di Luciana Albanese

Dallo "sciaraball" alla "vignarol": ecco gli antichi carri protagonisti della sfilata di Corato
CORATO – C’era U traìn, La vagnarol, La sciarrett e pure U sciaraball. Cosa stanno a indicare questi nomi? I vari tipi di carri in legno un tempo usati per il lavoro nei campi o utilizzati per il trasporto di merci e persone. Mezzi trainati dai cavalli o da asini che furono pian piano soppiantati, a partire dall’inizio del secolo scorso, dall’avvento delle macchine. (Vedi foto galleria)

A Corato, paese in provincia di Bari, c’è però chi ha conservato e restaurato gli antichi carretti, veri e propri pezzi di memoria e cultura contadina. Da qui l’idea di organizzare una manifestazione che avesse come attori proprio questi colorati “veicoli”. È nata così, nel 1993, la “Sfilata di carri e attacchi d’epoca”, che ogni autunno vede la partecipazione di carri, cavalli e persone vestite con abiti folkloristici. Quest’anno l’evento si terrà domenica 6 ottobre in zona Sant’Elia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«L’obiettivo  – ci spiega il 73enne organizzatore Vito Scatamacchia – è quello di far conoscere alle nuove generazioni le nostre vecchie tradizioni, mantenendo vivo il loro ricordo e valorizzando nel contempo la cultura del lavoro degli antenati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proprio Vito ci mostra alcune immagini risalenti agli anni 50 che ritraggono i suoi nonni e genitori mentre lavorano nei campi, per poi condurci in cantine e agriturismi dove sono conservati alcuni dei protagonisti della prossima sfilata. 

La prima tappa è la cooperativa  Terra Maiorum, dove veniamo accolti dal vicepresidente Giuseppe Caputo: ci mostra subito alcuni esemplari di carri storici che abbelliscono i locali del suo possedimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo che ammiriamo, tinto con i colori tenui del grigio e del rosa è uno sciaraball, il cui nome è una storpiatura del francese char-à-banc. «È leggero e montato su balestre con dei banchi di legno utili per la seduta – ci illustra Vito -. Composto da due ruote di grandi dimensioni, veniva utilizzato per il lavoro nei campi e per il trasporto di persone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ecco poi U traìn (il traino), piccolo rosso e nero, con ruote di medie dimensioni che veniva utilizzato più che altro per le merci. La stessa funzione di U carr, che portava a bordo soprattutto grano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Salutiamo Giuseppe per dirigerci verso l’agriturismo e circolo ippico San Giuseppe, lì dove tra l’altro sono allevati i cavalli che condurranno i carretti durante la manifestazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’ingresso della struttura troviamo una vagnarol, che prende il nome dalla “vignarola”, un tipo di legno che veniva prodotto a Corato. E’ più elegante di quelli visti in precedenza: di color ocra, più leggero, arricchito da sedili in pelle e dotato di ruote di medie dimensioni.  Ben più grande è invece U traìn gran, traino in legno massiccio che veniva condotto da più cavalli vista la sua mole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine concludiamo il nostro giro nella tenuta con il “re”: La sciarrett (il calesse), dedito al trasporto delle persone, come si può notare dall’ampio sedile in pelle e dalle decorazioni intagliate nel legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma non è finita qui. La manifestazione si chiama “Sfilata di carri e attacchi d’epoca”: anche gli attacchi con cui veniva connesso il cavallo al mezzo saranno infatti al centro dell’evento. E c’è un perché. Ce lo spiega l’ex agricoltore 86enne Michele Lastella, che incontriamo nella sua abitazione, dove conserva e colleziona collari e finimenti utili a legare gli animali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Si trattava di attrezzi resistenti e spesso molto eleganti - afferma orgoglioso Michele -. Di particolare pregio erano i completi per traino a pettorale con decorazioni in pelle di tasso. Potevamo “domare” fino a tre cavalli, quelli necessari al trasporto dei carri più grandi, maestosi e resistenti». 

(Vedi galleria fotografica)


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L'organizzatore della sfilata Vito Scatamacchia, ci mostra alcune immagini risalenti agli anni 50 che ritraggono i suoi nonni e genitori mentre lavorano nei campi
Ci conduce poi in cantine e agriturismi dove sono conservati alcuni dei protagonisti della prossima manifestazione. La prima tappa è la cooperativa  Terra Maiorum
Il primo mezzo che ammiriamo è un carrettino dai tenui colori grigio e rosa: è uno “sciaraball”, il cui nome è una storpiatura del francese char-à-bancs. È un carro leggero montato su balestre con dei banchi di legno utili per la seduta
Ecco poi U traìn (il traino), un carro piccolo rosso e nero con ruote di medie dimensioni che veniva utilizzato più che altro per il trasporto delle merci...
...la stessa funzione di U carr (il carro), che portava a bordo più che altro grano
Arriviamo ora all’agriturismo e circolo ippico San Giuseppe, lì dove tra l’altro sono allevati i cavalli che traineranno i carretti durante la manifestazione
All’ingresso della struttura troviamo una vagnarol, che prende il nome dalla “vignarola”, un tipo di legno che veniva prodotto a Corato. E’ un carro più elegante di quelli visti in precedenza: di color ocra, più leggero, arricchito da sedili in pelle e dotato di ruote di medie dimensioni
Ben più grande è invece U traìn gran, traino in legno massiccio che veniva trasportato da più cavalli vista la sua mole
Infine concludiamo il nostro giro nella tenuta con il “re” dei carri: La sciarrett (il calesse)...
...dedito al trasporto delle persone, come si può notare dall’ampio sedile in pelle...
...e dalle decorazioni intagliate nel legno
Ma non è finita qui: anche gli attacchi con cui veniva legato il cavallo al carro saranno al centro dell’evento. E c’è un perché. Ce lo spiega l’ex agricoltore 86enne Michele Lastella, che incontriamo nella sua abitazione, lì dove conserva e colleziona collari e finimenti utili a legare gli animali
«Si trattava di attrezzi resistenti e spesso molto eleganti - afferma orgoglioso Michele -. Di particolare pregio erano i completi per traino a pettorale con decorazioni in pelle di tasso. Potevamo “domare” fino a tre cavalli, quelli necessari al trasporto dei carri più grandi, maestosi e resistenti»



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