I candidati sindaco/Digeronimo: «Bari è una città morta, riportiamo trasparenza»
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lunedì 19 maggio 2014
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di Marco Montrone e Salvatore Schirone
Noi ne abbiamo contattati cinque, quelli che ci sono sembrati più accreditati a rivestire un ruolo più o meno da protagonisti in queste elezioni comunali. Siamo stati mossi dalla voglia di capire (e far capire) chi tra i candidati ha davvero una idea di futuro per Bari. Chi insomma ha una visione “inedita” di una città che noi sosteniamo essere piena di risorse, purtroppo però sempre e comunque mal sfruttate e considerate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbiamo quindi invitato per un’intervista Decaro, Digeronimo, Di Paola, Mangano e Paccione. Purtroppo il primo non ha potuto accettare la nostra proposta, perché «non in grado di fissare un appuntamento con largo anticipo», visto la sempre probabile possibilità di «partire per Roma». Dopo tre inviti e tre mancate promesse di richiamarci, abbiamo capito che sentire Decaro sarebbe stato impossibile: troppo difficile per lui riuscire a conciliare i due ruoli di “onorevole parlamentare” e candidato sindaco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bene, ecco quindi la prima delle nostre interviste (le altre le potete leggere cliccando sul nome di Di Paola, Mangano, Paccione), quella a Desirèe Digeronimo, 49enne magistrato di origine siciliana ma da 32 anni a Bari, cresciuta nel quartiere Poggiofranco. La Digeronimo è sostenuta solo da liste civiche alle quali si sono aggiunti i Verdi ed è l’unico candidato donna alla poltrona di primo cittadino (vedi video e foto galleria)
Se venisse eletta qual è la prima cosa che vorrebbe fare per questa città?
Riportare trasparenza ed etica all'interno della macchina amministrativa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché non c'è? In fondo questa amministrazione non è stata colpita da particolari scandali.
Ci sono troppi conflitti d’interesse, ad esempio nelle aziende partecipate. Abbiamo un’amministrazione che non è né semplice né al servizio del cittadino: una pesante macchina con 6 dipartimenti e ben 69 strutture dirigenziali. Dobbiamo chiaramente distinguere tra ciò che è penalmente rilevante da quello che si traduce in un mal funzionamento e in disservizio, ma a volte trasparenza e corruzione possono confluire. Pensiamo alla gestione degli appalti. Anche su questo non dico che ci siano fatti penalmente rilevanti, ma quando ad esempio si frazionano gli acquisti in una partecipata per evitare le gare di evidenza pubblica, c’è qualcosa che non va. E’ accaduto nell'Amtab grazie alla mancanza di trasparenza e di controllo da parte del sindaco e dei suoi assessori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E lei che cosa farebbe per rendere tutto più trasparente?
Nominerei un responsabile anticorruzione come previsto nel piano triennale anticorruzione dalla legge Severino, per andare a verificare tutta una serie di conflitti di interesse che vanno a danneggiare la cittadinanza. Questa è una delle poche figure esterne utili che lascerei, mentre eliminerei tutte le altre, attivando sinergie con la nostra Università e tagliando così anche gli sprechi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un tema a noi caro è la cultura, sui cui si potrebbe puntare anche per incentivare il turismo. Perché Bari è una città piena di bellezze, ma purtroppo molto del suo patrimonio non è valorizzato. Ad esempio è stato permesso che una chiesa dell'XI secolo venisse incendiata perché tenuta in abbandono da decenni. Su questo punto lei ha un’idea?
Una delle nostre parole chiave, insieme a famiglia, lavoro e giustizia è “cultura”. Siamo perfettamente consapevoli che la cultura è il serbatoio attraverso cui far ripartire l'economia di questa città, compreso il commercio. Ci si lamenta per la crisi, ma potremmo utilizzare questa risorsa per attirare turisti. Bari di fatto non ha una offerta turistica. Su questo puntiamo molto sull'uso della tecnologia, per esempio con l'installazione di cartelloni elettronici che mostrino al turista in maniera immediata e sempre aggiornata suggerimenti sui possibili percorsi attuabili. Si potrebbe prevedere un percorso che dal mare possa arrivare agli ipogei di Carbonara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma ci vorrebbe un po’ di denaro, per esempio per mettere gli ipogei in sicurezza.
Ci sono anche i fondi comunitari per fare questo. Basterebbe avere una programmazione che abbia la decenza di questo nome, per evitare come avviene spesso di mandare indietro i soldi della Comunità Europea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Immaginiamo di riuscire a recuperare tutto il nostro patrimonio, come facciamo poi a convincere i turisti a visitare Bari?
Con una strategia di marketing che riesca a internazionalizzare tutto ciò che riguarda la città. Noi pensiamo alla Fiera del Levante (che invece oggi si pensa di privatizzare): potrebbe essere trasformata in un hub tecnologico, un contenitore che attraverso la rete possa far conoscere in tutto il mondo le nostre tradizioni, la nostra cultura.
Cambiamo discorso, parliamo di viabilità.
Intanto è necessario sottolineare come a Bari manchi un piano del traffico: credo che sia fermo al 2006. E poi è necessario cominciare pensare a una mobilità alternativa, non possono continuare a circolare bus a gasolio, bisogna utilizzare i trasporti ad energia elettrica. E si deve ripensare all'organizzazione delle corse con tragitti più brevi, ma sincronizzati. In più è necessario investire anche sul parco degli automezzi, che è decisamente obsoleto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E le piste ciclabili?
Parlerei piuttosto di percorsi ciclabili. Nessuno ha mai pensato ad esempio di chiudere al traffico automobilistico alcune strade esistenti creando una grande “arteria rossa”, che possa attraversare tutta la città favorendo pedoni e ciclisti. Penso ad alcune strade come via Garruba, che potrebbe unire l’ex manifattura con piazza Cesare Battisti. Bisogna ripensarla tutta la città, perché questa è una città morta o perlomeno addormentata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E per “ripensare” Bari servirebbero sempre i famosi soldi…
D’accordo, ma il bilancio potrebbe essere rivisto in tanti punti. Faccio un esempio. Noi spendiamo per lo smaltimento dei rifiuti 60 milioni di euro. Potrebbero diventare 40 milioni se solo si facesse una politica diversa. Abbiamo una raccolta differenziata che è ferma al 25% e questo ha un costo. Con una politica intelligente potremmo diminuire la produzione del rifiuto, con la raccolta nei grandi plessi, ospedali, scuole. Noi abbiamo inserito nel nostro programma “l'acqua del sindaco”: l'acqua pubblica, depurata, liscia o effervescente, refrigerata o temperatura ambiente, distribuita in cabine a 5 centesimi a litro. Cosa che ridurrebbe drasticamente il consumo di bottiglie di plastica. Quindi non è vero che le risorse non ci sono, bisogna trovarle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bisogna puntare comunque su risorse pubbliche?
No, noi per esempio pensiamo al “brand di Bari”, un marchio che identifichi un prodotto di qualità barese. La sua gestione potrebbe essere affidata a onlus a cui si possano associare piccole e medie imprese per promuovere i loro prodotti che abbiano dei requisiti corrispondenti a un’offerta ecosostenibile. Da esso potrebbero giungere nuove risorse nelle casse del Comune anche attraverso delle donazioni (detraibili) fatte dai commercianti: fondi che verrebbero utilizzati a fini sociali, per esempio per borse di studio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per i giovani…
Sì, a tal proposito consideriamo sempre che ci sono degli immobili di proprietà del Comune abbandonati e lasciati nel degrado. Potremmo affidarli a quei ragazzi che vogliano far partire delle imprese. Faremmo pagar loro un affitto simbolico e con un fondo di garanzia che li aiuti ad accedere al microcredito potrebbero avviare un’attività. Così avremmo creato occupazione e valorizzato il patrimonio del Comune.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ultimo punto: Bari non è più una città di mare. Pensiamo ad esempio al degrado del lungomare sud…
Quella è tutta una zona da riqualificare. Si sono persi 10 anni. Si potevano espropriare una serie di immobili, oppure si poteva anche imporre ai privati che tengono immobili in abbandono e in “stato di pericolo” di intervenire. Queste cose non sono state fatte. Ma intendiamoci, prima di parlare di mare dobbiamo mettere a posto le fogne: non puoi fare il bagno dove il mare è inquinato. Non c’è molto da dire: bisogna inaugurare a Bari la stagione degli interventi sulle opere pubbliche e le infrastrutture.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
* con la collaborazione di Gabriella Quercia
Il video dell'intervista (di Carlo Gelardi):
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