di Eva Signorile

Gli ulivi colpiti da un batterio californiano: è giallo in Salento
LECCE – “Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo”. E’ il nome che gli esperti dell’Istituto fitosanitario della Regione Puglia hanno dato all’epidemia che sta colpendo gli ulivi del Salento occidentale, in particolare del Gallipolino.  La malattia, che sta gettando scompiglio nel mondo scientifico e agricolo, sarebbe causata da un insieme di fattori e vedrebbe nel batterio della Xylella fastidiosa il principale responsabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo sradicamento sarebbe la soluzione proposta dagli esperti per evitare il contagio degli altri alberi sani. Ma i salentini non ci stanno e sollevano dubbi sugli studi condotti e sulle “cure” proposte, fino a ipotizzare oscuri scenari speculativi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli ulivi colpiti sarebbero quasi 600mila, presenti un un’area di 8-10mila ettari. Per Oreste Caroppo, attivista del “Coordinamento civico di Maglie” e del Forum Ambiente e Salute, se venisse applicata la soluzione prevista dagli esperti, «ci troveremmo di fronte a una vera “Shoah degli ulivi”, dovuta a pifferai magici che stanno seminando terrore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Secondo l’ambientalista oltretutto «la normativa europea in materia non parlerebbe di “eradicazione dell’albero”, ma di “eradicazione degli organismi nocivi” o, se ciò non fosse possibile, almeno del loro “contenimento” ». Insomma non ci sarebbe bisogno di sradicare gli alberi, ma solo di eliminare il batterio.  «Gli ulivi – afferma Caroppo – andrebbero messi in quarantena, per effettuare studi più precisi. Nel caso degli ulivi salentini, per giunta, non si è neanche sicuri dei fattori che causano la malattia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Xylella fastidiosa: tutto ruota intorno al mistero di questo batterio. Secondo l’Istituto fitosanitario, questo organismo sarebbe tipico di alcune colture americane e vesserebbe in particolare la California. La Regione per questo motivo ha chiesto un consulto all’Università di Berkley, i  cui esperti, arrivati in Puglia, hanno confermato che gli ulivi si sono ammalati proprio di Xylella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora, che c’entra però il Salento con la California? Per Caroppo, l’arrivo di Xylella in Puglia rappresenterebbe un vero e proprio giallo: «Finora questo batterio non era mai stato “avvistato” in Europa e mai si era avuta notizia di un attacco nei confronti degli ulivi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma c’è di più, un’inquietante coincidenza: proprio tre anni fa, tra il 18 e il 22 ottobre del 2010, presso lo Iamb (Istituto agronomico mediterraneo di Bari), si tenne un workshop internazionale dal titolo: “Phytosanitary Workshop on the Quarantine Pathogen Xylella fastidiosa”, in cui si affrontava l’eventualità di dover contrastare un’epidemia di Xylella fastidiosa. «Ma perché organizzare un convegno proprio sulla gestione della Xylella, se in Europa, fino a quel momento, non era mai stata registrata?», si chiede Caroppo e non è il solo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Durante l’incontro che gli esperti della Regione hanno tenuto a Ràcale, per convincerci della necessità di abbattere gli ulivi – racconta Tina Minerva, che si occupa di agricoltura organica per il comitato "Spazi popolari" – abbiamo chiesto pubblicamente che ci spiegassero il motivo di questa curiosa coincidenza. Ma gli esperti hanno dapprima provato a negare che questo workshop si fosse tenuto e poi, quando abbiamo esibito il volantino che lo pubblicizzava, hanno detto che si trattava di puro caso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I conti quindi, per gli ambientalisti e agricoltori del Salento, non tornano: “l’Affaire Xylella” presentrebbe troppe ombre. «In molti tifano per un abbattimento degli ulivi – affermano gli attivisti -. Dai signori del cemento, che potrebbero acquistare uliveti ormai inservibili a basso costo, a chi ha interessi economici legati al flusso di fondi europei destinati all’emergenza agricola, fino alle centrali a biomassa e alle multinazionali specializzate in Ogm, diserbanti e pesticidi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Intanto i primi effetti della presunta “psicosi degli ulivi” si fanno vedere: un vivaio di Taviano, vicino alla zona del contagio, ha creato un evento facebook proponendo la (s)vendita di legna di ulivi a prezzi stracciati.  Ma a dispetto di ogni previsione, molti ulivi ritenuti ormai morti nella zona cosiddetta “cimitero” (quella più colpita) stanno gettando polloni e nuovi germogli (vedi foto galleria di Ivano Gioffreda). Un segno di speranza per chi vuole vedere i “signori del Salento” ben piantati sulla loro terra.


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Foto scattata da Ivano Gioffreda nei primi giorni di ottobre: l'albero era considerato morto
Foto scattata dall'olivicoltore Ivano Gioffreda, il 17 novembre scorso, sulla S.P. Chiesanuova-Gallipoli, in piena zona rossa: l'albero mostra già i primi germogli, malgrado fosse stato ritenuto morto
Immagine scattata da Ivano Gioffreda, domenica 17 novembre: l'ulivo che era stato ritenuto morto, ora presenta germogli evidenti
L'ulivo risorto: l'immagine, scattata dall'olivicoltore salentino, Ivano Gioffreda,il 17 novembre scorso, mostra uno degli ulivi aggrediti dal batterio-killer(la Xylella fastidiosa) in piena ripresa. Appena il mese scorso, si era pensato che l'albero fosse morto



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