Bari, la storia della distilleria De Cillis e di un cognac che spopolò in tutto il mondo
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giovedì 6 maggio 2021
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di Giancarlo Liuzzi
Parliamo di uno stabilimento di 4000 metri quadri che sorgeva su un vasto suolo tra Corso Mazzini e via Napoli, strada del rione Libertà che rappresentava il cuore pulsante dell’industria barese nel secolo scorso. E i De Cillis facevano parte di quel nutrito gruppo di ambiziosi e visionari imprenditori che, tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, seppero creare dal nulla grandiose aziende nel capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Della fabbrica oggi però non resta più nulla: fu infatti abbattuta definitivamente negli anni 60. A ricordo della famiglia rimane la loro antica residenza: un “castello” situato al civico 234 di via Napoli che, a distanza di quasi un secolo, fa ancora bella mostra di sé grazie al suo stile unico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto ebbe inizio nel 1860 quando Teodosio De Cillis trasformò la sua industria di salnitro a Carbonara (avviata nel 1849) in una distilleria per l’estrazione dell’alcool e del cremor di tartaro. Un’attività all’avanguardia, prima in tutta la provincia di Bari a dedicarsi a questo tipo di produzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Allo spirito intraprendente di Teodosio si aggiunse il figlio Matteo (membro dell’Accademia delle scienze di Bruxelles), che progettò e costruì molte delle moderne apparecchiature che resero grande la distilleria nel corso degli anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo stesso Matteo, che vedeva stretto l’ambiente commerciale della piccola Carbonara, fondò una succursale a Laterza e un altro impianto di oli fini a Ginosa. Il successo non mancò e l’impresa De Cillis cominciò ad accrescere il proprio bacino di vendite.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1880 però una pesante tassa statale sulla produzione di alcolici ostacolò e rallentò di molto tutto il comparto e in tanti furono costretti a chiudere i battenti. I De Cillis, senza scoraggiarsi, convertirono il tutto in un opificio di sfarinamento per cercare di superare il momento di crisi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E infatti, a seguito di proteste e accordi, la tassa fu riformata e nel 1883 la distilleria di Carbonara fu riattivata e nel 1886 spostata definitivamente a Bari.
Di questo stabilimento sono sopravvissuti alcuni progetti del 1928 presenti nel volume “Bari industriale” di Francesco De Mattia e Cesare Verdoscia (Edipuglia) che ci danno l’idea dell’ampiezza e particolarità della struttura. Un edificio a un piano a ferro di cavallo con una serie continua di locali. Sul prospetto possiamo anche scorgere la continua merlatura neomedievale che è ancora il simbolo della maestosa residenza predetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quelli baresi furono gli anni più entusiasmanti per l’impresa, che cominciò a esportare in tutta Europa e persino in America. I suoi alcolici “made in Bari” divennero famosi e apprezzati, permettendole di fare incetta di premi e riconoscimenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Punta di diamante tra le bottiglie vendute era il cognac, che tra il 1893 e il 1894 si aggiudicò decine di medaglie d’oro nelle maggiori esposizioni del settore: da Monaco a Bruxelles, da Londra a Chicago. Il distillato riuscì persino ad aggiudicarsi il diploma d’onore nella patria di questo liquore: a Royan, nel dipartimento della Charente in Francia.
Il merito del successo derivava dall’accurata selezione dei migliori vini della provincia di Bari, particolarmente adatti per ottenere un aroma delicatissimo, complice anche l’invecchiamento di 10 anni. Si trattava inoltre dell’unico cognac ad avere la certificazione della Regia Dogana, i cui ufficiali controllavano persino la fase di preparazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1898 il deposito della distilleria De Cillis contava oltre 100mila bottiglie di cognac, invece la produzione del cremor di tartaro raggiungeva i 60mila quintali all’anno. Altro prodotto dell’azienda era il liquore per aperitivo “Vas 48”, accompagnato da un’etichetta che riportava la scherzosa frase latina Ut esurias, bibe e cioè “Quando sei affamato, bevi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La crescente fama portò anche all’apertura nei primi anni del 900 del bar De Cillis, al civico 8 della centralissima via Sparano, in una città in cui erano presenti ovunque manifesti pubblicitari che promuovevano i distillati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi tutto ebbe termine. Incomprensioni e incompatibilità tra un "esercito" di eredi portarono a una crisi nella gestione dell’azienda, acuita dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Durante il conflitto pare che la fabbrica venne prima requisita dagli Alleati che ne fecero una specie di campo-officina (oltre a bersi tutto ciò che si trovava in magazzino) per poi essere danneggiata pesantemente a causa del bombardamento del porto del 2 dicembre 1943.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu così che lo stabilmento chiuse definitivamente negli anni 50, per poi essere abbattuto nel decennio successivo, lasciando il ricordo di una coraggiosa e creativa avventura simbolo di un’epoca che a Bari non sarebbe più tornata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
*Con la collaborazione di Mariano Argentieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Augusto de Cillis - Ringrazio moltissimo gli autori Giancarlo Liuzzi e Mariano Argentieri, per quanto hanno saputo ricostruire con questo bellissimo articolo, donandomi ricordi e dettagli di una storia che nemmeno io sapevo di aver avuto. Complimenti e ringraziandovi ancora, spero di aver il piacere di fare la vostra conoscenza quanto prima. Augusto de Cillis