei pressi di Cassano. All'ingresso è presente la tribuna in muratura che accoglieva tutti gli spettatori, mentre sul terreno è ben delineato il circuito con le sue curve sinuose, i segnaposto delle auto e i cordoli colorati. E’ possibile anche ammirare il tabellone magnetico su cui, grazie a delle calamite, venivano segnati i risultati e persino il podio in pietra che attendeva il vincitore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui ogni partecipante aveva un suo box, in cui poteva preparare la gara, caricare la macchina di energia elettrica con un gruppo elettrogeno o fermarsi per un pit-stop durante la corsa, che durava in tutto 30 minuti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un circuito che ancora più del primo fu un crocevia per campioni e tornei, fino al 2007 però, quando fu dismesso perché non in grado di reggere la concorrenza della nuova struttura nata due anni prima: il succitato “Paese delle Meraviglie”. Quest’ultimo, creato da Vito Pietroforte, allievo di Attollino, era infatti dotato di tutte le comodità: dall’acqua corrente ai compressori.
«Ma per me non rappresentò una sconfitta – afferma il “patron” delle corse baresi -. Anzi fui contento che altri avessero perseguito e diffuso l’amore per il modellismo. Io continuai comunque a seguire il mondo delle gare e ancora oggi vengo chiamato in tutta Italia come giudice o commissario tecnico. Perché le macchine radiocomandate restano una grande passione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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